«Sì, le cosche sono anche qui Ma non è colpa del confino»
«Sarebbe un errore ritenere che il confino sia la causa attuale e prevalente delle mafie in Toscana» dice il procuratore capo di Livorno Ettore Squillace Greco.
«È importante che una comunità reagisca a questi terribili episodi di violenza. Ma sarebbe un grave errore ritenere che il soggiorno obbligato sia la causa attuale e prevalente delle mafie storiche in Toscana». Parola del procuratore capo di Livorno Ettore Squillace Greco, che da 20 anni si occupa di criminalità organizzata, coordinando tra Calabria Toscana indagini importanti. Tra le ultime quella sul riciclaggio di denaro tra le due regioni che coinvolge imprese del conciario.
Eppure diverse inchieste hanno evidenziato che in passato chi era mandato al confino sulla costa o nell’entroterra toscano ha importato i metodi di mafia, camorra e ndrangheta.
«È vero in passato la presenza delle mafie è stata agevolata da chi era destinato al confino al centro nord. Ma il soggiorno obbligato non esiste più, è stato abrogato con referendum nel 1995. Ciononostante i mafiosi si muovono come tutti e dove trovano terreno fertile costruiscono organizzazioni per ripulire denaro e mantengono i collegamenti con le “case madri”». Cioè?
«In Calabria resta il vertice direttivo, ma le attività si sviluppano in Toscana, Emilia Romagna, Veneto, ma anche in Canada e sud America. Si contano sulle dita di una mano i malviventi che finirono al confino in Piemonte, ma proprio lì la criminalità organizzata è riuscita a infiltrarsi nell’economia legale e nella politica. La mafia è un sistema economico e la storia della sua dislocazione è legata al reinvestimento di capitali.»
Quindi sparano meno e ripuliscono capitali in Toscana e nelle altre regioni del centro nord?
«I mafiosi non si presentano più con la coppola e la lupara, ma in cachemire e con soldi in contanti. Così che diventa difficile resistere alla tentazione. Per chiunque».
Quando è avvenuta l’evoluzione del fenomeno?
«A cavallo tra gli anni ’80 e ’90, durante le guerre di mafia. Per affrontare quell’emergenza, abbiamo sottovalutato la trasformazione di Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra».