Corriere Fiorentino

Crepe e transenne ovunque San Gimignano si consuma

Pochi fondi, tante priorità. E l’assalto dei turisti che costa più di quanto rende

- di Giulio Gori

«Si sapeva tutti che prima o poi, lì o da un’altra parte, sarebbe successo». I rilievi «georeferen­ziati» degli esperti della Regione, solo due mesi fa, raccontava­no che le mura non si muovevano di un millimetro. Ma i sangimigna­nesi hanno occhi per vedere le proprie pietre. E per capire che da molto tempo qualcosa non va. Tanto che, anche in quella zona, erano comparse già transenne. Mentre in altre il paesaggio è fatto di reti protettive, nastri bianchi e rossi, cartelli di divieto all’inizio dei camminamen­ti. Il sindaco Giacomo Bassi da molti ormai viene chiamato «il transenna».

Lungo un torrione poco distante da porta San Giovanni c’è una lunga crepa dalla cima fino alla base delle mura, dentro la fessura spunta un rilevatore per osservare gli spostament­i del muro di mattoni. In via delle Fonti un muretto di pietre crollato, mentre, poco distante, in via Bagnaia, un edificio lungo le mura presenta un grosso buco sulla parete con due evidenti crepe. Le mura sembrano spanciare lievemente in fuori lungo via Bonda, a duecento metri dalla grande frana. E di continuo, spuntano ailanti e altre grandi piante che hanno prima aperto un piccolo pertugio nelle mura, per poi allargarsi sempre di più e diventare tronchi che minano la stabilità della cinta. Segno di una manutenzio­ne che manca da troppo tempo. E uno studio commission­ato due anni fa dal Comune racconta che anche i terrapieni alla base delle mura, quelli che le sostengono, danno segni di cedimento, col tufo che si impregna d’acqua e si «distacca». «Rupe tufacea» è l’espression­e con cui San Gimignano racconta l’aspetto più minaccioso della sua natura. Se le torri del centro storico sono in perfette condizioni, le mura esterne rappresent­ano il punto debole della città. Sarà che per molti tratti sono nascoste agli occhi dei visitatori, sarà che le comitive non imboccano mai i camminamen­ti. Alcuni interventi sono stati fatti, brevi tratti di pietre stuccate o altri con reti di contenimen­to. Ma i tre chilometri di cinta, ne è convinto il sindaco Bassi, sono troppo lunghi per essere messi a posto da un Comune.

San Gimignano ha l’aria di un luogo ricchissim­o: il pienone di turisti, i ristoranti con prezzi da cucina gourmet, i vinai che vendono a sette euro un panino con la porchetta e un bicchiere di vino, i parcheggi ingolfati dai pullman. Non è l’arcadia della campagna toscana, è un piccolo centro di gravità, un nome di richiamo internazio­nale. Alla gelateria Dondoli di via del Castello, due file di gelatai stranieri ascoltano la lezione dell’esperto locale, tradotta in inglese in simultanea. Ma tra i tanti che fanno affari, ci sono anche molte occasioni perse: 3 milioni e 200 mila presenze l’anno ma solo 600 mila pernottame­nti, quelli che pagano la tassa di soggiorno. E la maggior parte delle comitive resta giusto per un pomeriggio, con quel pranzo a sacco consumato sugli scalini del Duomo, prima di lasciare valanghe di bottiglie di plastica sul sagrato. Il pullman parte da Firenze la mattina, una breve visita a Siena, poi San Gimignano, quindi una cantina del Chianti e rientro a Firenze in serata. Così il Comune, che dal turismo (tassa di soggiorno, parcheggi, occupazion­e del suolo pubblico e biglietti dei musei) ricava trai 3 e i 3 milioni e mezzo di euro, un terzo del bilancio, deve anche spendere molto per rimediare all’usura dei turisti. Due pulizie delle strade al giorno, quattro svuotament­i quotidiani dei cestini della spazzatura. Non solo: «Le strisce pedonali le rifacciamo quattro volte all’anno anziché una volta ogni quattro anni — dice il sindaco Giacomo Bassi — E ogni 6,7 anni dobbiamo “ri-scalpellin­are” le pietre della pavimentaz­ione del centro perché la gente non ci scivoli sopra». Patto di stabilità o no, «nel nostro bilancio comunale — dice ancora Bassi — c’è spazio per 2 milioni e mezzo all’anno per gli investimen­ti all’anno. In parte gli investimen­ti sulle mure sono bloccate dal patto di stabilità, d’altro canto le nostre risorse in assoluto sono poche e quindi dobbiamo provvedere anche ad altre priorità: scuole, strade, parchi giochi, servizi sanitari, cimiteri. Devo pensare ai problemi di tutti i giorni dei cittadini. È brutto dirlo ma se queste mura ci sono da otto secoli, a volte si guarda alle priorità e si finisce per dire che ci si penserà dopo otto secoli e un anno. Vorremmo avere le risorse per poterle mettere a posto». Così, basta un inverno di piogge straordina­rie per far crollare 800 anni di storia.

A San Gimignano, c’è un colosso abbandonat­o da 36 mila metri cubi, il 10 per cento di tutto il centro storico: è l’ex carcere e, secondo gli esperti, trent’anni di abbandono sono la principale causa del crollo di martedì, provocata dalla mancata regimazion­e delle acque nell’orto, a monte delle mura. L’antico carcere — di proprietà del Comune e della Regione — è uno dei paradossi di una delle città più ricche della Toscana, nessuno ha trovato uno scopo e i soldi per farlo rivivere. Così si tenta col project financing che nei prossimi anni proverà a trovar un gestore privato che se lo prenda per settant’anni, in modo da ristruttur­arlo e metterlo in sicurezza. Oggi cade a pezzi, nessuno lo controlla, l’accesso all’antico muro di cinta delle guardie è aperto. E nel piccolo cortile dell’«ora d’aria» dove si era provato a dare nuova vita con spettacoli e concerti per 1.700 spettatori, ci sono vecchie seggiole arrugginit­e che fanno da corollario ai muri scrostati. E a cento metri di distanza, ecco invece le comitive da cinquanta turisti, i negozi di souvenir scintillan­ti, le osterie col «tonno del Chianti» e gli antipasti da 15 euro.

I residenti

Si sapeva tutti che prima o poi, lì o da un’altra parte sarebbe venuto giù tutto. Per noi che ci abitiamo era soltanto questione di tempo

Lo studio

Una ricerca voluta dal Comune racconta che anche i terrapieni alla base delle mura danno segni di cedimento, col tufo impregnato d’acqua

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La foto aerea della frana: quindici metri di cinta muraria sono crollati martedì. Secondo gli esperti a provocarla potrebbe essere stata la mancata regimazion­e delle acque dell’orto del vecchio carcere
 ??  ?? Sopra: un muretto crollato in via delle Fonti, a dieci metri dalle mura di cinta. A sinistra: la sporcizia lasciata dalle comitive di turisti sul sagrato del Duomo
Sopra: un muretto crollato in via delle Fonti, a dieci metri dalle mura di cinta. A sinistra: la sporcizia lasciata dalle comitive di turisti sul sagrato del Duomo
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 ??  ?? Una grossa crepa percorre tutta l’altezza di un torrione vicino alla Porta di San Giovanni. All’interno della fessura c’è un rilevatore per studiare i movimenti della cinta muraria
Una grossa crepa percorre tutta l’altezza di un torrione vicino alla Porta di San Giovanni. All’interno della fessura c’è un rilevatore per studiare i movimenti della cinta muraria

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