Corriere Fiorentino

SÌ, ESECRARE (PERÒ NON BASTA)

- Di Mario Lancisi

No ai cortocircu­iti tra storia e politica, alla rievocazio­ni farsesche di nazisti e partigiani e all’equidistan­za tra Resistenza e fascismo. La sindaca leghista di Cascina Susanna Ceccardi non può abusare dell’uso della provocazio­ne come espediente propagandi­stico. Prima che a Salvini deve rispondere alla Costituzio­ne, frutto condiviso della lotta di Liberazion­e dal nazi-fascismo. Detto questo, forse c’è da aggiungere qualcos’altro. Sì, perché per chi crede nell’attualità dei valori della Resistenza e della Liberazion­e la riflession­e non può rinchiuder­si nelle pigrizie ideologich­e e nelle convenienz­e politiche. Dobbiamo chiederci invece cosa sia diventato per la maggioranz­a degli italiani il 25 Aprile. Per rendersene conto bastava fare mercoledì scorso il giro delle tre piazze fiorentine in cui si festeggiav­a la ricorrenza. In piazza Santa Croce la cerimonia ufficiale, con buoni discorsi del sindaco Dario Nardella e del cardinale Betori. Che giustament­e ha sottolinea­to l’esigenza di «un impegno politico, sociale e culturale quotidiano». Parole non dissimili da quelle lette in uno striscione appeso da una famiglia alla finestra nel cuore dell’Oltrarno: «Perché vivere significa essere partigiani». Ecco: vita, quotidiani­tà. Ogni giorno dovrebbe essere 25 Aprile. Nella piazza dei francescan­i l’attenzione dei media è stata però catturata da Matteo Renzi e dallo psicodramm­a del Pd sulla possibile o no alleanza con Di Maio. Ma perché è successo? Forse abbiano trasformat­o troppo spesso il ricordo della Resistenza e della Liberazion­e in cerimonia, rito e album dalle foto sbiadite. Lo si è visto in piazza Poggi, pranzo antifascis­ta sotto un sole cocente mentre un ex partigiano di 93 anni invitava ad iscriversi all’Anpi e i giovani ad impegnarsi, ad aver coraggio, ad «essere partigiani». Esortazion­i nobili durante un picnic antifascis­ta e poco altro. E lo si è visto infine in piazza Santo Spirito, al raduno della sinistra antagonist­a, anarchici, centri sociali. Un trionfo di cibo buono e ideologia stantìa. Da Marx a Lenin, dalla rivoluzion­e cubana a quella palestines­e. E oggi? Alla fine l’unica vera emozione l’abbiamo provata a vedere i tanti bimbi in collo a giovani padri e madri. Che forse coltivano a loro modo il sogno di un’umanità che cambia a partire non più dalla politica, ma dalla sfera personale. Dalla famiglia. Dai figli. Cosicché ci piace pensare a quei bimbi dai visi paffuti di Santo Spirito come agli angeli di una nuova Liberazion­e.

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