Palazzo Rucellai Una mini-chiesa e le scale segrete
Curiosità araldiche, miti antichi, una chiesetta «grande come due cabine telefoniche» e tantissime storie a Palazzo Rucellai. È stata un successo la seconda visita nella «città nascosta» organizzata per il decennale del «Corriere Fiorentino». Tra le curiosità le scale a chiocciola che nascondevano i passaggi della servitù.
«Posso vedere l’affresco di Paolo Uccello anche se non sono né un giocatore della Fiorentina né uno stilista famoso?». Il secondo appuntamento con le visite alla «Firenze nascosta» che il Corriere Fiorentino dedica ai suoi lettori per i dieci anni di vita del giornale, inizia all’insegna dell’ironia e dello scatto d’anticipo giocato da uno dei visitatori più preparati. Alcuni di loro sono arrivati a Palazzo Rucellai, in via della Vigna Nuova, con le idee molto chiare: «Lei sapeva già che i piani alti di questo palazzo vengono spesso affittati a giocatori o a stilisti, bravo», si complimenta il direttore dell’istituto internazionale di studi Isi Florence, Stefano Baldassarri. E sapeva anche «che Palazzo Rucellai conserva un bellissimo affresco di Paolo Uccello» prosegue rivolgendosi a uno dei 20 avventori del primo turno di visite. «Peccato che non si possa vedere».
Sono stati Stefano Baldassarri e la nostra Daniela Cavini, giornalista e scrittrice, che si sono incaricati di guidare ieri mattina i due turni da 20 lettori ciascuno alla scoperta di questo gioiello architettonico di Leon Battista Alberti. Si passa tra i banchi del consorzio di università americane e australiane, a caccia delle curiosità araldiche, antichi pavimenti, la simbologia dei miti antichi tra Ercole e David, la chiesetta «grande come due cabine telefoniche» incastonata tra le sale dove sono stati battezzati anche gli ultimi tre rampolli Rucellai.
E poi lungo le alterne vicende della famiglia Rucellai legate a doppio filo alle fortune dei Medici, attraverso i pensieri (e i conti da esperto banchiere) che Giovanni Rucellai ci ha fatto pervenire attraverso il suo «zibaldone», dalle cronache dello storico matrimonio tra il figlio di Giovanni, Bernardo Rucellai, e Nannina de’ Medici, sorella di Lorenzo il Magnifico, che suggellò il sodalizio tra le due famiglie. E poi ancora il celebre trattato
De re aedificatoria scritto dall’Alberti di cui il palazzo di via della Vigna è una delle più rappresentative manifestazioni, fino alla costruzione del «quartiere Rucellai» come Daniela Cavini definisce il lembo di città di cui nei secoli la famiglia ha progressivamente preso possesso e che dalla chiesa di San Pancrazio si estende fino a Santa Maria Novella. Non solo storia politica fiorentina e arte rinascimentale: è l’aneddotica sociale la vera arma che Palazzo Rucellai può sfoderare per catturare l’attenzione di chi viene a scoprirne i segreti: «Sapete perché l’Alberti fece costruire tutta una serie di scale a chiocciola piccole e nascoste lungo ogni piano? — Baldassarri e Cavini stimolano e quasi «sfidano» i più colti tra gli astanti a immedesimarsi nella mente dell’architetto — Per nascondere la servitù, numerosissima eppure invisibile agli occhi degli ospiti patrizi, come accadeva per i musicisti stipati in questa specie di soffitta (il dito punta in alto nella Sala delle Muse, ndr). Era un tipico escamotage del tempo: per bilanciare la necessità dei domestici con quella di non farli notare in quanto “la plebe non stava bene”».
Il terzo appuntamento sarà il 27 aprile alla Chiesa San Jacopo di Ripoli in via della Scala. È possibile prenotarsi per le visite di maggio telefonando allo 055-217704 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.