«Le università sono la nostra Fiat Ma chi ne parla?»
Il rettore della Scuola superiore Sant’Anna Pierdomenico Perata Il rettore Sul contrasto alla malamovida abbiamo fatto tante iniziative ma ad ognuno il suo mestiere: a volte è questione di ordine pubblico
«Che le devo dire: non so, PISA nonostante alcuni nomi del mondo accademico fossero girati, abbiamo visto che è stata fatta una scelta più, diciamo, tradizionale», risponde diplomatico il rettore della Scuola Sant’Anna, Pierdomenico Perata. Non aveva notato direttamente l’assenza di candidati provenienti dal mondo universitario pisano tra i 611 candidati alle elezioni comunali. «Ma il problema vero è che nessuno parla più del rapporto tra la città e le sue università».
Non la stupisce che in una competizione così importante, le 22 liste non abbiano guardato in primis alle competenze delle tre università e dei centri di ricerca di Pisa? C’è anche un ministro in pectore M5S tra i vostri docenti...
«Un conto è la politica nazionale, un’altra quello locale. Anche se...»
Anche se?
«Certo è che nel dibattito elettorale non ho visto attenzione ai temi di ricerca e università. Strano, dato che sono due degli elementi di vivacità anche economica della città».
Una città «affollata» di studenti e di docenti: circa 50 mila, nell’ultimo studio fatto assieme a Irpet...
«Tre università e un’area del Cnr: un mega Ateneo in una piccola città con una tradizione ultracentenaria, a cui Pisa si è forse un po’ assuefatta».
L’impatto economico è di quasi 450 milioni di euro.
«Siamo la Fiat di Pisa: qui ci sono tanti fuori sede, consumatori, che oltre a studiare e vivere a Pisa, vivono la città. Sono giovani. E determinano nel bene e nel male la faccia di Pisa. A fianco del turismo c’è il grosso business della città universitaria. Basta vedere i negozi, la quantità di giovani che sono fuori la sera».
Ecco, non sempre in modo positivo: il rapporto studentimovida-cittadini è al centro del dibattito elettorale. Le università hanno fatto iniziative per «alleggerire» la movida?
«Ne abbiamo fatte, ma bisognerebbe lasciare a ciascuno fare il proprio mestiere. A volte la movida è un problema di ordine pubblico, non solo di gestione della città: quando ci sono schiamazzi, atti di vandalismo, quando piazza dei Cavalieri viene lasciata in condizioni pessime anche per il mercato clandestino degli alcolici. C’è da gestire meglio questi aspetti».
Che rapporto avete con le istituzioni?
«Buono: ma viene spesso meno una reale programmazione delle esigenze delle diverse università. A volte sembra che le istituzioni si muovano indipendentemente l’una dalle altre. Pisa dovrebbe essere amministrata come città della scienza, con un vero coordinamento con le istituzioni scientifiche. Penso al trasporto pubblico rispetto alle zone della ricerca, come il Cnr, spesso problematico».
Anche a Firenze con il Polo scientifico abbiamo avuto problemi per i bus...
«Significa disattenzione».
E con la politica, che rapporti avete? A Pisa siamo passati da professori ex ministri, a ministri in pectore, a neanche quasi un candidato.
«Non lo so: fare il sindaco è un mestiere complicato, nessuno è realmente in grado di accettare una sfida di questo tipo. In parte c’è questo aspetto, in parte c’è un atteggiamento di conservazione da parte della politica che non ama gli outsider. Qui c’è una densità di competenze a disposizione ma esiste una separazione dei due mondi. Chi vive nelle università fa il suo dovere, ma fatica ad entrare nell’agone politico della città. Si è parlato di docenti candidati, ma nessuno ha superato la selezione interna ai partiti» Sharon Braithwaite Marzio Fatucchi