IL RUBINETTO CHE FA BENE ALL’AMBIENTE
Caro direttore, il dilemma sulla consumazione dell’acqua del rubinetto al posto di quella in bottiglia — la cosiddetta «minerale» — sembra apparentemente irrisolvibile. L’Italia di questo dilemma è protagonista: siamo il Paese europeo che fa maggiore uso di acqua in bottiglia, bevendone ciascuno di noi circa 208 litri l’anno. Siamo i primi in Europa (dove la media è di 106 litri) e i secondi al mondo, dietro ai messicani (con 244 litri).
Il settore dell’acqua minerale italiano è quindi robusto: 2,8 miliardi di fatturato annuo da parte degli imbottigliatori, 10 se si considerano trasporto, stoccaggio, distribuzione e tasse. Le industrie dell’acqua minerale hanno i conti in ordine, con Ros (return on sale) del 5 per cento (7 per cento nelle imprese maggiori) e un utile netto annuale di 143 milioni di euro. Il Roe (return on equity) medio è del 10 per cento (per le maggiori il 14 per cento). Un settore molto concorrenziale, con 265 marche tra cui scegliere e prezzi molto differenziati. La materia prima, l’acqua, costa poco: solo 2 millesimi di euro per litro, con un gettito di 18 milioni di euro, 13 per cento dell’utile totale delle imprese. Un «canone» riscosso dalle Regioni di cui è ignoto l’utilizzo, che dovrebbe essere destinato alla protezione della risorsa. Un gettito modesto, da molti criticato, e che potrebbe certo essere aumentato molto, così come è stato fatto per i canoni di derivazione di tutte le acque pubbliche, generando una «tassazione ambientale» importante, destinata alla protezione dell’acqua, alla difesa del suolo e al rischio idraulico. Il «prelievo» di acqua per uso «commerciale» non è rilevante quantitativamente, e l’effetto ambientale di questo business riguarda soprattutto le bottiglie di plastica e l’inquinamento generato dal trasporto. In Toscana si sta facendo molto per ridurre consumo di plastica e inquinamento, grazie ai molti fontanelli eroganti acqua di qualità, liscia e gasata, presenti un po’ ovunque e che, solo nel 2017, hanno distribuito circa 210 milioni di litri di acqua. Una cifra che si traduce in 95 milioni di bottiglie di plastica in meno e in 40 milioni di euro l’anno di risparmi per i cittadini. Numeri possibili grazie all’ingente mole di investimenti realizzati in tutti i settori dalle aziende idriche per rendere l’acqua sempre più buona e sicura: ben 215 milioni di euro, dei quali 82 per la depurazione e l’adeguamento delle fogne e del sistema acquedottistico. Soldi spesi in favore di un servizio evidentemente apprezzato, almeno guardando i dati della customer satisfaction 2017 di Ait (Autorità Idrica Toscana), che stima nel 56 per cento i toscani che preferiscono l’acqua dell’acquedotto a quella acquistata nei supermercati. Una crescita esponenziale partita dal 40 per cento rilevato nel 2009 e proseguita negli anni successivi — 44 per cento nel 2010, 51 per cento nel 2014, 53 per cento del 2016 — e che auspichiamo non si fermi, per il bene dell’ambiente.