«I pionieri siamo stati noi Radicali D’estate vendevamo spille ai turisti»
Lensi: la piazza? Oggi è virtuale. Il verdiniano Parisi: saranno 4 gatti...
I comunisti avevano le sezioni e le case del popolo, così i radicali per farsi conoscere dovevano scendere in strada. Massimo Lensi aveva 18 anni quando fece il suo primo banchino: era il ‘77 e il «Sole che ride» era impegnato a raccogliere firme per una delle tante campagne referendarie. «Andammo in via della Scala a comprare un tavolo da un tappezziere, di quelli che si ripiegano in tre a forma di valigia, e lo montammo in via degli Speziali». Quello di Lensi era un banchino senza copertura, «se pioveva prendevi l’acqua». Ma i radicali prendevano spesso il sole: «Quanto mi divertivo, d’estate il banchino si faceva tutti i giorni per vendere le spille ai turisti e autofinanziarci: quelle col sole che ride, quella con i due che facevano all’amore, andavano tantissimo».
Lensi non ha mai smesso, l’ultimo banchino l’ha fatto l’anno scorso e persino a Budapest, dove ha vissuto per anni, ha fatto campagne col solito tavolo di legno, perché «i radicali sono internazionali». «Negli anni ‘70 per quanto noi e gli umanisti fossimo gli unici a fare i banchini, nessuno ci guardava come animali esotici: i comunisti e i socialisti ci rispettavano. E si raccoglievano anche 6-700 firme al giorno a banchino, oggi se si arriva a 40 è tanto». Molte cose sono cambiate: ora c’è internet, «la piazza oggi è virtuale purtroppo», non ti puoi più piazzare dove vuoi ma è il Comune a dirti dove puoi stare e il suolo pubblico costa molto di più.
C’è chi, invece, con i banchini ha avuto un’esperienza più breve ma non meno avvincente. Massimo Parisi nel 2007 fu tra i protagonisti che trasformarono Forza Italia in un partito da gazebo. A lanciare l’idea fu Denis Verdini, ma in piazza della Repubblica a raccogliere firme contro il governo Prodi c’era proprio Parisi: «Era dicembre, faceva un freddo tremendo, ma la risposta della gente fu incredibile: c’era già la fila davanti a noi mentre ancora montavamo il gazebo. E chiedevamo anche un euro di finanziamento». Forza Italia replicò pochi mesi dopo per far scegliere il nuovo nome: Partito della Libertà o Popolo della Libertà. Vinse il secondo, «e c’era una scheda sola, mica due». Ma i berlusconiani, tra doppio petto e cravatta, non saranno stati un po’ fuori luogo in mezzo a una strada? «Siamo sempre stati un partito più popolare di quanto non sia stato fatto credere, la maggior parte di noi non è della borghesia — racconta Parisi — Ricordo che a una cena di finanziamento da Sabatini nel 2006, gli industriali passavano dal retro, mica si facevano vedere volentieri con noi».
E oggi, i banchini di Lega e Cinque Stelle? «Noi facevamo iniziative di partito — dice Parisi — oggi fa strano pensare che si decida il governo con delle consultazioni private. E temo che saranno quattro gatti».