«La mia parrocchia nel mirino di baby gang»
Isolotto, l’allarme di don Piero: danneggiano, bestemmiano in chiesa, cacciano i più piccoli
«Va avanti così da un anno». Don Piero Sabatini non ne può più. La sua parrocchia all’Isolotto è ormai preda di due baby gang che, dopo il rifiuto del prete di concedergli il campetto da calcio («lo rovinavano») ora hanno preso di mira anche i fedeli che frequentano la chiesa.
«Va avanti così ormai da un anno», dice con rassegnazione don Piero Sabatini, parroco della chiesa Beata Vergine Maria Madre delle Grazie, all’Isolotto. Il riferimento è ad alcune «bande» di adolescenti che da tempo gravitano intorno alla piazza. «Ci sono due gruppi — prosegue don Piero — Il primo è formato da ragazzini dai 12 ai 14 anni. Arrivano verso le 15 e si mettono a giocare a calcio sul lato sinistro del sagrato, vicino alla rampa per i disabili». Uno spazio che il branco ha fatto suo, con ripetuti atti di bullismo verso gli anziani: «Vecchiaccio, p .... : lanciano offese di ogni genere a chi entra in chiesa». Un comportamento che, secondo don Piero, vuole essere una rappresaglia per la preclusione all’utilizzo del campino di calcio della parrocchia: «Quando gli è stato concesso hanno dimostrato di non meritarselo: sigarette spente sull’erba sintetica, prepotenza dopo la messa delle 10 la domenica, quando cacciavano i più piccoli…».
E così la vendetta si consuma a forza di pallonate: «Spesso — spiega il prete — la palla supera il cancello, arrivando alla segreteria della parrocchia. Una volta, una volontaria, vedendoli scavalcare ha provato a sgridarli. Non l’avesse mai fatto: uno si è aggrappato alle inferriate della finestra, lanciandoci poi contro un vaso. Meno male c’erano le sbarre». Gli spregi sono di ogni genere: «Durante la messa delle 18 entrano in chiesa bestemmiando. Verrebbe voglia di dimenticarsi di essere un prete e prenderli a calci». Ma la comitiva dei più giovani non è l’unica nei paraggi: «Quelli più grandi, sui vent’anni, la notte si radunano sotto la tettoia, tra le due cappelline, lasciando bottiglie di birra vuote, urina, vomito…».
Un andazzo di profondo disagio sociale, sfociato nel vandalismo: «Prima di Pasqua qualcuno ha divelto due sbarre della ringhiera della rampa, usandole per forzare la cappellina di sinistra, dove c’era il materiale del presepe e le scatole del mercatino di Natale: l’hanno devastata. Quando ero giovane io, la bischerata più grossa era rubare i cocomeri in campagna». Soluzioni, al momento, non ce ne sono: «Il presidente di Q4 Mirko Dormentoni sa tutto: vengono inviate pattuglie della Municipale a controllare, ma servono a poco. Abbiamo contattato una cooperativa di educatori di strada per tentare di fargli gestire il campo con delle regole. E dire che i giovani rifugiati del gruppo Ceis ci giocano senza mai dare problemi».
Anche sulla pagina Facebook «Sei dell’Isolotto se…» un babbo lancia l’allarme: «Oggi hanno mandato via di prepotenza mio figlio dalla chiesa». Qualcuno cerca giustificazioni: «Sono dei maleducati, ma cosa gli offre quartiere? Zero. Non si può combattere l’emarginazione costruendo una gabbia». «Sono una mamma di uno dei ragazzi. Hanno solo detto al bambino di giocare più in là. Non sono delinquenti», scrive una signora in difesa dei presunti bulli. Proprio uno di loro interviene nel post: «Sono favole quelle che quando passano le vecchiette gli tiriamo il pallone addosso, noi giochiamo solo a calcio-tennis».
Il conflitto «Loro hanno rovinato il campetto, così l’ho chiuso a chiave. Ed è iniziata la rappresaglia»