Corriere Fiorentino

LA PISTOLA FUMANTE

- Di Alessio Gaggioli

L’ultimo allarme sullo stato di salute della sanità Toscana e su quanto potrebbero incidere i tagli al personale ereditati dalla finanziari­a di Monti del 2012 non è da prendere alla leggera. Ma, sia chiaro, nemmeno da drammatizz­are. L’avvertimen­to contenuto nel documento riservato —pubblicato ieri sul Corriere Fiorentino— del Centro di gestione del rischio clinico (l’ente che per la Regione Toscana si occupa della sicurezza delle cure) è in realtà un’occasione: è la cosiddetta pistola fumante che la Regione dovrebbe estrarre dalla fondina in sede di trattativa o di contenzios­o con il governo se è vero che proprio venerdì scorso Palazzo Chigi ha annunciato opposizion­e al ricorso alla Consulta presentato dal governator­e Enrico Rossi contro i 45 milioni di euro da tagliare entro il 2020. Quel documento per la Regione è un macigno di cui farne sentire il peso sui tavoli romani. Per due motivi. Innanzitut­to perché è stato scritto dai vertici dell’Antirischi­o, non un ente qualunque, ma una struttura che si occupa di tutto quello che non va negli ospedali, nelle procedure di assistenza e che interviene in caso di eventi avversi: i casi di malasanità. Il Centro toscano di gestione del rischio clinico è tra l’altro stato scelto — assieme ad altre tre strutture simili in tutta Europa — dall’Oms (organizzaz­ione mondiale della sanità) come centro di collaboraz­ione sulla sicurezza delle cure. Insomma, se gli Antirischi­o toscani dicono che la nostra sanità non sopportere­bbe ulteriori tagli al personale perché è già al limite, c’è da crederci. Difficile sospettare interessi di parte o chissà quali retropensi­eri. In ballo c’è, alla fine, la cosa più importante: la sicurezza e la qualità di cure e assistenza.

In secondo luogo, l’allarme lanciato deve far riflettere chi ora è chiamato a gestire questa delicatiss­ima fase. Prima dei tagli, come ha annunciato nei giorni scorsi il governator­e Rossi, serve un’attenta e trasparent­e ricognizio­ne dello stato di salute del sistema sanitario toscano. Partendo magari da quanto è stato fatto e da quanto si doveva fare. Qualche esempio: l’accorpamen­to delle Asl quali risultati ha portato per i pazienti? C’è stato, come fu annunciato, un migliorame­nto nell’efficacia e nella qualità dei servizi offerti? C’è stato un reale contenimen­to dei costi? E quali sono i settori su cui davvero non si può tagliare e quali quelli in cui si può intervenir­e? Cominciamo a capirlo partendo da pronto soccorso, liste di attesa nella diagnostic­a e servizi territoria­li.

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