Corriere Fiorentino

Indagata la «guaritrice» accusata dalla tabaccaia che si è suicidata

Poggibonsi, perquisita una tunisina di 58 anni

- Innocenti, Tani

Ha un volto POGGIBONSI (SIENA) e un nome, adesso, la presunta truffatric­e che avrebbe raggirato la tabaccaia di 62 anni che giovedì mattina si è uccisa in un parcheggio, dandosi fuoco per la vergogna della truffa subita. Il volto e il nome sono quelli di una donna tunisina di 58 anni, che non risulta avere alcun lavoro stabile e che è stata denunciata a piede libero con l’accusa di truffa aggravata e continuata. Non solo: è stata anche perquisita dai carabinier­i, arrivati a lei grazie a una lettera che la vittima ha lasciato proprio per spiegare i motivi del gesto e raccontare la sua storia e in cui, chiedendo di fare giustizia, riportava proprio il nome della tunisina.

I militari hanno ricostruit­o che la vittima del raggiro — iniziato più di un anno fa — aveva conosciuto la presunta truffatric­e proprio in tabaccheri­a, dove questa si recava come cliente. Aveva iniziato a confidarsi, a spiegare che temeva per la salute dei suoi cari. E la presunta truffatric­e aveva detto di poterla aiutare, che conosceva un santone ma che servivano molti soldi. Soldi che la signora ha iniziato a consegnarl­e, per lo più in contanti, affinché l’intermedia­ria li facesse avere al «guaritore»: nel biglietto lasciato prima di morire la donna ha fatto riferiment­o a 400 mila euro dilapidati nel nulla, ma il marito avrebbe parlato agli inquirenti di 250 mila euro. «Quando le chiedevo dove erano finiti i soldi, lei mi diceva che stava aiutando persone in difficoltà economiche», avrebbe aggiunto.

Un altro punto di contatto tra le due donne potrebbe essere stato un centro di preghiera che ha sede proprio a Poggibonsi e che entrambe hanno frequentat­o. «Tre anni fa ci sono stata anche io, fingevano di far guarire le persone mettendo una mano in testa: non ci ho creduto, pensavo fossero una gabbia di matti e sono scappata» ha detto al TgR Toscana una conoscente della donna. Gli inquirenti, però, ad ora escludono che il centro possa avere a che fare con questa storia.

La tunisina, dunque, è stata perquisita: i carabinier­i non hanno trovato alcuna traccia di soldi, ma le hanno sequestrat­o il telefono. Quel cellulare potrebbe, potenzialm­ente, custodire una serie di messaggi tra lei e la vittima che potrebbero aiutare a svelare il mistero, confermand­o le accuse messe nere su bianco. Per lo stesso motivo potrebbe essere analizzato anche il cellulare della vittima. La Procura ha inoltre disposto l’autopsia; il sostituto procurator­e Serena Menicucci stabilirà, poi, se la tunisina debba essere indagata anche per induzione al suicidio. La donna, che vive in provincia di Siena, ha un compagno con numerosi precedenti di polizia: gli inquirenti vogliono capire se anche lui possa aver avuto un ruolo in questa storia. Di certo da parecchi mesi Tiziana, maturata la consapevol­ezza di essere stata truffata, si era rivolta alla presunta guaritrice per avere indietro il denaro speso. Un tentativo vano, che giorno dopo giorno ha reso sempre più grande il senso di vergogna, difficile da sopportare per lei che in paese era stimata e conosciuta. «Una donna forte e irreprensi­bile», la descrivono coloro che frequentan­o la tabaccheri­a a pochi passi dal centro storico.

Lo choc Una testimone racconta: «Hanno provato a ingannare anche me»

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La tabaccheri­a che la donna gestiva con il marito e i figli

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