Lisi e l’editore dei talenti
Il primo romanzo dello scrittore fiorentino grazie a effequ: a Orbetello il trampolino di lancio di giovani autori toscani protagonisti di festival e riviste
Simone Lisi, fiorentino classe ’85, sarà un esordiente ma il suo non è un nome ignoto per chi segue la ribollente scena letteraria cittadina di questi anni: lo si è letto su varie delle riviste di recente emersione, come A few words, Stanza 251 o Fuga dalla bocciofila della quale è tra i fondatori; lo si è letto su riviste online non fiorentine, ma legate a vario titolo al sorgere di una nuova coorte di validi narratori, come «Scrittori precari» o «Crapula Club»; lo si è sentito leggere ai reading al Caffè Notte o a quelli del Festival delle Letterature Sociali, oltre ai molti che lui stesso ha organizzato in giro per la città.
E se è vero che oggi scrivere su riviste, e in seconda battuta organizzare eventi letterari, è il modo più efficace per arrivare a un debutto in libreria, non ci si stupirà di trovare oggi, sugli scaffali, il suo primo romanzo, Un’altra cena, edito da effequ e interamente ambientato in un interno, un piccolo appartamento dove vive una coppia di trentenni. Un romanzo in cui l’unità di tempo e azione è quasi totale, dato che, fatti salvi racconti e flashback, più un’incursione metanarrativa, si svolge nell’esatto arco della cena, dalla preparazione al suo svolgimento, fino ai saluti e alle considerazioni a porta chiusa. Gioca molto con i dialoghi, Lisi, ma non ama gli eccessi: l’inquietudine è latente, il rumore del mondo sta fuori, e discorsi e pensieri sono riportati con tocco lieve e una sensibilità da «scrittore da camera». Tale rarefazione abbraccia anche il tema portante del romanzo: se è vero, come ha dichiarato lo stesso Lisi, che «dove c’è un trentenne c’è crisi», i suoi trentenni paiono così usi a questo stato da considerarlo normalità, la pura e semplice acqua in cui nuotano.
Anche la possibilità di ribellarsi viene considerata solo in termini di un attivismo culturale certo non rivoluzionario — si vagheggia l’occupazione di un cinema abbandonato onde renderlo al pubblico — e comunque resta ipotesi mai veramente presa sul serio. Perché, come dice uno dei partecipanti alla cena, tutti giovani adulti che combinano elevate capacità di analizzare il contesto con una scarsissima, e autodichiarata, conoscenza del proprio vero sé, «esiste solo la vita borghese», anche quando la borghesia comincia a capire di essere stata erosa, di essere diventata solo un proletariato colto e con qualche benefit in più, e privo ormai della stessa capacità di pensare collettivamente: l’unica società in cui ancora si ritiene possibile creare senso è quella a due, lo spazio condiviso della coppia e della sua abitazione: un rifugio, e il suo ritmo interiore, che vengono dipinti da Lisi con toni chiari che paiono ispirati dalle opere tarde di DeLillo, ma senza dissociazione, o dal cinema di Haneke, ma senza violenza.
Un romanzo quindi che ben si inserisce nella nuova collana di narrativa di effequ, se è vero che il direttore editoriale Francesco Quatraro ha detto di cercare romanzi «leggeri e inquieti». E se vale la pena parlare di Un’altra cena in quanto buon romanzo, vale la pena farlo anche per sottolineare l’importanza per la città, in questo momento storico-letterario, dell’editore in questione: effequ negli ultimi anni ci ha dato l’esordio di Francesco D’Isa, quello di Gabriele Merlini e quello di Matteo Pascoletti che, sì è umbro ma legato alla «scena» (e poi, come insegna Malaparte, gli umbri sono un po’ toscani); presso effequ sono uscite antologie, curate dallo stesso Merlini, che hanno fatto il punto della prima generazione della scena, come «Selezione Naturale», e poi della seconda, come «Odi», o ancora «Di tutti i mondi possibili», curata da Silvia Costantino e nata da simposi sul fantasy tenutisi da TodoModo e alla Cité.
Insomma, tutti quei giovani e giovanissimi autori che hanno letto al Caffè Notte o al Festival delle Letterature Sociali in Polveriera, che si sono formati in riviste come 404:FNF, Riot Van, L’eco del nulla, Street Book Magazine o Con.Tempo, che hanno organizzato Firenze RiVista oi suddetti reading mentre le istituzioni continuavano a patrocinare eventi stanchi o sempre più distanti dalla vita cittadina, la loro sponda editoriale l’hanno trovata in un piccolo editore di Orbetello. Un fatto che offre la sponda per un invito all’ultimo grande editore presente sul nostro territorio. Se Giunti, specie adesso che con l’acquisizione di Bompiani si è dotata di una costola ad alto tasso letterario, posasse l’occhio sul tesoro che c’è nella sua città, un tesoro di autori giovani o giovanissimi ambiziosi e in più di un caso già degni di una «major», potrebbe da un lato dare ulteriore spinta di crescita a questa scena così vitale, e dall’altro trovare un maggior radicamento nella società letteraria cittadina; nel frattempo, ci teniamo stretta effequ, e le auguriamo vita lunga.
La storia di «Un’altra cena» è interamente ambientata in un piccolo appartamento dove vive una coppia di trentenni e l’inquietudine è latente
Prima di lui i debutti di Francesco D’Isa, Gabriele Merlini, Matteo Pascoletti e poi antologie che hanno fatto il punto della scena letteraria di oggi