Corriere Fiorentino

Il Museo si rinnova: lo spazio-mostre, tour di opere in città

In Santa Maria Novella Apre oggi il museo rinnovato. Installazi­oni permanenti, sale per le mostre, nuove sinergie. L’idea: portare in piazza il muro di Sean Scully

- Chiara Dino

Prove tecniche di Novecento in piazza Santa Maria Novella per rilanciare il Museo vocato al secolo breve portandolo dagli attuali 45 mila visitatori a 55 mila nel 2018. Prove tecniche di Novecento «non solo negli spazi delle ex Leopoldine ma anche in piazza, con incursioni nel contempora­neo a dialogare con la basilica» anticipa Dario Nardella. E c’è un nome: la prima mostra potrebbe essere quella che porterà nel piazzale un muro di Sean Scully per cui si parlava di piazza della Signoria.

Il nuovo corso del Museo Novecento di Sergio Risaliti si caratteriz­za per il dinamismo. Accanto ad alcune nuove installazi­oni permanenti proporrà un programma di mostre di pochi mesi. Oggi la prima parte della rivoluzion­e riguarda l’ingresso, la facciata, il chiostro e il primo piano. Dal 25 maggio anche il 2° e 3° (ora chiusi) li vedremo rinnovati con la collezione Alberto Della Ragione riallestit­a. Ma fermiamoci alle novità dell’oggi. La prima esplode all’ingresso: sulla cancellata del complesso campeggia la scritta «MUSEO», con le lettere a caratteri cubitali in un gioco di colori che include il nero, il giallo, il blu e il rosso. Per ogni lettera un colore e il rimando all’arte del Novecento. Questa installazi­one permanente di Paolo Parisi, segnala ciò che ancora in pochi sanno: oltre quel loggiato c’è un museo. Sempre sulla facciata, un’opera di Remo Salvadori (anche lei destinata a restare): una declinazio­ne della serie Nel momento con un quadrato, in piombo e rame, posto tra le due finestre della facciata. Un’altra installazi­one permanente al centro del chiostro dove campeggia Araba Fenice, una mongolfier­a di Marco Bagnoli: anelito a elevarsi in un luogo, come il chiostro, che evoca già la trascenden­za? Anche nel loggiato ci sono interventi artistici, stavolta effimeri. A destra dell’ingresso ecco un progetto di Laura Andreini che renderà visibili i tavoli di vari architetti. Si parte con quello di Mario Cucinella di cui sono esposti in scala alcuni progetti in corso: dalla Torre di Tirana fino alle torri per il Prater di Vienna. Dal 21 giugno ne arriverann­o di altri. A seguire un grande pannello fa da base per un secondo progetto transitori­o dalla valenza didattica. Ora è la volta de Il Buio. Ai margini della visione in cui, con l’ausilio di foto e testo, fino al 21 giugno, Marco Bazzini esplora come l’arte ha interpreta­to il buio e la luce con citazioni da Taddeo Gaddi, a Magritte o a Hopper. L’ultima fermata nel chiostro è sul lato opposto. Lì c’è la prima di una serie di mostre che, per la curatela di Lorenzo Bruni, indagherà il rapporto tra un artista dell’oggi con del museo. A questo giro il duello è tra il Nudo giallo di Felice Casorati e il progetto espositivo di Ulla von Brandenbur­g che prevede due video e una tenda, quasi un sipario a svelare l’opera di Casorati. Il primo piano ospita un progetto di video arte a cura di Benedetta Bulgari (si parte con 8 lavori sul corpo proiettati senza soluzione di continuità). Nello spazio prima vocato a esporre parte della collezione, c’è la prima bella mostra della serie sui disegni d’artista. Questa, curata di Stefania Rispoli, Eva Francioli e Francesca Neri (fino al 12 luglio), s’intitola Il disegno dello scultore, mette in raffronto le opere grafiche di 7 artisti con alcune loro sculture. Si parte dalle prove simboliste di Adolf Wildt e cubiste di Lipchitz, per inoltrarsi verso i lavori di action painting di David Smith e quelli sul corpo di Louise Bourgeois e di Rebecca Horne. Si chiude con Rachel Whiteread e Luciano Fabro.

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La mostra «Il disegno dello scultore»
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Il Museo Novecento nelle ex Leopoldine si amplia con nuovi allestimen­ti e progetti artistici La direzione artistica è di Sergio Risaliti Oggi apertura al pubblico
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L’installazi­one sulla cancellata esterna con la scritta «Museo» progettata da Paolo Parisi con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti (foto: Cambi/Sestini)

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