Corriere Fiorentino

Il mistero dell’Ultima cena nella chiesa della caserma

- Edoardo Semmola

A caccia dell’Ultima cena: è stata sepolta dietro i quattro strati di intonaco versati durante i secoli? O è stata portata via le ultime suore a fine Ottocento? O forse lì, nella chiesa di San Jacopo di Ripoli, un’Ultima cena non c’è mai stata? È stata questa la domanda principale, poi trasformat­a in dibattito post-visita, che i lettori del Corriere Fiorentino si sono posti alla prima visita pubblica in assoluto alla chiesa di via della Scala che ora è dell’Esercito.

Il terzo appuntamen­to dedicato alla «Firenze nascosta» con le visite guidate dedicate ai lettori del Corriere Fiorentino per i dieci anni del giornale, si è svolto in questo luogo affrescato che si trova nel complesso della caserma Simoni. Era la prima volta da 130 anni che i cittadini — a parte i parenti dei figli degli ufficiali che lì nell’ultimo anno hanno avuto i sacramenti — potevano vederla: dal 1886 la chiesa e il convento sono stati acquistate dallo Stato per farne una caserma e solo un anno fa si sono conclusi i lavori di ripristino che l’hanno resa di nuovo agibile e consacrata. Ad accogliere il primo dei tre gruppi è stato il colonnello Giuseppe Giuliani, comandante della Simoni e direttore amministra­tivo dell’Esercito, insieme al tenente colonnello Roberto Imbriani. La visita è stata condotta da Mauro Bonciani.

Sono solo due i locali visitabili di quello che fin dal tredicesim­o secolo era l’enorme convento domenicano (dove predicò anche il Savonarola) che univa tutto l’isolato tra via della Scala e Porta al Prato. C’è voluto un lungo lavoro di restauro partito nel 2010 dal cenacolo, a opera dell’Opificio delle Pietre Dure, commission­ato e finanziato dall’Esercito, e completato lo scorso anno nella chiesa adiacente.

Ed è stato proprio il cenacolo a scatenare la curiosità dei primi visitatori: «Non si è mai visto un cenacolo senza un’Ultima cena» ha esclamato un lettore appassiona­to di storia dell’arte. Cosa ne sia stato, se c’era, «non si sa», perché come ha spiegato il giornalist­a Bonciani nelle vesti di guida «le suore quando sono andate via si sono portate via tutto e se c’era un affresco è rimasto sepolto dietro quattro strati di intonaco». Il restauro ha portato alla luce il ciclo di affreschi dedicati alla vita di Maria, di Gesù e dei quattro Santi Martiri. Ma ha lasciato ancora alcuni punti interrogat­ivi, tanto che il dilemma sollevato dal lettorevis­itatore ha aperto un dibattito che ha occupato l’attenzione di tutti i partecipan­ti alla visita.

Il quarto appuntamen­to sarà il 4 maggio a Palazzo Budini Gattai. Seguiranno il Seminario Maggiore, l’Istituto Geografico Militare, la Specola e i Depositi di Paleontolo­gia. Sono aperte le prenotazio­ni per il mese di maggio: telefono 055.217704 (dal lunedì al venerdì lunedì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18).

San Jacopo di RIpoli

Sono solo due i locali visitabili di quello che era l’enorme convento domenicano

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Via della Scala: la visita nel «Cenacolo» di San Jacopo di Ripoli
 ??  ?? Uno degli affreschi del ciclo realizzato nel cenacolo dell’antico convento domenicano
Uno degli affreschi del ciclo realizzato nel cenacolo dell’antico convento domenicano

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