Assisi, ecco i cimeli di Ginettaccio Nel nuovo museo
Non ha pianto come allo Yad Vashem, nel giorno del conferimento della cittadinanza onoraria al nonno attraverso cui Israele aveva voluto celebrare il campione «Giusto» a poche ore dalla partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme. Ma anche stavolta sul volto di Gioia Bartali, la nipote di Gino, si leggevano intensità e commozione. Assisi, Palazzo Vescovile. Una premessa davvero speciale per la partenza della tappa del Giro, che dalla basilica di Santa Maria degli Angeli ha portato la carovana rosa ad Osimo con l’inaugurazione del nuovo «Museo della Memoria, Assisi 19431944» che ricorda il coraggio della cittadinanza locale sotto il nazifascismo, con il coordinamento di monsignor Giuseppe Placido Nicolini. Un allestimento, nel luogo stesso in cui l’azione di salvezza fu pensata, in cui ha trovato collocazione anche una cappellina appartenuta a Ginettaccio, che fu fervente cattolico, donata al Comune umbro da Gioia e dalla sorella Stella nel segno del formidabile contributo che Bartali offrì a quella rete clandestina con i suoi viaggi in bicicletta da Firenze alla città di San Francesco. «Mio nonno era un uomo di pace. E grazie alla sua fede — ha detto Gioia — ha trovato la forza di salvare tanta gente di cui ignorava l’identità». Un messaggio che è stato centrale nei diversi interventi che hanno segnato la cerimonia. «Gino Bartali, campione nella vita, è stato un grande figlio del nostro Paese. La nostra riconoscenza nei suoi confronti è enorme» ha attestato il direttore del Giro, Mauro Vegni. Sulla stessa lunghezza d’onda il vescovo Domenico Sorrentino, la sindaca Stefania Proietti e la curatrice della mostra Marina Rosati. «Apriamo un luogo — ha detto monsignor Sorrentino — che non vuole essere solo un omaggio alla storia, ma che vorremmo diventasse una postazione di pace». Erano presenti alla cerimonia l’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs e il suo omologo presso la Santa Sede Oren David.