La Cantarelli è fallita: in 200 fino alla fabbrica Dietro al prete col megafono
La doccia fredda dal tribunale al mattino. La manifestazione organizzata dalla diocesi
Chiusa da Pasqua, la Cantarelli non riaprirà. La storica azienda di moda di Terontola di Cortona (e prima ancora a Rigutino, Arezzo) è stata dichiarata fallita. Dopo giorni di attesa la notizia è arrivata nel giorno in cui i lavoratori, con la diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, avevano organizzato una fiaccolata per far sentire la loro voce e chiedere il salvataggio dell’azienda.
«La precarietà uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro non è un privilegio per pochi raccomandati, è un diritto di tutti» grida al megafono Don Alessandro Nelli, parroco di Terontola, alla testa del corteo.
Una processione stravolta: da richiesta di sostegno, a grido di delusione. Il corteo, condotto da don Alessandro armato di altoparlante, è partito dalla chiesa di Terontola per arrivare fino alla sede della Cantarelli. Circa duecento persone per una marcia lunga un’ora fra preghiere, canti e lacrime. «La chiesa è accanto a chi soffre — ha detto il parroco — Anche il vescovo che non è presente, ha sostenuto la processione».
Presente il sindaco di Cortona Francesca Basanieri. «Non mi aspettavo questa sentenza — ha detto — Avevamo chiesto di attendere perché potevano esserci altre possibilità e per avere il tempo per cercare soluzioni e tutelare i lavoratori. Adesso il nostro impegno, con la Regione e a Roma, sarà quello di trovare le coperture adeguate e aiutare le tante famiglie in difficoltà. Non sarà semplice».
Ieri la decisione del tribunale fallimentare di Arezzo annunciata dal giudice Antonio Picardi con i colleghi Michela Grillo e Carlo Breccia. Nonostante il tempo ulteriore concesso al commissario Leonardo Romagnoli e al Ministero dello Sviluppo economico, nessuna seria proposta di acquisto è stata presentata. E il crac è stato inevitabile. Si apre così la procedura fallimentare che sarà portata avanti da due curatori: la commercialista aretina Lucia Stefani e l’avvocato Salvarore Sanzo di Milano, che dovranno capire se esistano le condizioni per dare seguito all’attività in esercizio provvisorio. Sarebbe importante assicurare la presenza del brand a Pitti Uomo e provare a evadere un ordine da 6.000 capi, in attesa dell’asta. Per i 250 dipendenti si prospetta la sospensione dal lavoro e, di conseguenza, la disoccupazione.
Don Alessandro Il lavoro è un diritto, la precarietà uccide la dignità, la salute, la famiglia e la società