Berlusconi modello X Factor e l’editto dei Cinque Stelle
Silvio Berlusconi che al Quirinale prende da parte Matteo Salvini e Giorgia Meloni e li porta all’uscita come un conduttore è un genere a parte, non c’entra la politica. Ma agita non poco i Cinque Stelle.
«Meno male che Silvio c’è! Hahaha!!! Ma perché Salvini e la Meloni non lo sfanculano?», si chiede con sofisticata eleganza Giacomo Giannarelli, ex candidato presidente del M5S in Regione Toscana, oggi capogruppo. Lo show di Berlusconi al Quirinale, che prende da parte Matteo Salvini e Giorgia Meloni e li conduce verso l’uscita, come se fosse il conduttore di un qualche X Factor, appartiene a un genere a parte. Non c’entra la politica.
«C’è un che di tenero. E un che di bastardo», ha scritto Pietrangelo Buttafuoco sul Foglio. «Silvio Berlusconi che non sa trattenersi al debutto del suo successore — Matteo Salvini, leader del centrodestra — svela una dolcezza disarmante: è la senilità. E poi c’è l’urto della sua natura: è un intrattenitore. Ovviamente non vuole darla vinta». No che non vuole. Berlusconi che conta i punti del «programma» mentre Salvini lo legge e poi afferra il microfono e dice, in sostanza, che i Cinque Stelle non c’entrano nulla con la democrazia è come quando in tv, da Michele Santoro, spolverò la seggiola sulla quale si era seduto Marco Travaglio. «Fate i bravi — ha detto Berlusconi rivolgendosi ai giornalisti — sappiate distinguere chi è veramente democratico da chi non conosce nemmeno l’Abc della democrazia».
Apriti cielo, Di
Maio si è adontato per
«la battutaccia». Il che fa ridere, specie se detto dal leader di un partito che ha iniziato l’avventura politica con un sonoro vaffanculo. Ma quello era lessicalmente corretto, il bon ton della «gggente» consente di dare di infame al prossimo, tanto il malcapitato sarà pur sempre un esponente augusto della famigerata casta o giù di lì.
Nel nome del gentismo tutto può essere giustificato. «Il Delinquente umilia Salvini, insulta i 5 Stelle e spera nel Pd», titolava venerdì il Fatto Quotidiano, che da settimane spera in un accordo fra l’ex partito di Matteo Renzi e il partito di Casaleggio per formare il nuovo governo. Vasto il programma di Di Maio e soci, Fatto compreso: derenzizzare il Pd e deberlusconizzare Forza Italia. Ma c’è chi si spinge oltre, come Alessandro Di Battista, che considera Berlusconi e il berlusconismo il «male assoluto»: «Non tollero che il mio Paese sia ancora — oscuramente — governato da quei soggetti che l’hanno portato alla rovina», ha detto l’ex deputato in partenza per il suo viaggio sudamericano (peraltro: ha scritto un libro sul diventare babbo come se la paternità l’avesse inventata lui, ora che va in Guatemala pare che sia in partenza per Marte). «Non tollero che una Repubblica fondata sul lavoro sia stata trasformata in una Repubblica fondata sul ricatto politico. Come può un uomo come Berlusconi dettare ancora legge? Che armi ha in mano per far tutto ciò oltre alle televisioni? Come può Salvini parlare di legalità e andare a braccetto con un uomo dalla “naturale capacità a delinquere” (parole del Tribunale di Milano) come Berlusconi? Di cosa hanno paura certi leghisti? Di qualche dossier in mano al “Tinto bass” di Arcore o della fine di qualche possibile finanziamento?». Insomma, ha spiegato Dibba, «io considero da 25 anni Berlusconi e ancor di più il “berlusconismo” con tutte le sue manifestazioni successive (il renzismo ne è una delle tante) il male assoluto del nostro Paese. Perché fino a che lui, da una villa in Sardegna o da un palazzo romano, potrà porre veti o ricattare altre forza politiche quelle leggi che creerebbero giustizia sociale, lavoro e legalità non vedranno mai luce. Io non tollero tutto questo e credo che oggi la condizione necessaria per tirare su il nostro Paese sia far fuori, definitivamente, il berlusconismo».
Goffredo Buccini sul Corriere della Sera ha scritto un commento molto puntuale sulla sortita di Dibba, ricordando la vicenda — riportata dallo storico Johann Chapoutot nel suo libro «La legge del sangue, pensare e agire da nazisti» (Mondadori) — di 18 medici del Terzo Reich che assassinarono con iniezione letale in un reparto pediatrico 56 bambini ebrei «ritenuti malati». «I medici — ha scritto Buccini — si difendono dall’accusa di crimini contro l’umanità sostenendo che quei bambini non erano umani, “erano elementi biologici degradati”. E lo affermano con convinzione, verrebbe da dire in buonafede. Quella buonafede nazista era il male assoluto, il vero inganno del demonio. Buttare l’argomento in commedia all’italiana lo relativizza: ed è una colpa grave». Ma poi, se a Dibba fanno così schifo Berlusconi e il berlusconismo, perché si fa dare i soldi dalla Mondadori che pubblica i suoi libri? Eh già, la rivoluzione costa. Anche in Guatemala.