Movida, Nardella chiama i prof
La risposta all’appello per salvare il centro: «Parliamone a Palazzo Vecchio»
La proposta di professori e intellettuali per evitare il «rischio Venezia» raccoglie l’attenzione del sindaco Dario Nardella, che ieri ha dato la disponibilità ad invitarli ad un incontro per confrontare «dati e opinioni» sul futuro della città: «Cari professori, grazie per questa lettera, ne approfitto per invitarvi a Palazzo Vecchio».
Salvare il centro storico dal «rischio Venezia», mettendo un freno all’invasione dei turisti e degli Airbnb, alla movida selvaggia, alla fuga dei residenti, alla chiusura dei negozi di vicinato. Con una proposta forte: creare un quartiere fuori dal centro per i locali notturni. La proposta di undici professori e intellettuali raccoglie l’attenzione del sindaco Dario Nardella, che ieri ha dato la disponibilità ad invitarli ad un incontro per confrontare «dati e opinioni» sul futuro della città: «Cari professori, grazie per questa lettera, ne approfitto per invitarvi a Palazzo Vecchio», ha annunciato.
Ma il Comune sembra orientato a una soluzione fatta di tanti interventi mirati. A spiegarlo è l’assessore allo sviluppo economico Cecilia Del Re: «Stiamo affrontando il tema di come i flussi turistici possano cambiare il volto di Firenze, rischiando di snaturarlo. Col regolamento Unesco abbiamo bloccato per tre anni l’apertura di ristoranti, bar e gelaterie. I risultati si leggono dall’ultimo rapporto di Tecnocasa: gli affitti dei fondi commerciali, dopo anni, hanno smesso di crescere». Sulla movida, Del Re, spiega che sarà ripetuto e all’allargato l’esperimento dell’estate scorsa, con l’apertura dei locali sui lungarni Colombo e del Tempio: «È stato un successo che ha dato fiato al centro. Quest’anno amplieremo l’offerta col Parterre e con l’area Pettini».
Due anni fa, invece, non era andata in porto la delocalizzazione estiva dei locali del centro alle Cascine: l’idea di trasformare il Tamburello in una discoteca si era scontrata con problemi tecnici. Così Del Re spiega che il Comune studierà nuove possibilità per riproporre (altrove) quell’idea.
Quanto alla stretta sugli Airbnb, invece, «servono norme nazionali». Anche il rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei, commenta la lettera dei professori: «Le città non sono solo musei e mangificio, devono vivere. E sulla vita notturna credo serva equilibrio, per una convivenza civile tra chi vive la notte e i residenti che hanno diritto a dormire». A Venezia, la città che pur è presa a modello da non imitare, il Comune pensa a una svolta radicale: «È arrivato il momento — spiega l’assessore veneziano al turismo, Paola Mar — di delocalizzare la movida da Campo Santa Margherita Come? Trasferendo tutto ciò che è divertimento ai margini della città, ci sono decine di luoghi in cui i giovani possono divertirsi senza infastidire nessuno». Venezia ha già avviato i briefing con l’Autorità portuale e ha fatto un investimento da 9 milioni di euro per un’area concerti sulla terraferma. Ovvero fuori città.