Il bivacco conquista Borgo La Croce Tappi da orecchie nei kit degli hotel
«Birra e panini ovunque, qui non si vive più». E qualcuno cambia casa dopo 36 anni
«Si prega di lasciare libero il passaggio»: il cartello, in italiano e inglese, è stato affisso davanti al portone di un palazzo in Borgo La Croce. La mala movida si allarga senza controllo anche in Sant’Ambrogio e i residenti sono stremati dai bivacchi. Chi può scappa via, chi è costretto a restare in città prova a sopravvivere alzando il volume della tv a coprire il caos. O si mette i tappi per le orecchie: come quelli che gli hotel di lusso hanno ormai inserito nei loro kit da camera.
«Si prega di lasciare libero il passaggio». Il cartello, scritto a caratteri cubitali in italiano e inglese, non è stato affisso davanti a un passo carrabile o a un garage ma davanti al portone di un palazzo in Sant’Ambrogio, in Borgo La Croce per essere precisi. Sono stati i residenti del civico 51, dopo mesi di arrabbiature e discussioni a incollarlo sul portone d’ingresso: «Ma è servito a poco — dicono — La notte qui sono bivacchi ovunque, cibo, bottiglie. Per entrare o uscire di casa bisogna sempre litigare con qualcuno». E così per metà settimana — dal giovedì al sabato — chi può scappa via fuori Firenze, chi invece è costretto a rimanere in città prova a sopravvivere tappandosi in casa, oppure alza il volume dello stereo e della tv a coprire il caos di fuori. La mala movida che si sta allargando, in modo incontrollato e a macchia d’olio, anche nelle strade di Sant’Ambrogio.
«Qui, da quando sono arrivati i bar e i vinaini non si vive più — il j’accuse — dalle 18,30 a notte fonda vanno in scena bivacchi, schiamazzi, risse. Non ne possiamo più, qualcuno ci deve aiutare. Abbiamo chiesto decine di volte l’intervento delle forze dell’ordine senza risultati». E allora ecco che anche Borgo La Croce, una volta considerata zona di tranquillità nel caos di Sant’Ambrogio, si sta pian piano spopolando: i vecchi residenti fuggono via verso i quartieri residenziali e la periferia. Co- me Vincenzo che, dopo averci abitato per trentasei anni ha deciso «con grande sofferenza» di trasferirsi il più lontano possibile, in piazza Leopoldo. «Stavo diventando pazzo — racconta — perché la mia vecchia casa da un lato affacciava sul mercato di Sant’Ambrogio, dove alle 5 del mattino iniziano a lavorare, e dall’altro su Borgo la Croce, dove di notte accade di tutto. Neanche i doppi vetri mi hanno aiutato: il venerdì e sabato notte sembrava che avessi le persone in casa. Da tre anni vivevo rinchiuso nella mia abitazione, non aprivo più neanche le persiane. E per il ricircolo d’aria sono stato costretto a montare un condizionatore».
A rendere difficile la vita di chi ci abita è il tratto di Borgo La Croce tra via della Mattonaia e via dei Macci. Dei problemi della strada e dei suoi residenti se n’è fatto carico il comitato «Manoiquandosidorme». Il risultato? «Nessuno». «Da tardo pomeriggio a notte inoltrata quel punto è completamente intasato da centinaia di persone che mangiano e bevono, seduti ovunque: per terra, sulle auto, sugli ingressi dei palazzi, in piedi — scrive in una nota il comitato — Non ci sono regole, tantomeno vengono rispettate quelle relative all’igiene, dato che lì non è rara la presenza di topi e scarafaggi che vengono fuori dalle fognature per nutrirsi di tutto ciò che viene lasciato per strada». Per non parlare del rumore insopportabile sparato dalle casse dei locali «e che costringe le persone a lasciare le abitazioni, ora quasi tutte affittate ai turisti».
Il comitato« Mano i quandosi dorme» punta il dito contro l’ amministrazione comunale «per il suo lassismo» e contro i titolari di bar, paninoteche e vinerie «che sforano continuamente i limiti delle emissioni rumorose imposti dalla legge. Borgo La Croce oramai è a uso e consumo dei locali anziché spazio pubblico. In tutto ciò — conclude il comitato dei residenti — dei vigili nemmeno l’ombra. Sarà perché si riposano dal duro lavoro della mattina quando, a gruppi, vanno nel giardino di piazza D’Azeglio per multare chi ha il cane senza guinzaglio».