Pioli: «Vorrei diventare il Ferguson viola»
L’allenatore firmerà presto fino al 2020: si può costruire un futuro roseo
Sta per terminare la sua prima stagione sulla panchina della Fiorentina, ma la storia viola di Stefano Pioli è soltanto all’inizio. Il legame tra club e allenatore infatti è destinato a essere prolungato, forse anche oltre rispetto agli accordi già presi.
Magari non come Ferguson, il mitico allenatore scozzese rimasto per ben 27 anni sulla panchina del Manchester United, ma almeno in stile Prandelli, l’allenatore più longevo dell’era Della Valle che da queste parti è rimasto 5 anni. D’altronde, fin dal suo arrivo, era parso evidente il feeling tra Pioli (già difensore viola ai tempi di Cecchi Gori) e la piazza. Poi, complice la tragica scomparsa di Davide Astori, il rapporto si è fatto ancora più stretto e profondo. Con la tifoseria, come in società, tanto che i Della Valle non hanno mai nascosto la loro stima verso l’uomo Pioli, prima che l’allenatore. Per lui è già pronto il prolungamento di contratto fino al 2020: i presupposti per un lungo ciclo sembrano esserci tutti. «Mi piacerebbe molto restare qui a lungo — ha detto ieri Pioli ai microfoni di Mediaset Premium — alla Fiorentina ci sono tutte le condizioni giuste per lavorare bene. Questo è stato un anno particolare per tutto quello che è successo, Astori ci manca e ci mancherà sempre, era importante in tutto quello che facevamo. Cercheremo di onorare la sua memoria con il lavoro».
Concetti confermati da una classifica che nonostante l’addio all’Europa League, domenica, potrebbe essere la stessa della passata stagione (Sousa arrivò ottavo) con una squadra completamente ricostruita. «Vogliamo finire nel migliore dei modi la stagione — conclude l’allenatore — daremo il massimo anche se il nostro obiettivo l’abbiamo già centrato. Volevamo cominciare un nuovo percorso e gettare le basi per una Fiorentina ancora più forte in futuro, direi che ci siamo riusciti. La sconfitta di domenica? Non giocare in contemporanea con la sfida di Bergamo è stato un errore, avremmo dovuto scendere in campo tutti alla stessa ora».