Manutenzione o emergenza? Il groviglio di chi deve decidere
Tanti gli enti coinvolti per gli stanziamenti. La carta dell’Art bonus
Sotto ad un torrione, c’è un’altra crepa. Il sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi guarda l’ennesimo sbraco nelle mura delle sue città, davanti alle telecamere del Tgr Toscana, e quasi sbotta: «Stiamo finendo la progettazione esecutiva, solo allora sapremo quanto costerà l’intervento di messa in sicurezza: almeno qualche centinaia di migliaia di euro. E solo allora partirà la caccia alle risorse».
Il Comune non le ha, o meglio, avrebbe 8 milioni in cassa, ma non può usarli per i vincoli imposti dal Patto di stabilità. Ed allora «il governo deve fare come con le scuole, esentando dal Patto di stabilità i Comuni che investono risorse proprie per la messa in sicurezza del patrimonio». Perché comunque quelle mura non sono solo «di San Gimignano», dato che sono bene tutelato dallo Stato.
È una lotta impari, quella della manutenzione del nostro patrimonio artistico, storico e paesaggistico. Il più grande del mondo, secondo le statistiche: sono state fatte riforme, si è aperto a gestioni manageriali di molti poli, si è aperto ai privati. Ma a seconda di cosa succede, deve intervenire un soggetto diverso.
Se è semplice manutenzione, a decidere cosa fare con le risorse stanziate dallo Stato, è il ministero dei Beni culturali. O meglio, sono le sovrintendenze, spiegano da Roma, che sono in contatto con gli enti locali e definiscono le priorità in ogni territorio. Se ci sono casi di emergenza, può intervenire lo stesso ministero (come infatti ha fatto prontamente a San Gimignano dopo il crollo di martedì), oppure la Protezione civile nazionale o regionale, supportate spesso dalle Regioni. Oppure, se si hanno strutture comunali adeguate, partire a caccia dei fondi europei. «Ma non tutte le zone sono coperte da questi fondi strutturali, come i Piuss», spiega Simone Gheri, presidente Anci. Questo tipo di fondi, gestiti dalla Regione, si sono concentrati sulle zone più degradate, povere, o con crisi aziendali della Toscana. «San Gimignano soffre la difficoltà dei Comuni piccoli che non sono in zone svantaggiate o vicini a centri metropolitani, come Firenze, che invece possono “attaccarsi” ai grandi progetti» prosegue Gheri. E il Patto di stabilità? «È stato allargato, ma è stata bloccata la fiscalità locale, tranne la tassa di soggiorno».
Tradotto: le risorse è più facile usarle, oggi, dopo il nuovo Patto di Stabilità. Ma quelle sono. Ed i sindaci, soprattutto in Comuni piccoli, devono scegliere. Insomma, se i fondi comunali sono impegnati in altre priorità (come scuole o servizi ai residenti), le mura possono attendere.
«Ha ragione il sindaco, per le mura deve intervenire lo Stato. Soprattutto quando un Comune piccolino ha da gestire beni culturali così importanti, è evidente che prima o poi qualche problema di risorse emerge. Se un Comune di mille abitanti ha una basilica, vedi cosa succede a quella di Pienza, non potrà mai fare da solo», afferma Mauro Grassi, di Italia sicura, il dipartimento contro il rischio idrogeologico nato sotto la Presidenza del Consiglio.
Solo che in questo caso non è il dipartimento che può intervenire: «Noi ci attiviamo, come prevenzione, laddove sia da garantire sicurezza ai cittadini. Ora possiamo farlo anche su strade e infrastrutture. Purtroppo un intervento come quello di San Gimignano non ci compete. Anche se ci siamo subito attivati, per dare una mano. Noi siamo impegnati su almeno 20 frane importanti che toccano città o centri abitati in Toscana, soprattutto in Garfagnana e sull’Appennino» aggiunge l’ex dirigente regionale. E dato che a San Gimignano non c’è rischio (per fortuna) su case o centri abitati, il Comune dovrà andare a caccia in altro modo, mentre pensa a ricostruire cosa è già caduto.
Uno strumento per «andare a caccia» di fondi, in realtà, ci sarebbe. L’Art bonus, che fornisce esenzioni fiscali ai privati che sostengono i progetti presentati dallo Stato, dalle Regioni, dalle Soprintendenze e dagli enti locali.
Basta scorrere la lista dei circa 100 progetti attualmente nell’elenco del ministero dei Beni culturali, su cui gli enti locali cercano fondi dai privati, per capire che la manutenzione delle mura delle nostre città e borghi storici sono un problema diffuso: quasi il 10% degli interventi, undici in tutto, riguardano proprio le mura. San Gimignano non c’è, magari quando «partirà la caccia» il sindaco Bassi ci farà un pensierino. Ma non sempre la caccia va a buon fine.
Lucca, per esempio, è riuscita a trovare quasi 5 milioni di euro per tutto il complesso delle mura urbane, Volterra oltre la metà dei 120 mila euro necessari. Castelfiorentino, per le mura del Castello, 55 mila sui 220 mila necessari. Monterriggioni si è fermata a 65 mila euro rispetto a oltre un milione e settecento mila euro. Male invece è andata a Grosseto, che a fronte dei 192 mila euro che servono per gli interventi sulla Cinta muraria ha ricevuto solo 100 euro di offerte. E peggio ancora Sansepolcro: nessuno ha aperto il borsello per gli 86 mila euro di lavori progettati dal Comune. Lì, la caccia, è ancora aperta.
Procedure
Il Mibact interviene solo per interventi urgenti. Altrimenti i municipi fanno da sé