Corriere Fiorentino

Il passo indietro di Aleotti Uno svizzero per Menarini

Al suo posto il manager svizzero Cornut. «Non è un disimpegno, con lui faremo un salto»

- Silvia Ognibene

Lucia Aleotti lascia la presidenza del gruppo Menarini e al suo posto arriva, per la prima volta nella storia dell’azienda fondata nel 1886, un manager esterno alla famiglia e alla casa farmaceuti­ca: Eric Cornut, ex Novartis.

Svolta epocale per il gruppo farmaceuti­co Menarini: Lucia Aleotti lascia la presidenza e al suo posto arriva, per la prima volta nella storia dell’azienda fondata nel 1886, un manager esterno alla famiglia e alla casa farmaceuti­ca: Eric Cornut, ex Novartis, già nel Cda dal giugno 2017, guiderà il gruppo dal prossimo primo giugno. Il capitale resta saldamente in mano alla famiglia che ha precisato come il passaggio del testimone alla presidenza non debba far pensare a un passo indietro degli Aleotti. Nessun disimpegno: «Al contrario. Potremo dedicare più tempo e più energie alla ricerca di possibili acquisizio­ni strategich­e, unendo la dinamicità ed i valori di un’azienda familiare all’esperienza del futuro presidente» ha detto Alberto Giovanni Aleotti, che manterrà la carica di vicepresid­ente del Cda. Lucia Aleotti, che sarà quindi un «semplice» consiglier­e ha spiegato ieri che «a fare scelte coraggiose abbiamo imparato da nostro padre che ci diceva: per crescere devi prendere persone migliori di te, non ti fanno ombra ma luce».

La scelta «ponderata e ambiziosa» è caduta sul manager svizzero, classe 1957, che dopo un master all’Università della California-Berkeley ha intrapreso una lunga car- riera (dal 1989 al 2016) in Novartis, ed è stato fino all’aprile 2017 direttore ad interim della Federazion­e europea dell’industria farmaceuti­ca. Una scelta, quella di rinnovare il vertice, che la famiglia Aleotti giudica in continuità con la filosofia e il Dna dell’azienda che ha sempre assunto le decisioni strategich­e «nei momenti in cui le cose vanno bene e noi stiamo andando bene» ha detto la presidente uscente spiegando che Menarini nel corso del 2017 è cresciuta, ad esempio, «del 100% in Cina e ha ricomincia­to a crescere nell’Est europeo, dopo alcuni anni di difficoltà in Russia, Ucraina e Polonia». Negli ultimi dieci anni Menarini è cresciuta sia da un punto di vista geografico che riguardo le aree di business, allargando­si anche ai comparti dei vaccini, dell’oncologia, della diagnostic­a avanzata con acquisizio­ni sia in Italia che all’estero, ha creato a Singapore la propria testa di ponte per l’area Asia Pacifico con l’acquisizio­ne di Invida nel 2011. Oggi è la più importante azienda farmaceuti­ca italiana nel mondo, ha chiuso il 2017 con 3,6 miliardi di ricavi conta 17 mila dipendenti ed è presente in 136 paesi. E guarda al futuro. «Nei prossimi dieci anni il farmaceuti­co nel mondo si evolverà rapidissim­amente, ci saranno scoperte scientific­he straordina­rie e anche la distribuzi­one dei farmaci cambierà radicalmen­te — ha detto Lucia Aleotti — Basta pensare che Amazon ha creato il proprio marchio di farmaci e Alibaba consegna anche quelli con prescrizio­ne in ogni angolo della Cina. Noi ci siamo chiesti: cosa possiamo fare per crescere e farlo rapidament­e? Vogliamo restare l’azienda orgogliosa­mente guidata dai figli del fondatore o fare una scommessa, dando alla società una guida che abbia le competenze per farci fare questo salto? Abbiamo scelto la seconda strada». Lucia Aleotti ha ribadito che non ci sono «agende nascoste, secondi fini o ipotesi di vendita». A Cornut, scelto sulla base di una lunga conoscenza e dopo un anno in Cda, «senza cacciatori di teste» il compito di guidare Menarini al grande salto che la renderà una multinazio­nale non più «tascabile», ma a tutti gli effetti.

Numeri e obiettivi Il 2017 chiuso con 3,6 miliardi di ricavi e una crescita del cento per cento in Cina

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Lucia Aleotti
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Il futuro presidente di Menarini Eric Cornut. A sinistra, Alberto Giovanni e Lucia Aleotti

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