«A Volterra ci salvarono le telecamere»
Il geologo Casagli e i crolli sempre più frequenti: mettiamo visori termici su tutte le mura
Da un anno e mezzo c’è chi controlla dal cielo i palazzi storici e le mura antiche della nostra regione. Verifica, con i satelliti, se ci sono spostamenti, che potrebbero far presagire guai peggiori. «Il primo ciclo di attività verrà presentato lunedì prossimo» spiega il professor Nicola Casagli, l’«uomo delle frane» (e non solo) del Dipartimento Scienze della Terra dell’università di Firenze. Per il crollo delle mura a San Gimignano «fino a pochi giorni prima, non c’erano stati movimenti».
Professore, nel giro di 4 anni ci sono stati diversi casi simili a quello di San Gimignano: Volterra, Poggio a Caiano, San Casciano. C’è un problema per le mura antiche delle nostre città?
«Non ho elementi su San Gimignano: tipicamente questi dissesti sono legati al collasso dei terrapieni».
Nei casi precedenti eravate stati coinvolti?
«Su Volterra, la Protezione civile regionale e nazionale ci chiese un monitoraggio: è andato avanti per due anni, poi non ci hanno chiesto più niente e si è fermato. I due tratti caduti a Volterra li conosco bene: il secondo tratto, sopra al parcheggio, era già sotto monitoraggio quando è caduto. Lo abbiamo visto deformare, abbiano avvisato durante la notte il sindaco che è intervenuto. Non è successo niente di disastroso proprio per questa prevenzione». Cosa era successo? «Crediamo sia dipeso dalle piogge prolungate di quell’anno e dalla presenza di cavità sotterranee sotto le fondazioni, lì da sempre».
Cioè quelle mura hanno retto secoli nonostante le cavità?
«Il punto è proprio questo, non avevano retto secoli. Abbiamo appurato che quelle mura non erano né etrusche né medievali: sia nel primo
Il dossier
Lunedì presenteremo con la Protezione civile e la Regione un anno di monitoraggi. Ogni sei giorni verifichiamo tutti i manufatti toscani
che nel secondo caso, si trattava di “toppe” sette-ottocentesche. Quelle mura erano già crollate, erano state rifatte, e pure con poca cura. Su questo dovremmo interrogarci, ogni volta che vediamo questi episodi, per capire se si tratta di mura “originali” o meno. Perché normalmente le frane accadono dove ci sono già stati crolli».
Ma oggi c’è un sistema di controllo satellitare.
«Sì, lunedì prossimo presenteremo, con la Protezione civile nazionale, toscana e la Regione, il lavoro di un monitoraggio durato un anno. Ogni sei giorni verifichiamo tutti i manufatti toscani».
Cosa avete visto a San Gimignano?
«Possiamo dire, su San Gimignano, che fino a pochi giorni prima non c’era nessuna deformazione: è stato un evento improvviso, il che mi fa pensare che sia un fenomeno locale. Non una frana, un semplice collasso, piccolo».
Quanto sarebbe efficace una prevenzione diffusa, uno studio vasto su ogni monumento, compresa la verifica sulla «storia» della mura?
«È la proposta di studio che facemmo dopo il caso di Volterra: non se ne è fatto di nulla, ahimè spesso dopo le emergenze tutto si scorda. Centrale sarebbe l’uso delle telecamere termiche, su tutte le mura: si vede meravigliosamente ogni infiltrazione d’acqua. Fu così che capimmo il secondo crollo a Volterra: perché a volte basta una gronda rotta per far nascere cavità e creare quindi rischi. Dovremmo mettere a lavorare i tanti laureati in conservazione dei beni culturali, per fare questi controlli. Perché, e vale per le case civili, non solo per i più costosi beni culturali, il rapporto tra prevenzione e costi di riparazione in emergenza è di 1 a 10: un euro speso in prevenzione ne fa risparmiare 10 di costi di emergenza dopo il guaio».