Corriere Fiorentino

Natali e una casa sul torrente, coi libri degli Uffizi

«Dietro la scrivania c’è la libreria del babbo, l’aveva disegnata lui»

- di Chiara Dino

Sulla scrivania dello studio, l’ultima stanza a sinistra affacciata su un giardino dove cresce qualche ciuffo di finocchio selvatico e dove gli alberi hanno nomi che nessuno conosce (il padrone di casa ne capisce più di storia dell’arte che di botanica) c’è un libro con la copertina verde su fondo bianco edito da Silvana. S’intitola Il museo. Pagine da una stagione degli Uffizi. Una stagione che ha avuto un inizio, una durata, una fine. Amara. Il volume, che porta la firma di Antonio Natali, riassume il senso della sua casa a mezz’ora da Firenze, adagiata a cento metri dal corso del torrente Marnia, in un fondo dove crescono rosmarino, erba cipollina, qualche ulivo, un ciliegio selvatico, una vite americana un po’ spelacchia­ta, alte siepi — da tagliare — la memoria di un orto e un trionfo di fiori spontanei. Sono quelli che se la cavano meglio.

Ce ne aveva parlato per caso, l’ex direttore degli Uffizi, di questo rifugio acquistato pochi mesi prima di andare in pensione. Un giorno che lo cercavamo a telefono e che lui ci rispose con la voce come un gracchio per via del telefonino che stentava a tenere la linea: «Ho preso una casetta in campagna — ci disse — per poter studiare con calma e per poter portare i libri che negli anni avevo raccolto al museo. In città non avevo più posto. Ci sentiamo più tardi quando torno a Firenze». E così due anni dopo gli abbiamo chiesto di vederla quella casa dove ha trasferito la memoria della sua vita «da funzionari­o statale dell’arte» — la dicitura è sua — e dove, per esempio, ha tirato su la sua ultima creatura, la premiata mostra sul Cinquecent­o, che abbiamo visto a Palazzo Strozzi. «Con Carlo Falciani (l’altro curatore ndr) abbiamo fatto tante riunioni qui». E a sfogliarne il catalogo ci si accorge che in calce ai suoi articoli c’è scritto Marnia, Aprile 2017. Ovvero il luogo di una terza, possibile vita di Antonio Natali. Non è Piombino, dove pure lui è nato, non è Firenze dove ha vissuto — e vive ancora — da adulto. Ma è Marnia. Un non luogo per la sua biografia, una terza via o forse, probabilme­nte una diserzione parziale da quello che è stato. Anche se di parte della sua vita porta le tracce. Fuori si aggira il gatto

dei vicini, Matisse detto Mao, una piscina che in questa stagione è vuota e per il resto silenzio. Anzi un suono che è il suono della natura: il rumore dell’acqua, il cinguettio degli uccelli, il fruscio delle foglie smosse dal vento. Si capisce che il luogo concili la concentraz­ione di quest’uomo che ha negli occhi l’animosa passionali­tà con cui ha diretto gli Uffizi e che per arredare questa casa ha fatto una scelta precisa. Magari non consapevol­e ma cer- tamente una scelta: ha portato la memoria vivida dei suoi anni al museo e quella che lo riporta al suo babbo. Il resto è come sbiadito: ne parla, sì che ne parla della moglie e delle figlie, del neonato nipote e della sua banda. Ma qui dentro emerge dell’altro.

Questo posto è altro e anche la sua collocazio­ne in un’altra Toscana, che non è la sua Maremma o Firenze, lo dice. «Vede — aggiunge — vede la libreria dietro alla mia scrivania? Stava a casa del babbo, l’aveva disegnata lui, così come la sedia dove studio e quella dove adesso sta seduta lei mentre prende i suoi appunti. E anche quell’altra fila di libri, quelli alla cui stesura negli anni degli Uffizi ho collaborat­o anche io, è sistemata in una libreria fatta su un progetto del babbo».

Il babbo c’è sempre: «Si chiamava Elvio — ci dice — era un intellettu­ale. Da bimbo mi portava a scoprire siti archelogic­i etruschi, poi da grande ha iniziato a condivider­e con me le sue paure. Era un uomo dolcissimo, poco fisico ma molto dolce. Aveva fatto una bellissima traduzione in versi delle Georgiche di Virgilio» aggiunge orgoglioso. È un amore che non si consuma. Uffizi e babbo, babbo e Uffizi. Sulla scrivania c’è un volume che sfoglia di continuo: Il Cinquecent­o. Le fonti per la storia dell’Arte. Alle sue spalle due testi più di altri colpiscono la nostra curiosità. S’intitolano Cristo nell’arte europea e Maria nell’arte europea, sono di Timothy Verdon. Rispecchia­no il taglio degli studi di storia dell’arte di Antonio Natali con la sua lettura di capi d’opera fatta con accanto le sacre scritture a cercare i segni visibili della dottrina cristiana, e insieme il suo oggi che lo vede far parte del consiglio di amministra­zione dell’Opera del Duomo (di cui monsignor Verdon dirige il museo): adesso, per dire, sta lavorando a una mostra su Venturino Venturi proprio per quegli spazi. Alle pareti ci sono delle litografie un bel quadro con una donna adagiata su una sdraio in posa lasciva e pudica, una Natura morta di Guido Peyron che Natali ha comprato a un’asta. «Ogni tanto acquisto qualche piccola cosa, ma non vado mai di persona — ci dice — sennò si convincono che sono cose di pregio, mi fanno schizzare il prezzo alle stelle e addio acquisto. Va un amico per me». Fa le cose, ma in punta di piedi. Alla sinistra della scrivania un lettore cd con della musica: Fossati, i Genesis, i Pink Floyd «ma quando studio preferisco Mahler, la quinta». Poco più in là tutta la raccolta dei Quaderni degli Uffizi, l’ormai defunta rivista del museo e tutti i cataloghi de La Città degli Uffizi — il ciclo di mostre con cui l’ex direttore portava il museo in giro in Italia. Dall’altro lato un quadretto su cui si vedono le finestre dei suoi due studi quando ancora lavorava in via della Ninna e accanto la foto del bisnonno. Il babbo del babbo.

2 Continua. La precedente puntata uscita il 30 marzo

In queste stanze è nata la mostra sul Cinquecent­o. Tra i miei cd Genesis e Pink Floyd, ma quando studio amo Mahler

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 ??  ?? Il caminetto nell’angolo per il relax
Il caminetto nell’angolo per il relax
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Il quadretto in cui si vedono le finestre dei suoi studi quando lavorava agli Uffizi
 ??  ?? Il gatto dei vicini: si chiama Matisse, detto Mao
Il gatto dei vicini: si chiama Matisse, detto Mao
 ??  ?? Antonio Natali all’ingresso dell’abitazione mentre controlla le piante del giardino
Antonio Natali all’ingresso dell’abitazione mentre controlla le piante del giardino
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Il libro sul Cinquecent­o, volume che Natali sfoglia di continuo

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