Impruneta, le primarie della crisi (non solo del Pd)
Domani la scelta del candidato sindaco: l’uscente Calamandrei contro l’ uomo della sinistra interna
È vero, c’è il ponte IMPRUNETA festivo. Ma c’è da scommettere che a Impruneta saranno in pochi a perdersi questa domenica di primarie. Battezzata dalle dimissioni del segretario del Pd, Stefano Bellacci, che ha lasciato ieri «per non essere riuscito a tenere unito il partito». Una ciliegina sulla ricca torta dei dissidi che hanno attraversato la storia degli ultimi cinque anni di amministrazione della città e che domani si concluderanno con la sfida ai gazebo tra il sindaco uscente Alessio Calamandrei e il suo sfidante, Matteo Aramini. Una sfida che, oltre a non essere comune in realtà dove il sindaco è al primo mandato, capita anche in un momento particolare per Impruneta, alla ricerca di una nuova identità nello scenario creato dalla crisi del settore del cotto, dall’invecchiamento della popolazione e dal nodo mai davvero sciolto sulla sua vocazione: porta del Chianti o sofisticata «sorellina» di Firenze? «La crisi del cotto è di livello industriale mentre per quanto riguarda il settore artigianale abbiamo ottenuto la marchiatura “Cat” (ceramiche artistiche tradizionali)», spiega Calamandrei, renziano di 45 anni. «Il cotto è uno degli elementi di rivalorizzione turistica, metterò vari soggetti attorno ad un tavolo», dice Aramini, 37 anni, ex presidente oltre che fondatore della Pro Loco e responsabile della Pubblica assistenza di Tavarnuzze. La popolatissima frazione — ma guai a chiamarla così davanti ai tavarnuzzini — è la stessa da cui proviene il sindaco uscente: una guerra nella guerra. Calamandrei cinque anni fa vinse le primarie contro l’anima più rossa del partito guidata dall’ex assessore Marco Pistolesi. «Questa — spiega Calamandrei — è semplicemente una vendetta. C’è lui (Pistolesi, ndr) dietro la testa di ponte che hanno messo come sfidante. Comunque vada a finire il partito difficilmente si ricompatterà».
«Il principale problema del sindaco è che ha perso il contatto con i propri cittadini», contrattacca Aramini, che ne ha anche per il segretario dimissionario: «Il comportamento di Bellacci è stato inopportuno, non sopra le parti, come doveva essere». Dal suo canto l’ex segretario spiega di aver corteggiato Aramini proponendogli di fare il candidato unitario alle prossime elezioni. E si difende chiarendo di «aver provato sino in fondo a portare il gruppo dirigente del partito all’unità», ammettendo che domani voterà comunque il sindaco uscente.
Alla ricerca di una nuova identità Il cotto in difficoltà e la scelta mai compiuta: essere la porta del Chianti oppure la «sorella» piccolina di Firenze?