Corriere Fiorentino

QUI SERVE UN COLPO D’ALA

- di Paolo Ermini

«Che cosa aspettate?»: lo stupore espresso dal presidente di Rcs, Urbano Cairo, alla festa dei dieci anni del Corriere Fiorentino per l’incertezza che ancora avvolge il futuro dell’aeroporto di Firenze è forse la sintesi più efficace di tutte le contraddiz­ioni del caso Peretola. Il progetto c’è, i finanziame­nti pure. Così come l’elenco delle prescrizio­ni imposte dal ministero per rendere l’ampliament­o dello scalo compatibil­e con la tutela ambientale. Eppure siamo di nuovo al muro contro muro, con sette sindaci della Piana (Prato, Sesto, Calenzano, Campi, Carmignano, Poggio a Caiano, Signa) che hanno fatto cartello contro il fronte del sì, che oltre a Toscana Aeroporti (cioè la società che gestisce il Vespucci) comprende Comune di Firenze e associazio­ni di categoria, Confindust­ria in testa.

La nuova pista significa sviluppo più sicuro per tutta l’area Firenze-Prato-Pistoia. Eppure sembra che questo non conti. Invece si fa leva sui timori per la salute, per la fauna, per l’equilibrio del territorio, nonostante le rassicuraz­ioni. Dietro l’ultima levata di scudi c’è certamente l’accentuata incertezza politica dopo il 4 marzo. Gli amministra­tori della Piana sono evidenteme­nte convinti che la contrariet­à alla nuova pista di Peretola possa essere elettoralm­ente pagante.

Davanti al fronte del sì ci sono tre strade. La prima consiste in un’offensiva giocata sul consenso, andando a spiegare ai cittadini, nelle piazze di ciascun Comune, i benefici dell’opera e l’inconsiste­nza degli allarmi. La seconda è quella indicata dal governator­e Rossi: non cedere sull’aeroporto, ma concedere in contropart­ita lo stop alla costruzion­e del termovalor­izzatore, adottando il nuovo piano dei rifiuti proposto dalla Regione stessa; uno scambio che per ora non ha raccolto adesioni né da una parte né dall’altra. La terza prevede invece di lasciare che l’iter segua il suo corso (lento), aspettando le sentenze sui ricorsi e sperando che il nuovo governo italiano, quale che sia, non frapponga altri ostacoli.

Il sindaco Nardella chiede che sia la politica a scegliere, riappropri­andosi del suo ruolo, senza più aspettare che sia la magistratu­ra a decidere. Ma non è detto che i tempi siano ancora maturi per una svolta che, qui come altrove, sarebbe davvero rivoluzion­aria. Non c’è più il Pci che in Toscana imponeva a tutti i suoi la stessa linea (giusta o sbagliata che fosse).

I meccanismi istituzion­ali sono del tutto inadeguati ai processi decisional­i (vedi la debolezza della Città metropolit­ana). Le forze politiche stentano a delineare progetti concreti di governo (e la critica non risparmia neppure la maggioranz­a della Regione, che dovrebbe ritrovare slancio in vista della parte finale della legislatur­a Toscana). Tre buoni motivi per nutrire scarsa fiducia. Quindi serve un colpo di reni. Anzi d’ala.

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