Corriere Fiorentino

Visite di due ore e un gelato (più usura che guadagni)

Sotto le torri l’assalto di 3 milioni di turisti l’anno. Che lasciano poco

- di Aldo Tani

Come ogni giorno gli oltre centocinqu­anta posti del parcheggio numero due sono esauriti già di prima mattina. Cinque metri più avanti sette auto e pulmini a noleggio Ncc hanno occupato tutti gli stalli a loro riservati e altri aspettano in una lunga coda per poterne prendere il posto. Uno scenario quotidiano per chi si affaccia in piazza Martiri di Montemaggi­o: lo snodo principale del traffico turistico che per molti mesi all’anno prende d’assalto San Gimignano. A trecento metri di distanza, allontanan­dosi dal centro storico, il copione si ripete. Qui c’è il capolinea degli autobus che riportano gruppi organizzat­i e turisti indipenden­ti verso Siena o nell’altra direzione, verso Firenze: c’è almeno un centinaio di persone in attesa di riprendere il proprio viaggio.

La loro permanenza a San Gimignano è durata una o due ore al massimo, perché la visita del borgo medievale è sì una tappa forzata di ogni tour turistico — il profilo delle torri è diventata un’icona internazio­nale, da celebrare anche nei videogame — ma anche uno degli emblemi del mordi e fuggi.

In molti, dopo essere entrati da Porta San Giovanni e aver percorso la strada che porta alla piazza principale, piazza della Cisterna, decidono che può bastare così. Uno sguardo alla cattedrale, la Collegiata di Santa Maria Assunta, distante poche decine di metri, e poi di corsa in gelateria. Ecco, anche lì la fila non manca mai, perché nel programma mordi e fuggi un cono è un elemento essenziale. Sempre che non si sia preferito (o magari dopo aver mangiato) un panino sulle scale della chiesa o in piazza: il bivacco è un’altra immagine quotidiana dei tour di massa che assaltano San Gimignano.

Non stupisce quindi che superando la basilica, via San Matteo, la strada che porta al versante opposto della città, sia quasi vuota. «I turisti si fermano quasi sempre nei parcheggi a sud — spiega Matteo, che dal 2011 gestisce un negozio di alimentari a metà della via — Quello più in basso è posizionat­o proprio davanti alla Coop e molti ne approfitta­no per acquistare generi alimentari. Quando arrivano qui in tanti non spendono un euro. Così, a noi, tutti questi turisti non portano nulla, anzi finiamo per rimetterci. Anche se il problema più serio è un altro. Le persone con i soldi, gli svizzeri, gli inglesi, qui non ci vengono più».

È il prezzo che San Gimignano deve pagare alla sua popolarità globale. Il centro storico, dichiarato dall’Unesco nel 1990 uno dei siti patrimonio dell’umanità, è visitato ogni anno da 3 milioni di persone e l’indotto derivato dal turismo produce circa un terzo del bilancio comunale, tra i 3 e i 3,5 milioni di euro. L’altro lato della medaglia è che i segni di questo passaggio continuo incidono sulla qualità delle presenze. Senza sottovalut­are che la tassa di soggiorno, nonostante i 6 mila posti letto in strutture di vario tipo, frutta appena 600 mila euro l’anno. Di contro, dai parcheggi arrivano circa due milioni di euro.

«Il turismo porta con sé anche un’usura quotidiana, che si ripercuote sulla città», afferma il sindaco Giacomo Bassi, che dà anche alcuni dettagli: «Un qualsiasi Comune di 7 mila abitanti ridipinge le strisce comunali una volta ogni 4 anni, noi 4 volte in un anno. Oppure ogni 6-7 anni devono essere scalpellin­ate le pietre del centro storico per evitare che le persone ci scivolino. Per non parlare della pulizia, ogni giorno noi abbiamo tre svuotament­i dei cestini e due passaggi con i mezzi per le strade».

Un altro aspetto negativo dei numeri imponenti è quello legato al turismo non ufficiale. Guide improvvisa­te, conducenti senza l’autorizzaz­ione che trasportan­o comitive e una crescente concorrenz­a sleale. «Per noi è un problema serio, perché ci portano via il lavoro — racconta Marco, un autista fiorentino che quasi ogni giorno capita in città — Soprattutt­o cinesi e russi, che si affidano a gente che parla la loro lingua e non passano dai canali ufficiali. A guidare i mezzi abbiamo sorpreso anche badanti o chi lavora negli agriturism­i della zona. Meno male che ci sono ancora gli americani».

Gli fa eco una guida arrivata da Siena: «L’altro giorno mi sono imbattuta in una sedicente guida che sbagliava addirittur­a i nomi delle chiese e non sono riuscita a trattenerm­i. Sono dovuta intervenir­e per evitare che lo scempio andasse avanti. Sa quante volte mi verrebbe voglia di dare le indicazion­i sbagliate e mandarli dalla parte opposta? Nessuno a San Gimignano pretende che si utilizzino le guide, perché le visite durano poco, ma quando si decide di usufruirne che almeno sappiano quel che dicono». Parole al vento, perché in quel momento una comitiva, capitanata da una presunta guida con ombrellino alla mano, supera Porta San Giovanni. «Non credo sia dei nostri — sbuffa la signora – Ogni giorno è peggio, ma dobbiamo tirare avanti».

Tirare avanti è una lezione che San Gimignano ha imparato a memoria, anche se il rischio di venire travolta da queste ondate incontroll­ate di turisti è dietro l’angolo. Anzi, in attesa al parcheggio.

Il sindaco

«Il borgo si consuma: dobbiamo ridipinger­e le strisce

4 volte in 12 mesi»

Il commercian­te

«Qui molti arrivano ma non spendono un euro. E i ricchi veri non si vedono più»

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In alta stagione i posti nei parcheggi a pagamento sono spesso completi fin dal mattino. A sinistra, i turisti seduti a terra in piazza della Cisterna
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