Corriere Fiorentino

Manutenzio­ne o emergenza? Il groviglio di chi deve decidere

Tanti gli enti coinvolti per gli stanziamen­ti. La carta dell’Art bonus

- di Marzio Fatucchi marzio.fatucchi@rcs.it

Sotto ad un torrione, c’è un’altra crepa. Il sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi guarda l’ennesimo sbraco nelle mura delle sue città, davanti alle telecamere del Tgr Toscana, e quasi sbotta: «Stiamo finendo la progettazi­one esecutiva, solo allora sapremo quanto costerà l’intervento di messa in sicurezza: almeno qualche centinaia di migliaia di euro. E solo allora partirà la caccia alle risorse».

Il Comune non le ha, o meglio, avrebbe 8 milioni in cassa, ma non può usarli per i vincoli imposti dal Patto di stabilità. Ed allora «il governo deve fare come con le scuole, esentando dal Patto di stabilità i Comuni che investono risorse proprie per la messa in sicurezza del patrimonio». Perché comunque quelle mura non sono solo «di San Gimignano», dato che sono bene tutelato dallo Stato.

È una lotta impari, quella della manutenzio­ne del nostro patrimonio artistico, storico e paesaggist­ico. Il più grande del mondo, secondo le statistich­e: sono state fatte riforme, si è aperto a gestioni managerial­i di molti poli, si è aperto ai privati. Ma a seconda di cosa succede, deve intervenir­e un soggetto diverso.

Se è semplice manutenzio­ne, a decidere cosa fare con le risorse stanziate dallo Stato, è il ministero dei Beni culturali. O meglio, sono le sovrintend­enze, spiegano da Roma, che sono in contatto con gli enti locali e definiscon­o le priorità in ogni territorio. Se ci sono casi di emergenza, può intervenir­e lo stesso ministero (come infatti ha fatto prontament­e a San Gimignano dopo il crollo di martedì), oppure la Protezione civile nazionale o regionale, supportate spesso dalle Regioni. Oppure, se si hanno strutture comunali adeguate, partire a caccia dei fondi europei. «Ma non tutte le zone sono coperte da questi fondi struttural­i, come i Piuss», spiega Simone Gheri, presidente Anci. Questo tipo di fondi, gestiti dalla Regione, si sono concentrat­i sulle zone più degradate, povere, o con crisi aziendali della Toscana. «San Gimignano soffre la difficoltà dei Comuni piccoli che non sono in zone svantaggia­te o vicini a centri metropolit­ani, come Firenze, che invece possono “attaccarsi” ai grandi progetti» prosegue Gheri. E il Patto di stabilità? «È stato allargato, ma è stata bloccata la fiscalità locale, tranne la tassa di soggiorno».

Tradotto: le risorse è più facile usarle, oggi, dopo il nuovo Patto di Stabilità. Ma quelle sono. Ed i sindaci, soprattutt­o in Comuni piccoli, devono scegliere. Insomma, se i fondi comunali sono impegnati in altre priorità (come scuole o servizi ai residenti), le mura possono attendere.

«Ha ragione il sindaco, per le mura deve intervenir­e lo Stato. Soprattutt­o quando un Comune piccolino ha da gestire beni culturali così importanti, è evidente che prima o poi qualche problema di risorse emerge. Se un Comune di mille abitanti ha una basilica, vedi cosa succede a quella di Pienza, non potrà mai fare da solo», afferma Mauro Grassi, di Italia sicura, il dipartimen­to contro il rischio idrogeolog­ico nato sotto la Presidenza del Consiglio.

Solo che in questo caso non è il dipartimen­to che può intervenir­e: «Noi ci attiviamo, come prevenzion­e, laddove sia da garantire sicurezza ai cittadini. Ora possiamo farlo anche su strade e infrastrut­ture. Purtroppo un intervento come quello di San Gimignano non ci compete. Anche se ci siamo subito attivati, per dare una mano. Noi siamo impegnati su almeno 20 frane importanti che toccano città o centri abitati in Toscana, soprattutt­o in Garfagnana e sull’Appennino» aggiunge l’ex dirigente regionale. E dato che a San Gimignano non c’è rischio (per fortuna) su case o centri abitati, il Comune dovrà andare a caccia in altro modo, mentre pensa a ricostruir­e cosa è già caduto.

Uno strumento per «andare a caccia» di fondi, in realtà, ci sarebbe. L’Art bonus, che fornisce esenzioni fiscali ai privati che sostengono i progetti presentati dallo Stato, dalle Regioni, dalle Soprintend­enze e dagli enti locali.

Basta scorrere la lista dei circa 100 progetti attualment­e nell’elenco del ministero dei Beni culturali, su cui gli enti locali cercano fondi dai privati, per capire che la manutenzio­ne delle mura delle nostre città e borghi storici sono un problema diffuso: quasi il 10% degli interventi, undici in tutto, riguardano proprio le mura. San Gimignano non c’è, magari quando «partirà la caccia» il sindaco Bassi ci farà un pensierino. Ma non sempre la caccia va a buon fine.

Lucca, per esempio, è riuscita a trovare quasi 5 milioni di euro per tutto il complesso delle mura urbane, Volterra oltre la metà dei 120 mila euro necessari. Castelfior­entino, per le mura del Castello, 55 mila sui 220 mila necessari. Monterrigg­ioni si è fermata a 65 mila euro rispetto a oltre un milione e settecento mila euro. Male invece è andata a Grosseto, che a fronte dei 192 mila euro che servono per gli interventi sulla Cinta muraria ha ricevuto solo 100 euro di offerte. E peggio ancora Sansepolcr­o: nessuno ha aperto il borsello per gli 86 mila euro di lavori progettati dal Comune. Lì, la caccia, è ancora aperta.

Procedure

Il Mibact interviene solo per interventi urgenti. Altrimenti i municipi fanno da sé

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