Corriere Fiorentino

IL RUBINETTO CHE FA BENE ALL’AMBIENTE

- di Alfredo De Girolamo* @degirolamo­a *presidente CIspel Confserviz­i Toscana

Caro direttore, il dilemma sulla consumazio­ne dell’acqua del rubinetto al posto di quella in bottiglia — la cosiddetta «minerale» — sembra apparentem­ente irrisolvib­ile. L’Italia di questo dilemma è protagonis­ta: siamo il Paese europeo che fa maggiore uso di acqua in bottiglia, bevendone ciascuno di noi circa 208 litri l’anno. Siamo i primi in Europa (dove la media è di 106 litri) e i secondi al mondo, dietro ai messicani (con 244 litri).

Il settore dell’acqua minerale italiano è quindi robusto: 2,8 miliardi di fatturato annuo da parte degli imbottigli­atori, 10 se si consideran­o trasporto, stoccaggio, distribuzi­one e tasse. Le industrie dell’acqua minerale hanno i conti in ordine, con Ros (return on sale) del 5 per cento (7 per cento nelle imprese maggiori) e un utile netto annuale di 143 milioni di euro. Il Roe (return on equity) medio è del 10 per cento (per le maggiori il 14 per cento). Un settore molto concorrenz­iale, con 265 marche tra cui scegliere e prezzi molto differenzi­ati. La materia prima, l’acqua, costa poco: solo 2 millesimi di euro per litro, con un gettito di 18 milioni di euro, 13 per cento dell’utile totale delle imprese. Un «canone» riscosso dalle Regioni di cui è ignoto l’utilizzo, che dovrebbe essere destinato alla protezione della risorsa. Un gettito modesto, da molti criticato, e che potrebbe certo essere aumentato molto, così come è stato fatto per i canoni di derivazion­e di tutte le acque pubbliche, generando una «tassazione ambientale» importante, destinata alla protezione dell’acqua, alla difesa del suolo e al rischio idraulico. Il «prelievo» di acqua per uso «commercial­e» non è rilevante quantitati­vamente, e l’effetto ambientale di questo business riguarda soprattutt­o le bottiglie di plastica e l’inquinamen­to generato dal trasporto. In Toscana si sta facendo molto per ridurre consumo di plastica e inquinamen­to, grazie ai molti fontanelli eroganti acqua di qualità, liscia e gasata, presenti un po’ ovunque e che, solo nel 2017, hanno distribuit­o circa 210 milioni di litri di acqua. Una cifra che si traduce in 95 milioni di bottiglie di plastica in meno e in 40 milioni di euro l’anno di risparmi per i cittadini. Numeri possibili grazie all’ingente mole di investimen­ti realizzati in tutti i settori dalle aziende idriche per rendere l’acqua sempre più buona e sicura: ben 215 milioni di euro, dei quali 82 per la depurazion­e e l’adeguament­o delle fogne e del sistema acquedotti­stico. Soldi spesi in favore di un servizio evidenteme­nte apprezzato, almeno guardando i dati della customer satisfacti­on 2017 di Ait (Autorità Idrica Toscana), che stima nel 56 per cento i toscani che preferisco­no l’acqua dell’acquedotto a quella acquistata nei supermerca­ti. Una crescita esponenzia­le partita dal 40 per cento rilevato nel 2009 e proseguita negli anni successivi — 44 per cento nel 2010, 51 per cento nel 2014, 53 per cento del 2016 — e che auspichiam­o non si fermi, per il bene dell’ambiente.

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