Corriere Fiorentino

Incisa della Rocchetta e Antinori

«Marchesi e operai, perderemo una parte della nostra storia»

- Divina Vitale

Con la caduta BOLGHERI (LIVORNO) delle capanne se ne andranno tante storie di famiglia, insieme a un pezzo di cultura dello stare insieme e a un secolo di storia toscana, dagli anni Venti ai giorni nostri. Resteranno i ricordi delle famiglie, bolgheresi, nobili e operaie, che per decenni hanno condiviso lo spazio dei parasole in quella che rimane una delle spiagge più belle e selvagge della costa livornese, rimasta sempre al riparo dalle speculazio­ni edilizie.

L’amarezza più grande per la decisione della soprintend­enza di Pisa e del Comune di Castagneto Carducci è quella del marchese Nicolò Incisa della Rocchetta. Quei pali di legno e scopa fanno parte della sua vita, della storia tracciata dalla sua famiglia, insieme ad altro, nel territorio che hanno fatto conoscere nel mondo grazie all’«invenzione» del Sassicaia, il più famoso dei vini di Bolgheri.

«Purtroppo certe decisioni sono insindacab­ili — mette le mani avanti il marchese Incisa della Rocchetta — negli ultimi anni la faccenda delle baracche sulla spiaggia è finita per diventare l’argomento più importante della Costa e questo mi è dispiaciut­o molto, soprattutt­o in consideraz­ione del passato culturale che questi manufatti hanno rappresent­ato per la mia famiglia e anche per la gente normale, tra cui i lavoratori della nostra azienda, che ne usufruivan­o maggiormen­te». Macché lotta di classe, racconta il marchese, quella «era la spiaggia degli operai e dei bolgheresi. Il contesto è sempre stato sociale e non c’è mai stata alcuna speculazio­ne da parte mia e della mia azienda. Avevo chiesto di salvare almeno quelle dieci capanne in scopa, le più antiche, ma non c’è stato niente da fare. Poi il bagno si fa lo stesso...» chiosa sorridendo con l’ironia che lo contraddis­tingue.

La legge è uguale per tutti — e infatti saranno demolite sia le capanne dei nobili che quelle dei pescatori — però su quelle baracche che nascono in un tratto di spiaggia a cui si accede solo tramite le proprietà private di pochi, si sono accaniti i riflettori, talvolta travisando anche il contesto e l’utilizzo reale. «Quattro pali e due scope, materiali che di invasivo non hanno niente… Sì è vero però si trovano su area demaniale e senza autorizzaz­ione, quindi vanno tolti — ammette Albiera Antinori — Non si può aggiungere altro se non il dispiacere personale. Si va ad abbattere il manufatto più storico di famiglia che porta con sé un grande valore affettivo. Era dei nonni, poi dei miei genitori, io ci sono cresciuta e così i miei figli, è proprio quello più vicino alla nostra casa sul mare. Purtroppo si sono verificate zuffe e anche troppi parapiglia e alla fine questo è il risultato. Aggravato, devo dire, da esuberanze mediatiche, mistificaz­ioni. Ma le cose gravi sono altre, bisogna sottolinea­rlo».

 Avevo chiesto di salvare le più antiche, ma non c’è stato niente da fare  Ci sono state esuberanze mediatiche e mistificaz­ioni: ecco il risultato

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