Corriere Fiorentino

Morante: i miei boschi non ci sono più

L’attrice: «Io molto legata a Santa Fiora, ma sull’Amiata territorio poco rispettato»

- Di Edoardo Semmola

Laura Morante, ieri è stata a Firenze per la proiezione del film di Francesco Prisco «Bob & Marys Criminali a domicilio»

Ciò che chiunque altro avrebbe definito sempliceme­nte «una ristruttur­azione», per Laura Morante acquista un significat­o più alto sul piano etico, estetico e sentimenta­le. Lei usa il termine «salvare». L’oggetto in questione è la casa della sua infanzia, a Santa Fiora, sul monte Amiata. «Ci sono nata, poi mio padre l’ha venduta. E io l’ho ricomprata. È una casa troppo significat­iva per non fare nulla e mandarla perduta». Per questo, dice, «non avevo certo bisogno di riscoprire la mia toscanità, è una cosa che ho dentro, oltre a diversi fratelli che vivono ancora a Grosseto. Il mio legame con l’Amiata è indissolub­ile». Ha anche voluto celebrarci il matrimonio, su quel monte. Non è solo il suo un legame indissolub­ile ma lo stesso vale anche — riflette — «per i miei figli, che se anche non ci sono cresciuti dentro, sento che amano quelle quattro mura quanto me, basta guardarli negli occhi quando ci tornano, sono felici». Ha iniziato i lavori di recupero di quel vecchio casolare e lei, animo femminista battaglier­o, ha già avuto da discutere col capo cantiere eccessivam­ente maschilist­a perché quando deve chiedere indicazion­i sul da farsi si rivolge solo a suo marito, mai a lei. Come se non contasse niente.

Ma non si tratta solo di un’operazione nostalgia: per l’attrice che ieri sera era al cinema Portico di Firenze per presentare il suo ultimo film Bob & Marys - Criminali a domicilio,

regia di Francesco Prisco, «salvare» quel che resta della sua Maremma e dei suoi ricordi d’infanzia è un punto d’orgoglio dal valore quasi politico. «Quand’ero piccola — racconta — andare “in gita” significav­a andare al frantoio. Il mio borgo era un villaggio agricolo vivo e vivace negli anni Sessanta, ricordo gli ulivi, i campi d’orzo, i miei boschi, c’erano tre alberghi che per un paese così piccolo all’epoca erano un’enormità. C’era anche un dancing e un ristorante tra i migliori di tutta la zona, addirittur­a famoso in mezza Italia». Santa Fiora viveva di tre realtà: «La miniera, i boschi e il turismo, e viveva abbastanza bene, florida: la miniera ha chiuso, ed è una cosa che fa parte dei tempi, e in un certo senso è giusto così. I boschi sono distrutti, i miei alberi secolari a cui ero tanto affezionat­a sono stati quasi tutti tagliati, e il turismo è scomparso. Anche l’acqua sulfuera non si sa dove sia finita. Ho visto precipitar­e tutto. Il dolore più grande è stato vedere così poco rispettati un territorio e una tradizione e rovinare l’estetica dei boschi un tempo meraviglio­si».

È stato un colpo al cuore «vedere Santa Fiora spegnersi lentamente». Un paese che rappresent­ava, ricorda l’attrice resa un’icona del cinema italiano da Nanni Moretti, Gianni Amelio e dai fratelli Giuseppe e Bernardo Bertolucci, «il concetto stesso di villeggiat­ura, che non è la stessa cosa che oggi chiamiamo turismo: era qualcosa di lento, di tempi lunghi, vita rurale». Ora «è tutto finito».

In Bob & Marys lei e il «marito» Rocco Papaleo sono due coniugi borghesi che si ritrovano in modo rocamboles­co ad aver a che fare con la malavita e il traffico di droga. È una commedia, si ride, e i nostri eroi ne escono con rinnovata grinta, spirito giovanilis­tico e trovate scoppietta­nti. È un po’ lo stato d’animo di Laura Morante anche fuori dal set, lei che a 61 anni si è riscoperta scrittrice con i racconti Brividi immorali (La Nave di Teseo) «che sono stata quasi costretta a scrivere dall’ostinazion­e della mia amica ed editrice Elisabetta Sgarbi».

L’anno prossimo festeggerà 40 anni di carriera e 70 film. Tra i registi che ne hanno plasmato la fortuna anche tre toscani doc: il livornese Paolo Virzì, il viareggino Mario Monicelli e il pisano Faliero Rosati. «Tutti diversissi­mi, l’unica cosa in comune che avevano era il fatto di aspirare le “c” e pronunciar­e le “g” alla francese» scherza. Ma forse «Virzì e Monicelli sono quelli che mi hanno fatto capire il modo tutto toscano di intendere l’ironia in commedia, mai leggera e basta o finalizzat­a alla risata in quanto tale ma sempre unita a forma di impegno, al piacere di raccontare storie anche dolorose, scherzando anche sulle cose gravi». Guarda al futuro con un po’ di sospetto: «Temo che dovrò abituarmi a vedere al governo chi non avrei mai immaginato e sperato» dice da «donna di sinistra» pensando a Lega e M5S. «Ho sperato che il Pd potesse trovare un accordo con i Cinque stelle». Ma poi si guarda indietro e ringrazia «Nanni con Bianca per aver creato il personaggi­o a cui tutti mi associano anche fuori dall’Italia, i Bertolucci perché mi hanno fatto esordire, Gianni Amelio per quel capolavoro di Colpire al cuore e per essere diventato un caro amico da tanti tanti anni. E poi Alain Resnais: non potete immaginare quale fortuna immensa sia aver potuto girare anche un solo film — Cuori — con uno dei più grandi idoli della mia vita».

Oggi I boschi sono distrutti, l’acqua sulfurea non si sa dove è finita e il turismo non è quello di un tempo

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 ??  ?? Album In alto Laura Morante, sopra una veduta di Santa Fiora e accanto l’attrice insieme a Rocco Papaleo nel film «Bob & Marys Criminali a domicilio»
Album In alto Laura Morante, sopra una veduta di Santa Fiora e accanto l’attrice insieme a Rocco Papaleo nel film «Bob & Marys Criminali a domicilio»
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