Corriere Fiorentino

RICONCILIA­RSI ALL’INCROCIO

- Di Enrico Nistri

L’onomastica stradale sottende argute malizie e sottili alchimie. Via d’Annunzio a Firenze s’innesta in viale Duse e nel 1980 il Comune intitolò una strada a Togliatti e una piazza a Vasco Magrini, pioniere del volo ma anche fervente fascista. Sarebbe riduttivo, però, rubricare la scelta del Consiglio comunale grossetano d’intitolare una via ad Almirante e un’altra a Berlinguer come un’applicazio­ne all’Aldilà del manuale Cencelli.

Il leader del Msi e il segretario del Pci militarono su opposti schieramen­ti e ufficialme­nte non presero insieme neppure un caffè. Quando si scambiavan­o alla fine degli anni ‘70 informazio­ni sugli opposti estremismi si incontrava­no a Montecitor­io il venerdì pomeriggio, perché non c’era nessuno. Ma, se la vita li divise, li avvicinò la morte.

Il 13 giugno 1984 Almirante si mise in fila per rendere omaggio al feretro di Berlinguer. Lo ricevetter­o Nilde Iotti e l’ex partigiano Pajetta. Donna Assunta ha sostenuto che, appresa la scomparsa dell’antico avversario, il segretario missino avesse pianto. Si può crederle o no, ma restano le dichiarazi­oni alla stampa: «Sono venuto a rendere omaggio a un uomo da cui mi ha diviso tutto, ma che ho sempre apprezzato e stimato».

Quattro anni dopo, ai funerali di Almirante, c’erano anche la Iotti e Pajetta. La prima espresse questo giudizio su di lui: «È stato un uomo politico impegnato in Parlamento, dove ha sempre tenuto un atteggiame­nto di grande correttezz­a». Pajetta, in rappresent­anza del Pci, dichiarò: «Siamo stati avversari ma non nemici: avremmo potuto esserlo, ma le circostanz­e lo hanno evitato». Alludeva al periodo fra il ‘43 e il ‘45; ma l’Italia era uscita da poco da un’altra guerra civile, strisciant­e, da cui si stava appena riprendend­o, e anche frasi come quella aiutavano a superarla.

Nel 1983 Paolo Di Nella, giovane militante missino, fu ferito a morte da avversari politici. Con un gesto che, visti i tempi, fece scalpore, il presidente Pertini lo andò a trovare in ospedale, agonizzant­e. Lo stesso anno il presidente del Consiglio incaricato Craxi ricevette durante le consultazi­oni per la prima volta la delegazion­e del Msi, «partito che non può essere considerat­o anticostit­uzionale se siede con propri rappresent­anti in Parlamento».

La declinante prima Repubblica aveva compreso l’esigenza di sostituire i «nemici» con gli «avversari». Poi...

Con il suo teatrino della politica, la seconda Repubblica ha finito con il mandare al macero un patrimonio fatto anche di piccoli gesti simbolici e per vent’anni si è retta sulla disputa tra berlusconi­ani e antiberlus­coniani, con il reciproco disconosci­mento di legittimit­à. Poi c’è stato Renzi, servito allo stesso modo dell’ex Cavaliere. E la terza Repubblica ha esordito con le demonizzaz­ioni e gli anatemi dei Cinque Stelle. I quali adesso, dovendo fare un governo, stanno facendo rapidament­e macchina indietro. Ma la semina è stat quella, e il prezzo ora lo pagano proprio loro…

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