Corriere Fiorentino

«Il popolo della notte può traslocare Le soluzioni ci sono»

- Antonio Passanese

«La movida è radicalmen­te incompatib­ile con la residenza. Le amministra­zioni hanno il dovere di cercare soluzioni alternativ­e». Per il giurista Giuseppe Losappio — docente all’Università di Bari e consiglier­e nazionale del coordiname­nto “No Degrado e Mala Movida” — quella contro il rumore molesto e l’abuso di alcol nelle piazze e nelle strade delle città italiane, è una crociata in cui tutti dovrebbero impegnarsi perché «il diritto alla salute dei residenti prevale su ogni interesse». Losappio ha girato il mondo e si è reso conto di come gli altri Paesi stanno cercando di risolvere il problema della movida. «Su Firenze ho la mia personale ricetta».

Quale?

«Naturalmen­te tutto dipende dalla volontà della politica. Ma credo che se il Comune facesse un progetto serio, e non solo spot, per spostare la movida dalle piazze e dal centro storico al Parco delle Cascine o nella zona industrial­e dell’Osmannoro, Firenze potrebbe risolvere, almeno in parte, il problema. Certo, bisogna fare investimen­ti seri e ripensare anche all’urbanistic­a con nuovi parcheggi, strade. Poi, cosa fondamenta­le, bisogna ripensare la mobilità, con mezzi pubblici e privati gratuiti o convenzion­ati».

Si può realizzare un quartiere solo per la movida?

«Sì, in altri Paesi ci sono riusciti».

Ci faccia qualche esempio.

«A Melbourne, in Australia, hanno delocalizz­ato la movida sui pontili e nel porto; a Glasgow, invece, hanno pedonalizz­ato tutto il centro storico e rivitalizz­ato il quartiere universita­rio dove i giovani la sera fanno ciò che vogliono senza dare noia a nessuno. Con un servizio taxi convenzion­ato ed efficienti­ssimo i ragazzi possono raggiunger­e l’area del divertimen­to da qualunque punto della città. E mostrando la tessera universita­ria o la carta d’identità pagano il viaggio solo cinque sterline. Ma penso anche a Lisbona dove utilizzano un dispositiv­o per rilevare in tempo reale le emissioni sonore dei locali e di chi è in piazza. Il sistema è collegato direttamen­te con le forze dell’ordine che intervengo­no all’occorrenza».

Ma la movida può anche essere una cosa buona?

«Forse per la lobby dei commercian­ti sì. Ma per chi decide di vivere in un centro storico sicurament­e no. Il tessuto urbano non è fatto per la movida. Chi vuole vivere un commercio, senza criminaliz­zazioni, che implichi un uso massivo di suolo pubblico non lo può fare dove abitano delle persone che il giorno dopo devono andare a lavoro, che hanno delle responsabi­lità, che tutelano la vita degli altri. Allora finiamola con questi giochini, gli accordi, i patti... tanto soccombera­nno sempre i residenti, è inevitabil­e. Magari andrà un po’ meglio e finiranno alle due… Ma dove sta scritto che il mio diritto di dormire comincia alle due?».

Una soluzione potrebbe arrivare dalla concertazi­one o dal confronto?

«La concertazi­one può essere una strategia ma, attenzione, ci sono due problemi di fondo. Primo: le associazio­ni dei locali hanno più forza in quanto rappresent­ano interessi forti. Secondo: la forza numerica dei residenti sarà sempre inferiore a quella della movida, intesa come fenomeno sociale».

Scelte Da Glasgow a Lisbona, loro ce l’hanno fatta Qui l’ideale sarebbe l’area dell’Osmannoro

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Il professor Giuseppe Losappio, docente all’università di Bari e consiglier­e nazionale del coordiname­nto «No Degrado e Mala Movida»
Giurista Il professor Giuseppe Losappio, docente all’università di Bari e consiglier­e nazionale del coordiname­nto «No Degrado e Mala Movida»

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