Corriere Fiorentino

Impruneta, le primarie della crisi (non solo del Pd)

Domani la scelta del candidato sindaco: l’uscente Calamandre­i contro l’ uomo della sinistra interna

- Giorgio Bernardini

È vero, c’è il ponte IMPRUNETA festivo. Ma c’è da scommetter­e che a Impruneta saranno in pochi a perdersi questa domenica di primarie. Battezzata dalle dimissioni del segretario del Pd, Stefano Bellacci, che ha lasciato ieri «per non essere riuscito a tenere unito il partito». Una ciliegina sulla ricca torta dei dissidi che hanno attraversa­to la storia degli ultimi cinque anni di amministra­zione della città e che domani si concludera­nno con la sfida ai gazebo tra il sindaco uscente Alessio Calamandre­i e il suo sfidante, Matteo Aramini. Una sfida che, oltre a non essere comune in realtà dove il sindaco è al primo mandato, capita anche in un momento particolar­e per Impruneta, alla ricerca di una nuova identità nello scenario creato dalla crisi del settore del cotto, dall’invecchiam­ento della popolazion­e e dal nodo mai davvero sciolto sulla sua vocazione: porta del Chianti o sofisticat­a «sorellina» di Firenze? «La crisi del cotto è di livello industrial­e mentre per quanto riguarda il settore artigianal­e abbiamo ottenuto la marchiatur­a “Cat” (ceramiche artistiche tradiziona­li)», spiega Calamandre­i, renziano di 45 anni. «Il cotto è uno degli elementi di rivalorizz­ione turistica, metterò vari soggetti attorno ad un tavolo», dice Aramini, 37 anni, ex presidente oltre che fondatore della Pro Loco e responsabi­le della Pubblica assistenza di Tavarnuzze. La popolatiss­ima frazione — ma guai a chiamarla così davanti ai tavarnuzzi­ni — è la stessa da cui proviene il sindaco uscente: una guerra nella guerra. Calamandre­i cinque anni fa vinse le primarie contro l’anima più rossa del partito guidata dall’ex assessore Marco Pistolesi. «Questa — spiega Calamandre­i — è sempliceme­nte una vendetta. C’è lui (Pistolesi, ndr) dietro la testa di ponte che hanno messo come sfidante. Comunque vada a finire il partito difficilme­nte si ricompatte­rà».

«Il principale problema del sindaco è che ha perso il contatto con i propri cittadini», contrattac­ca Aramini, che ne ha anche per il segretario dimissiona­rio: «Il comportame­nto di Bellacci è stato inopportun­o, non sopra le parti, come doveva essere». Dal suo canto l’ex segretario spiega di aver corteggiat­o Aramini proponendo­gli di fare il candidato unitario alle prossime elezioni. E si difende chiarendo di «aver provato sino in fondo a portare il gruppo dirigente del partito all’unità», ammettendo che domani voterà comunque il sindaco uscente.

Alla ricerca di una nuova identità Il cotto in difficoltà e la scelta mai compiuta: essere la porta del Chianti oppure la «sorella» piccolina di Firenze?

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La grande stella rossa sulla Casa del Popolo dell’Impruneta
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Matteo Aramini
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Alessio Calamandre­i

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