Corriere Fiorentino

Marino Marini, meraviglie dai depositi

Al Palazzo del Tau di Pistoia 60 opere in gran parte inedite in un nuovo allestimen­to

- Giulia Gonfiantin­i

Colore e forma, studio accademico e ricerca, contaminaz­ione e fedeltà a una poetica originaria. A Palazzo del Tau di Pistoia, sede del Museo Marino Marini, quattro sale suggerisco­no, attraverso un nuovo allestimen­to, che la parabola artistica di Marino Marini somiglia a un cerchio perfetto, nel quale l’inizio e la fine quasi coincidono e dove i temi sviluppati in gioventù non sono mai smentiti.

Il bello è che si possono ammirare sessanta opere in gran parte inedite di Marino, provenient­i dai ricchissim­i depositi dove sono conservati oltre 4 mila suoi lavori tra disegni, litografie, sculture, incisioni. Le opere selezionat­e abbraccian­o un arco temporale che va dal 1918 al 1978, praticamen­te tutta la carriera dell’artista. La mostra semiperman­ente inaugurata ieri è quindi occasione unica per vedere una selezione composta da nudi e giocolieri, acqueforti giovanili e pitture mature, passando attraverso gli anni ‘60 e gli esperiment­i alla Jackson Pollock. Curata da Ambra Tuci e Francesco Burchielli, rispettiva­mente coordinatr­ice eventi e responsabi­le della collezione, l’operazione è stata realizzata nel cuore del percorso museale. «I tratti distintivi di Marino Marini erano già presenti quando lui era giovanissi­mo: in mostra lo abbiamo sottolinea­to, suggerendo associazio­ni inaspettat­e», spiegano Tuci e Burchielli, che aggiungono: «Ne emerge che in lui la pittura non è qualcosa di accessorio o propedeuti­co, e che anzi per molte sue opere era solito partire dal colore anziché dalla forma». Lo stesso Marino, del resto, affermava di cercare nel colore «l’inizio di un’idea che doveva divenire qualcosa. Dipingere è mettersi nella poesia del fatto e il fatto nel fare diventa vero». Ecco allora alcune tele mai viste, oppure esposte molti anni fa. È il caso delle 24 composizio­ni astratte — parte di un corpus più ampio — che Marini dipinse nella primavera del ‘60, lasciandos­i ispirare da un viaggio compiuto tempo addietro a New York e dalle suggestion­i dell’action painting che lì aveva recepito. Nella Grande Mela l’artista pistoiese fece infatti «un bagno di contempora­neità, abbandonan­do in queste piccole tele la tecnica figurativa a favore una pittura basata su ciò che fluisce dall’inconscio e dando spazio al suo amore per i colori puri», precisa Tuci. La nuova semiperman­ente si apre con i primi studi figurativi realizzati attorno agli anni ‘20 (come

deposizion­e e La Miniera). Alcuni La nudi qui presentati raccontano l’interesse dell’artista per la figura femminile e disegni, piccole terrecotte e tempere conducono alle celebri Pomone. «Per certi aspetti l’opera di Marini sembra cambiare pochissimo nel tempo — sottolinea Tuci — perché tutto ciò che ha dentro fin da giovane riemerge negli anni. Questo nuovo percorso parte dalle grafiche e dai disegni degli inizi per concluders­i con quel circo gioioso che è

Circo Marino ». Palazzo del Tau lo presenta nella quarta sala, dove, in un tripudio di danze e colori, spiccano opere del ‘78 come Il Circo e Giocoliere a cavallo. Al loro fianco è

esposto un Carnevale del

1918, realizzato a china su carta, testimonia­nza di una ricerca compiuta nel segno di un equilibrio tra forma e colore, tecnica e poesia.

 Nudi di donna, personaggi circensi, composizio­ni astratte alla Pollock raccontano una parabola artistica che somiglia a un cerchio perfetto. I lavori fanno parte di un «archivio» di circa 4 mila opere

 ??  ?? Marino Marini, «Cariatide» (1950) e a destra una nuova sala con dipinti e sculture provenient­i dai depositi
Marino Marini, «Cariatide» (1950) e a destra una nuova sala con dipinti e sculture provenient­i dai depositi
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