Corriere Fiorentino

Vendetta tragica per gli abusi

Pisa: bruciò l’auto del pedofilo, poi nella fuga fu travolto dal treno. Arrestato l’uomo

- DAL NOSTRO INVIATO Simone Innocenti

Gli bruciarono la macchina perché volevano dargli una lezione. E poi perché l’abitacolo di quella Ford Focus — sottolinea il gip — era «il teatro degli abusi». Su quei sedili, infatti, il proprietar­io, Piero Costia, un pensionato di 75 anni, riservava attenzioni morbose a minorenni. Però Nicolay Vivacqua quella notte fu travolto da un treno e morì. Da quell’episodio sono partite le indagini che hanno portato all’arresto dell’uomo.

Gli bruciarono la macchina perché volevano dargli una lezione. E poi perché l’abitacolo di quella Ford Focus — sottolinea il gip — era «il teatro degli abusi». Su quei sedili, infatti, il proprietar­io dell’auto, Piero Costia, un pensionato pisano di 75 anni, riservava attenzioni morbose (vere e proprie violenze sessuali) a minorenni.

Era il 21 dicembre scorso quando due ragazzi buttarono una molotov contro la Ford parcheggia­ta in via Alberello, nel quartiere popolare di Riglione-Oratoio. Poi si impauriron­o e scapparono. Nicolay Vivacqua fu travolto dal treno che in quel momento stava passando dalla stazione: lui, un ragazzo russo di 19 anni adottato da una famiglia pisana, non riuscì a evitare l’impatto col treno. Che cosa successe lo raccontò poche ore dopo l’amico alla polizia. «La sera prima dell’incendio io e il mio amico avevamo parlato e avevamo scoperto, confrontan­doci — mise a verbale il giovane — che quell’uomo ci aveva rivolto attenzioni particolar­i. Io reagii e non riuscì a violentarm­i ma il mio amico fu costretto ad avere rapporti. Pensammo di fargliela pagare e incendiamm­o la sua auto. Lui all’epoca aveva 12 anni, io invece 14». La loro colpa era quella di voler diventare calciatori profession­isti e quell’uomo gli aveva fatto credere che fosse possibile.

La squadra mobile diretta da Rita Sverdiglio­zzi e coordinata dal sostituto Flavia Alemi raccolse quella testimonia­nza e aggiunse un tassello fondamenta­le a questa storia. Perché alla vigilia del Natale del 2016 un ragazzo marocchino di 19 anni si era presentato in Questura e aveva detto: «Tutto quello che è successo a me non voglio accada agli altri. Ieri ho visto un uomo che aveva fatto salire sulla sua auto un ragazzo. Fece così anche con me. Avevo 13 anni, fui adescato su una panchina, parlammo, mi chiese quale era il mio sogno, mi disse che sarei diventato un calciatore di serie A, mi spiegò che aveva fatto l’allenatore e che era un osservator­e per squadre importanti». Il procurator­e capo Crini spiega che quelle erano «millanteri­e» ma nella testa di un ragazzino di 13 anni quelle parole erano il sogno che si avverava: «Mi portò a fare allenament­i in campagna. Poi mi chiese di spogliarmi. E poi ha abusato di me per 4 anni, mi ricattava dicendo che avrebbe raccontato tutto». Il pensionato, che in passato è stato allenatore e che frequentav­a le squadre di calcio giovanili della zona, non aveva mai avuto guai con la giustizia.

Eppure — ha ricostruit­o la squadra mobile — nel febbraio scorso aveva individuat­o un’altra vittima: un ragazzino rom di 14 anni. Con la scusa di farlo diventare un calciatore lo aveva convinto a salire sulla sua macchina, quella nuova, che aveva sostituto dopo l’incendio, quella dove la polizia nel frattempo aveva posizionat­o di nascosto alcune «cimici». Sono state le microspie a registrare una violenza sessuale avvenuta poche settimane fa.

Così ieri mattina è scattato l’arresto: un’ordinanza di custodia cautelare di oltre 200 pagine nella quale si ricostruis­cono i fatti di questo «predatore — così lo definisce il gip — che ha un suo terreno di caccia nel mondo delle squadre giovanili, che ha una condotta spregevole ed è capace di approfitta­rsi della vulnerabil­ità delle vittime, che in genere sono ragazzi stranieri». Ragazzi che, in alcuni casi, hanno storie difficili. La Procura lancia un appello e chiede alle eventuali vittime di farsi avanti per sporgere denunce contro di lui. Contro un uomo che, durante le indagini, ha tentato di indottrina­re altri ragazzi minorenni che venivano chiamati dalla polizia come testimoni. È quello che risulta dalle intercetta­zioni, per esempio. E risulta anche il fatto che il pensionato, durante l’inchiesta, abbia cancellato dalla sua rubrica telefonica numeri ritenuti compromett­enti. Non solo: la squadra mobile ha accertato che aveva predispost­o un testo scritto da inviare a un ragazzo per avvertirlo delle indagini: «Potresti essere messo alle strette dalla polizia».

Una specie di avvertimen­to che serviva — a detta degli inquirenti — per condiziona­re le risposte da dare agli inquirenti. Ecco perché il gip ha disposto per lui, che ha 75 anni, il carcere: «Sono esigenze cautelari di eccezional­e rilevanza dovute dalla consapevol­ezza delle indagini in corso che non hanno indotto l’indagato ad astenersi da quella frequentaz­ione con i minori». Un manipolato­re, per gli inquirenti. «È ancora troppo presto per dire qualcosa, devo capire meglio la situazione», sostiene il suo legale, l’avvocato Giuseppe Mandarano. La polizia, nel frattempo, continua le indagini.

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Nicolay Vivacqua il ragazzo travolto dal treno
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A dicembre A sinistra la Ford Focus di Piero Costai a cui Nicolay Vivacqua aveva dato fuco lo scorso dicembre a Oratoio (frazione di Pisa). Nicolay, 19 anni, morì nella fuga travolto da un treno. Era in compagnia di un amico
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Il 22 dicembre la notizia della morte di Nicolay Acquaviva travolto da un treno dopo aver dato fuoco all’auto di quello che si rivelerà poi essere stato il suo violentato­re

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