QUI SERVIREBBE L’ELETTROCHOC
(a.gag.) Corrono i quarant’anni della legge Basaglia, quella del superamento dei manicomi e delle terapie con elettrochoc. Forse anche Basaglia però per risvegliare questo Pd si sarebbe arreso all’elettricità. Una extrema ratio: «L’elettrochoc?
È come dare una botta a una radio rotta: una volta su dieci riprende a funzionare».
«Nove volte su dieci — diceva Basaglia — si ottengono danni peggiori. Ma anche in quella singola volta in cui la radio si aggiusta non sappiamo il perché». Perché? Se lo chiederanno ad esempio i sindaci del Pistoiese, in particolare quelli di Agliana e Montale — appoggiati all’epoca dall’assessore regionale Federica Fratoni, già presidente della Provincia di Pistoia, che ora sembra orientata verso il passo indietro — che con il via libera al termovalorizzatore di Case Passerini in campagna elettorale poterono giocarsi la carta della chiusura dell’inceneritore di Montale. O l’ex sindaca di Sesto Sara Biagiotti che ricorda come il Pd nel 2016 anche a causa del termovalorizzatore abbia riaperto la porta al ritorno di Sestograd. E ora? «Se fosse vero che il gruppo Pd in Regione “ora non vuole l’inceneritore” — scrive Biagiotti su Facebook — mi domando: chi paga per gli errori politici e per i soldi spesi? Chi paga per la sconfitta nel secondo Comune della provincia di Firenze? Chi paga per una classe dirigente inconcludente e fallimentare che ha lavorato per 20 anni a un progetto con una maggioranza incontrastata e poi si ferma?». Non paga nessuno. C’è l’economia circolare, che sembra uno slogan salvifico come la «benevolenza critica» berlusconiana. Che sembra spazzare via 25 anni di discussioni, progetti e investimenti sul termovalorizzatore. Come se poi alla fine tutti i rifiuti scomparissero — tutto d’un colpo — con la magia del riciclo. Puf, via. E la parola termovalorizzatore che scompare. Come se «economia circolare» — raccolta differenziata, riciclo e riuso — un principio condivisibile da tutti, facesse più sinistra (nella logica dei riposizionamenti fra Democratici). Qualcosa da smaltire però ci sarà sempre. Ma che importa, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato. Dice l’ex caporedattore Rai Franco De Felice (qualifica su Facebook: consigliere per la comunicazione del presidente Enrico Rossi che il termovalorizzatore non lo vuole più) nel dibattito innescato da Sara Biagiotti: «Quando si progetta un intervento “pesante” come quello del termovalorizzatore o lo si realizza nel giro di 3, al massimo 5 anni, oppure dopo tanti anni così inconcludenti tutto può legittimamente essere rimesso in discussione. Ditemi, per esempio, chi 25 anni fa parlava di economia circolare?». Guelfo Guelfi (renziano, Cda Rai e storico esponente della sinistra toscana) sulla bacheca dell’ex sindaca di Sesto pensa al Pd e forse anche al quarantennale della legge Basaglia: «Chi paga le cure per il recupero di salute mentale?». Forse basterebbe un po’ di autoterapia e di coraggio politico. Troppo comodo sperare che un Consiglio di Stato ci cavi dagli impicci.
L’ex sindaca di Sesto Qui ci abbiamo perso un Comune, chi paga per gli errori politici e i soldi spesi?
La risposta di Guelfi Io mi domando invece: ma chi paga le cure per il recupero della salute mentale?