«Un candidato no-dem per la sfida a Nogarin»
«Dobbiamo aprirci all’esterno, anche ipotizzando di candidare sindaco qualcuno fuori dal Pd». Alla sfida contro il sindaco M5S Filippo Nogarin manca ancora un anno, ma il portavoce del Pd livornese Andrea Romano traccia già la rotta: «Il voto del 4 marzo ci dice che a Livorno e in Toscana il Pd non è più autosufficiente, è necessario guardare a sinistra e al centro»
«Dopo le elezioni del 4 marzo a Livorno dobbiamo aprirci all’esterno anche ipotizzando una candidatura fuori dal Pd». Andrea Romano, nominato 20 giorni fa portavoce del Pd di Livorno dopo le dimissioni dei segretari comunale e provinciale Federico Bellandi e Lorenzo Bacci, è il primo a parlare della strategia che il partito dovrà seguire in vista delle amministrative del prossimo anno. Per cercare di riconquistare l’ex roccaforte rossa conquistata nel 2014 dal Movimento Cinque Stelle, la linea è creare una coalizione più ampia possibile che si apra a forze di sinistra e moderate allo stesso tempo, con qualche punta di civismo. E per questo sono già stati coinvolti esperti, professionisti e professori universitari per scrivere il programma con cui il Pd si presenterà alle elezioni comunali. «Il voto del 4 marzo ci dice che a Livorno e in Toscana il Pd non è più autosufficiente — spiega il deputato Pd — quindi è necessario fare alleanze e rivolgersi a quella parte di opinione pubblica alla nostra sinistra che non ha votato Pd ma anche a quella moderata che non si riconosce nel sovranismo di Matteo Salvini». E quindi Romano, ad oggi il dirigente più influente nel partito livornese dopo la vittoria nel collegio uninominale, non esclude che alla fine di questo percorso la coalizione che verrà potrebbe trovare la quadra su un candidato civico, magari fuori dai partiti tradizionali. «In questo caso non sarebbe un passo indietro del nostro partito ma un passo in avanti per il bene di Livorno», dice. La strategia dei renziani esposta da Romano però incontra già l’ostilità di quella corrente orlandiana che si oppone all’idea di aprire a forze politiche e associazioni che non siano di centrosinistra. A Livorno quest’area può contare su nomi di peso come l’ex presidente della Provincia Giorgio Kutufà e l’ex candidato sindaco Marco Ruggeri, ma uno dei più combattivi è sicuramente il consigliere comunale Yari De Filicaia, che replica stizzito: «Se qualcuno ha in mente di allargare a destra, io non ci sto. Per cercare i voti del centrodestra in tutti questi anni abbiano annacquato e smarrito la nostra identità e così il 4 marzo molti elettori di sinistra livornesi hanno votato i Cinque Stelle o la Lega». Insomma, nel partito è già guerra aperta: i renziani accusano la minoranza orlandiana di volersi riprendere il partito dopo la sconfitta del 4 marzo mentre dall’altra parte replicano minacciando le barricate al prossimo congresso. Dopo le Politiche e le dimissioni dei vertici locali, infatti, il gruppo consiliare del Pd ha proposto di anticipare il congresso in estate (tra giugno e luglio) per non arrivare impreparati alle elezioni amministrative del maggio 2019. Ma questa tempistica è già saltata, perché il rinvio dell’assemblea nazionale che era prevista oggi a Roma farà slittare la data del congresso nazionale e di quelli locali. Una cosa è certa: renziani e orlandiani si scontreranno a viso aperto per decidere la strategia da adottare nella sfida con Filippo Nogarin, sindaco M5S uscente. «Se qualcuno pensa di guardare fuori dal perimetro del centrosinistra non ha capito nulla — conclude De Filicaia — e a quel punto presenteremo un nostro candidato».