I 4 segreti di Pioli
Dietro la rimonta della Fiorentina l’orgoglio, la solidità in difesa, la riscossa degli ex panchinari e l’ imprevedibilità
Bernardini, Chiappella, Prandelli, Montella, Paulo Sousa e Pioli. In qualche modo l’attuale mister viola è già entrato nella storia: è uno dei sei allenatori che in questi 90 anni di Fiorentina è riuscito a vincere 5 partite di fila.
In poco più di un mese, Pioli ha recuperato 9 punti alla Samp e 6 all’Atalanta: un piccolo prodigio sportivo considerando i limiti mostrati dalla sua squadra fino a poche settimane fa. La perdita di Davide Astori invece ha cambiato tutto, ha stravolto e poi responsabilizzato la squadra e reso chiaro l’obiettivo comune: giocare per lui. «Un capitano, c’è solo un capitano», urlavano i giocatori viola sotto la doccia della Dacia Arena. La rincorsa all’Europa è stata la conseguenza naturale di questo modo d’orgoglio comune, tanto che, ora che la Fiorentina ha acciuffato il settimo posto, proverà a tenerselo stretto fino alla fine. «Abbiamo trasformato il dolore nella nostra forza», ha detto Simeone dopo Udine. Mai frase fu più azzeccata perché nel gruppo viola è successo proprio questo. E Pioli, in questa metamorfosi, si è dimostrato la persona giusta nel posto giusto. Il mister infatti è persona di buonsenso, intelligenza, tatto e umanità. Tutti valori che si sono rivelati fondamentali per affrontare la tragedia di Davide. Così è nata la forza della Fiorentina, le vittorie di fila e il saluto al capitano. Così è rinato anche il legame con la città e in qualche modo anche con la società stessa, ormai sempre più presente nella quotidianità viola (a Udine c’era Cognigni, domenica allo stadio dovrebbe tornare Adv) e decisa a rompere il ghiaccio che si era creato con la tifoseria.
Guai però pensare che la rimonta sia solo figlia dell’aspetto mentale, della rabbia nata dalla sofferenza. In questo periodo infatti la Fiorentina ha ritrovato solidità difensiva, ha scoperto alternative fondamentali e una duttilità tattica che le consente di cambiare sistema di gioco anche nel corso della stessa partita.
Prendiamo la difesa: in queste ultime cinque partite ha preso solo un gol (quello di Belotti a Torino). Pezzella si è preso oneri e onori che furono di Astori e Vitor Hugo è entrato in squadra con grande naturalezza, da giocatore navigato. Per la promozione definitiva del brasiliano basterà aspettare qualche giono: sabato c’è l’esame Dzeko. Nella difesa viola poi sta crescendo anche Milenkovic, che garantisce fisicità e copertura e consente a Pioli di cambiar modulo anche in corsa: un po’ come accadeva ai tempi di Montella, la difesa ogni tanto è a 3, ogni tanto a 4, con Biraghi che ha licenza di offendere e Hugo che gli copre le spalle. Anche in mezzo poi si cambia spesso: a 2 con il Crotone, a 3 a Udine. Merito di Dabo e delle idee di Pioli, che anche sabato scorso ebbe la buona intuizione (nell’emergenza) di affiancare Eysseric a Saponara. Proprio Saponara poi è l’esempio calzante della Fiorentina 2.0: all’inizio giocavano 12-13 giocatori e la formazione era fatta dal martedì. Ora invece è cambiato tutto, Saponara — trequartista compassato ma dalla classe indiscutibile — è diventato il faro della squadra, la cui intesa con Chiesa e Simeone è in crescita esponenziale.
Orgoglio, solidità in difesa, la scoperta di nuove alternative e la versatilità tattica: eccoli i quattro motivi della rimonta dei viola in campionato. Un nuovo inizio fatto di vittorie e sorrisi, con Davide nel cuore.