Pechino non gradisce: via la bandiera del Tibet
Il consolato infastidito, la fiera dell’Artigianato corre ai ripari ed evita l’incidente diplomatico
La bandiera del Tibet non c’è più. È bastata una telefonata dal consolato cinese che «molto gentilmente» — riferiscono alla fiera — ha chiesto che venisse rimossa in quanto non rappresenta un Paese. E così, alla mostra dell’Artigianato, per evitare un incidente diplomatico internazionale, ha subito rimosso il vessillo.
Il consolato cinese gli ha «chiesto gentilmente» di togliere la bandiera tibetana dal tetto del Padiglione Spadolini. E loro — spiegano dalla Mostra dell’Artigianato — lo hanno fatto, per evitare problemi e incidenti diplomatici. Anche i tibetani stessi, presenti in fiera con uno stand e una rappresentanza, hanno capito la situazione. Non erano contenti, anzi si sono dichiarati molto dispiaciuti, ma sono anche ben consapevoli di cosa pensano i cinesi e — hanno confermato dalla fiera — hanno alzato le spalle e hanno accettato la decisione. Il clima — aggiungono — è rimasto sereno.
Alla Fortezza da Basso si è consumata ieri la seconda gaffe in una manciata di giorni: prima le polemiche per la rappresentazione di «scene violente di guerra» di fronte all’installazione all’interno dell’area dedicata al Vietnam, Paese ospite di questa edizione, con alcuni manichini raffiguranti soldati americani morti. Polemiche affrontate e risolte con un cartello che avverte che tali scene potrebbero «turbare la sensibilità».
Ora tocca all’ennesimo caso Cina-Tibet, con i rappresentanti della Repubblica Popolare insofferenti all’esposizione della bandiera di un paese non riconosciuto a livello internazionale (nemmeno dall’Italia) ma che ha saputo attirare molte simpatie in tutto il mondo per la propria condizione di difficoltà dopo che l’occupazione militare degli anni Cinquanta li ha portati a vivere da mezzo secolo all’interno dei confini nazionali cinesi.
Gli stand, e di conseguenza le bandiere esposte, non rappresentano gli stati ma i territori, spiegano da Firenze Fiera. La mostra non è un contesto di politica internazionale ma un contesto economico. Per questo inizialmente era stata inserita anche la bandiera tibetana, conseguentemente allo stand. Ma dal punto di vista cinese la presenza del vessillo è stata interpretata come il riconoscimento da parte dell’azienda che organizza la Mostra dell’esistenza del paese Tibet, e non della realtà culturale territoriale e del suo artigianato.
Da questo «equivoco», specificano in Fortezza, è scaturito quello che sarebbe potuto diventare un piccolo incidente diplomatico. Sarebbe potuto ma alla fine non è successo, perché in Mostra hanno immediatamente ottemperato alle richieste cinesi, senza opporre argomenti contrari.