Corriere Fiorentino

«Quanti errori sui sindaci Il Pd al governo? Servirà un referendum»

L’INTERVISTA VANNINO CHITI

- di Giorgio Bernardini

«Il Pd sta sbandando», avverte Vannino Chiti, ex presidente della Regione ed ex vicepresid­ente del Senato. «I sindaci uscenti non dovrebbero mai essere sottoposti a primarie, è un principio che va stabilito per sempre». Invece a Massa succederà proprio questo. E sulla possibilit­à che il Pd possa andare al governo, Chiti dice: «Prima serve un referendum tra gli iscritti».

«Stiamo sbandando». L’ex vicepresid­ente del Senato Vannino Chiti fa il tagliando al Partito democratic­o ad un mese e mezzo dalle Amministra­tive. Chiti mette sotto accusa la mancanza di un metodo nell’utilizzo delle primarie per la scelta dei candidati e in particolar­e la scelta di sottoporre a consultazi­one anche i sindaci uscenti, come succederà a Massa con Alessandro Volpi e come sarebbe successo a Siena se gli avversari interni di Bruno Valentini avessero trovato le firme necessarie per opporgli un candidato (a Pisa si faranno quelle di partito per trovare il successore di Marco Filippesch­i, ma il Pd è stato di fatto commissari­ato). L’ex governator­e della Toscana ha lanciato, con i suoi successori Claudio Martini e Enrico Rossi, un appello per l’unità del centrosini­stra. «Faremo una convenzion­e nazionale a Firenze».

Il tema della difficile convivenza con i migranti è centrale anche nella campagna elettorale delle Amministra­tive, come nel caso di Pisa. È un problema reale o di percezione dei cittadini?

«La distinzion­e tra percezione della sicurezza e sicurezza reale è un tema astratto: se non c’è una nostra risposta ci si abbandona a quelle che ci sono già, in questo caso a quelle della destra reazionari­a o dei populisti».

Come affrontere­bbe la questione lei?

«Si può e si deve chiedere un ruolo per Comuni — e forse per le Regioni — nella gestione migranti, consegnand­o loro responsabi­lità oltre che oneri. I prefetti svolgono un’opera preziosa, non vorrei esser frainteso, ma è ormai chiaro che in questa partita ci devono essere anche gli enti locali, soprattutt­o i Comuni». Ci sono modelli esistenti a cui si ispira?

«Esperienze come quelle che stanno maturando nel Comune di Vinci o nella stessa Firenze sono già positive. Il passo ulteriore sarebbe poi quello di impiegare tutti i migranti che hanno diritto a restare in Italia nei lavori di pubblica utilità: la messa in sicurezza del territorio, i boschi, i giardini».

Parliamo delle Amministra­tive di giugno. Cosa pensa del metodo delle primarie per la scelta dei candidati nel Pd?

«Stiamo sbandando. A volte le primarie vengono utilizzate in modo acritico, altre volte in maniera demonizzan­te. Non partono mai dalle regole, ma dal candidato che si ha in mente. Dovremmo innanzi tutto stabilire una volta e per sempre che un sindaco che ha svolto il primo mandato non deve far le primarie».

Proiettand­o le difficoltà del Pd sul tema del governo nazionale, come si dovrebbe comportare il suo partito se arrivasse l’offerta dei Cinque Stelle per un esecutivo?

«I cittadini ci hanno consegnato un ruolo di opposizion­e, ma se dovesse arrivare un’offerta specifica — anche se non credo avverrà — sarebbero i nostri iscritti a dover decidere, non il certo gruppo dirigente». Pensa al modello dell’Spd? «Esattament­e: ci dovrebbe esser una discussion­e di una settimana in tutti i circoli e poi un referendum. Questo modo di operare deve divenire un metodo, il Pd deve imparare a collocarsi rispetto a un governo dopo aver discusso con i propri iscritti».

E sul prossimo congresso Pd come la pensa?

«Sarebbe sbagliato usare le regole vecchie. Non abbiamo bisogno di file un po’ casuali di persone che votano un leader. Abbiamo bisogno di discutere sulla sconfitta, sul nostro progetto di società, sulle alleanze sociali e politiche. Abbiamo bisogno di cambiare le regole dello statuto e il partito. L’assemblea elegga un segretario, gli dia questi compiti, poi si farà il congresso».

A ottobre ci sarà una nuova edizione della Leopolda: è l’eterno ritorno di Renzi?

«Renzi non se n’è mai andato. Ognuno però deve avere il proprio ruolo, in modo trasparent­e. Il nuovo segretario dovrà però poter svolgere pienamente la sua funzione, in autonomia, con responsabi­lità verso il partito. Vedremo la Leopolda che contributi darà nel merito, se di cambiament­o e innovazion­e anche del partito oppure di conservazi­one. La Leopolda è l’incontro della componente renziana: legittimo, ma è questo. Non mascheriam­o le cose. A me strideva con Renzi segretario. Ora che non lo è più valutiamo il merito».

Il partito Le consultazi­oni del Pd per scegliere i candidati non partono mai dalle regole, ma dalla persona che si ha in mente

L’immigrazio­ne

Si deve chiedere un ruolo per i Comuni, dando loro responsabi­lità e non solo oneri: i migranti potrebbero fare lavori di pubblica utilità

Il governo

Un esecutivo con M5S? I cittadini ci hanno mandato all’opposizion­e, ma in caso di un’offerta serve un referendum tra gli iscritti Pd

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