Senza governo né idee: cos’è cambiato in 50 giorni
Sono passati 49 giorni dalle elezioni politiche e in 49 lunghi giorni, molti meno dei 171 serviti in Germania per formare il quarto governo Merkel, beninteso, non si è parlato di niente. Niente programmi, niente confronti sulle idee, soltanto divieti e veti armati. Qualcuno saprebbe indicare una discussione di merito fra leader e partititi avvenuta negli ultimi 49 giorni? Sappiamo soltanto che Salvini e Di Maio hanno trovato «sinergie istituzionali», che a Berlusconi fanno schifo i Cinque Stelle («A Mediaset li prenderei a pulire i cessi»), che Di Maio usa le sentenze di primo grado, come quella sulla presunta trattativa Stato-Mafia, per fare scouting politico fra gli avversari e separare la Lega da Forza Italia. E sappiamo anche un’altra cosa: i presunti vincitori delle elezioni, soprattutto il M5S, non capiscono le dinamiche di un sistema proporzionale. Il partito di Di Maio nelle sue varie offerte indistinte a Lega e Pd, come se stesse mettendo in affitto una casa e non preparando un «contratto» di governo, pensa di essere Catherine Deneuve, pensa di aver preso il 51% e pretende di imporre presidenti del Consiglio e squadra dell’esecutivo. Il che è surreale, così come è surreale che chi ha fondato un partito sul «vaffanculo» scopra oggi, ma solo per convenienza, sensibilità istituzionali, responsabilità atlantiche, dialoghi necessari, bon ton democratico, la mano davanti alla bocca quando si starnutisce. Surreale che chi usa «giornalai» come insulto si adonti per la frase di Berlusconi sui pulitori di cessi.
Con queste premesse si apre un’altra settimana di trattative, forse non definitive. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo aver dato l’incarico di esploratore alla presidente del Senato Elisabetta Casellati per verificare una possibile intesa fra centrodestra e M5S (tentativo fallito) potrebbe fare il bis dando un nuovo incarico a Roberto Fico, presidente della Camera, per verificare se sia possibile un accordo fra il Pd e M5S. Il tentativo sarebbe legittimo, anche perché l’ipotesi che adesso Cinque Stelle e Lega trovino la forza per stare insieme ha come effetto principale la rottura del patto di coalizione fra Berlusconi e Salvini. Domanda: Salvini può permettersi di sfasciare il centrodestra sul serio, quando ha ancora tutto da guadagnarci? Può egemonizzarlo, diventarne il capo a tutti gli effetti. Ma se il segretario leghista rompesse definitivamente —c’è chi pensa che questo sia in realtà il sogno segreto del Cav., che così si libererebbe dal giogo sovranista per ristabilire un rapporto con il Pd — tornerebbe a essere solo il capo di un partito che vale quasi il 18%.
Comunque, l’incarico a Fico apre scenari nuovi nei quali il Pd torna in gioco. Nel partito un tempo guidato da Matteo Renzi da giorni si discute che cosa fare. Alcuni sostengono, persino tra i renziani della prima ora (come Alfredo Bazoli), che il Pd possa ragionare su un’alleanza di governo con M5S, previo accordo fondato su alcuni punti. Altri invece accetterebbero soltanto un eventuale governo del presidente. E non è escluso che alla fine ci si possa arrivare. «Va bene volare alto, il modello tedesco, eccetera. Ma in Germania la Spd si è fatta convincere a governare con il partito di Adenauer, Kohl e Merkel, mentre da noi il Pd dovrebbe sostenere l’Opa sul governo di un’azienda privata. Non mi sembra esattamente la stessa cosa», dice Giuliano da Empoli, secondo cui l’unica possibilità per governare con il M5S è un esecutivo del presidente. Stefano Ceccanti, deputato Pd, lo chiama «governo atlantico» con «Pd, M5S e Fi»: «Non sarebbe un governo politico. Mattarella d’altronde potrebbe dire: io ho fatto di tutto, adesso mi rivolgo alle persone responsabili. Come potrebbe il M5S dire di no? Ci sarebbero le convergenze parallele di tutti gli atlantici… All’opposizione resterebbero solo i leghisti, che sono pro-Putin». Naturalmente, prima dovrebbe affondare la trattativa Salvini-Di Maio e ci dovrebbe essere l’incarico a Fico, poi il Pd «dovrebbe trovare il modo di dire un no argomentato a Fico senza rompere i rapporti e quindi senza precludere il governo del presidente». Non è chiaro tuttavia come dei partiti che finora non hanno riconosciuto alcun tipo di dignità all’avversario possano stare insieme in un governo «di tutti». Potrebbero bastare gli appelli del Quirinale al «senso di responsabilità»?
In queste settimane di trattative non ci sono state discussioni di merito Sappiamo solo che Salvini e Di Maio hanno trovato «sinergie» e che a Berlusconi fanno schifo i 5 Stelle