Cattelan: «Più studente che prof»
C’è anche la sua lapide nell’ironico cimitero degli artisti ideato con gli allievi di Carrara Domani sarà professore onorario dell’Accademia di Belle Arti: «Ma io mi sento più studente»
Riposano uno accanto all’altro nella pace eterna dell’arte: il membro del David di Michelangelo e la vernice gocciolante di Banksy, l’albero della vita di Gustav Klimt e la «salma d’artista», non più merda, di Piero Manzoni; e ancora la «fontana» di Lucio Fontana e quella di Duchamp — che però è un orinatoio —, l’orecchio di Van Gogh e la reputazione da bad boy di Damien Hirst salutato anche dal suo «macellaio». Morti o vivi non importa, Maurizio Cattelan e gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Carrara li hanno «uccisi» tutti e messi
Ciò che può essere terribile non è la morte ma la vita delle persone fino alla morte Molti la trascorrono nella paura invece di vivere
a riposo nel giardino di Palazzo Cybo Malaspina, prontamente trasformato in cimitero.
L’idea è dello stesso Cattelan, che ha pure preparato la sua stessa tomba con tanto di «dolore più grande» in epitaffio, quello di «lasciare l’amico caro e fedele» a quattro zampe. Vaticinando anche la data del suo decesso: martedì prossimo. C’è anche la donna che ha fatto del suo stesso corpo un’opera d’arte, Marina Abramovic, «uccisa dalla sua stessa arte», affinché potesse rimanere un «oggetto per l’eternità». Non poteva mancare nemmeno Magritte, il cui epitaffio, parafrasando la celebre pipa, non poteva che essere «questa non è una bara».
La vena ironica è feroce: si intitola Eternity ed è l’ultima provocazione intellettuale del principe dei provocatori, l’artista italiano più quotato al mondo. Installazione che sarà inaugurata domani alle 15.30 per l’inizio dell’anno accademico dell’Accademia (parte della mostra è anche dentro l’istituto) occasione nella quale Cattelan riceverà il titolo di professore onorario in scultura e lo chef Massimo Bottura il diploma honoris causa: «Non credo che l’eternità sia l’opposto di morte, ma piuttosto un suo sinonimo; la morte è davvero per sempre — ci racconta l’artista a poche ore dall’inaugurazione — Quello che dobbiamo chiederci è: c’è vita prima della morte?». La domanda ha sapore politico oltre che esistenziale: «La maggior parte delle persone sembra aver così tanta paura, dello straniero, della diversità — continua Cattelan — che trascorre i giorni nel terrore invece di vivere realmente. Ciò che può essere terribile non è la morte, ma la vita delle persone fino alla morte: ci vuole lo stesso impegno a trascorrere una vita miserabile o una soddisfacente».
Ha chiesto agli studenti di esprimersi sulla ritualità funebre e la morte. Ha selezionato venti opere premiandole con altrettante borse di studio da 1.500 euro l’una per un totale di 30 mila euro da lui stesso donati. «Non ho mai pensato di potermi mettere in cattedra, mi vedo sempre più vicino al ruolo dello studente che del professore — prosegue — L’unico insegnamento che posso dare è che non si smette mai di imparare». Per Carrara è un ritorno quello dell’artista stabilmente legato a New York. Lui e Luciano Massari, direttore dell’Accademia, sono amici da dieci anni, a partire dalla celebre mostra di Bregenz, quella con i nove morti «insaccati» nei lenzuoli, la prima di Cattelan in marmo di Carrara. Seguita poi da tanti capolavori, non ultimo il celebre dito medio L.O.V.E. in piazza della Borsa a Milano. «Ha sdoganato il marmo in maniera ufficiale anche per l’arte contemporanea», lo ringrazia Massari. «Dopo di lui tanti grandi artisti si sono avvicinati a noi».
Ci guarda da New York e «percepisco un interesse crescente verso l’Italia e i suoi artisti, e molta più dinamicità interna alle principali istituzioni, in un certo senso». Pensa anche alla riforma Franceschini plaudendo al «giro di boa di questi ultimi anni alla direzione di molti musei italiani, con nomine di direttrici e direttori che mi sembra possano rinfrescare molto il panorama». Anche se «il problema è sempre il reperimento dei fondi necessari a sostenere gli artisti». Ma guarda con sospetto e timore all’Italia uscita piena di incertezze dalle urne del 4 marzo, definendo «interessante e inaspettata per certi aspetti» la situazione politica perché «quello che era un movimento antisistema è diventato il primo partito politico italiano». Ma d’altro canto anche «disastrosa: innanzitutto perché molti hanno votato sulla spinta di paura e odio e questo non è mai un buon segno». E poi «sono passati quasi due mesi e siamo ancora senza un governo. Non penso che possiamo permetterci di stare nel pantano dell’indecisione ancora molto a lungo».
Ma Cattelan guarda anche a Firenze, dove molti suoi colleghi come Jan Fabre, Jeff Koons e Urs Fischer hanno diviso l’opinione pubblica e fatto discutere con le loro opere in piazza della Signoria «in dialogo» con la Firenze rinascimentale: «Non ho nulla in contrario alla convivenza di opere di arte contemporanea con capolavori dell’antichità — ci risponde, sollecitato sul dibattito che da anni accende Firenze — Penso che sia importante però che queste installazioni non diventino simili a eventi fieristici nella dinamica in cui vengono proposti al pubblico». Per l’installazione di L.O.V.E. davanti alla Borsa di Milano «ho ottenuto di donare l’opera alla città per 90 anni, e sinceramente spero che ci rimanga anche oltre. Se le opere di arte pubblica devono entrare a far parte del panorama urbano è importante che non siano vissute come elementi provvisori, di passaggio, ma come patrimonio cittadino».
Non sono contro il dialogo tra l’arte di oggi con i capolavori del passato Importante è che le installazioni non diventino simili a eventi fieristici
Percepisco un interesse crescente verso l’Italia e i suoi artisti e molta più dinamicità interna alle istituzioni Le nomine dei nuovi direttori mi sembra che possano rinfrescare molto il panorama