A Berlino e Madrid sono tutti assunti L’Italia? In ritardo
Minijob e salario minimo, ma come assunti, in Germania. In Austria sono lavoratori autonomi, ma hanno diritto ad una rappresentanza sindacale. No, ha invece detto il Belgio, dove però si pensa ad una legge ad hoc. Più duri gli spagnoli, per i quali sono lavoratori a tutti gli effetti. L’Italia è però l’ultima, per diritti dei rider, secondo un quadro sinottico elaborato da Linkiesta. Ma lo è soprattutto dopo la sentenza del Tribunale del lavoro di Torino che ha respinto il ricorso di 20 fattorini di Foodora che avevano chiesto di essere riconosciuti come lavoratori dipendenti. No, sono autonomi, ha stabilito il giudice. Tutto questo perché l’Italia è uno dei Paesi più in ritardo sul tema della «gig economy», dei lavoretti possibili grazie a piattaforme web (come in questo caso, di consegna del cibo), in cui si paga il servizio, non la proprietà del bene transato: non ha mai fatto una legislazione ad hoc. Poi, dopo lo sciopero indetto dai sindacati di base a Bologna, è arrivata l’apertura del neo ministro del lavoro Luigi Di Maio: urge una normativa. In realtà, la figura del «rider», fattorino a disposizione di piattaforme web di logistica, è stata introdotta nel nuovo contratto del settore logistica. Ma senza una norma, è difficile muoversi. Qualcuno comunque ci ha provato. È il caso di Milano, dove è nato un sindacato, Deliverance, e la Cgil ha indetto uno sciopero (ma senza grandi effetti). A Bologna, il Comune, come ha raccontato il Corriere di Bologna, ha stretto un’intesa con molti lavoratori per una «Carta dei diritti», per dare alcune sicurezze basilari: niente di obbligatorio, ma le aziende che non aderiscono ricevono pessima pubblicità. Ed in Lazio, il governatore Nicola Zingaretti si appresta a far approvare una legge sui lavori digitali: rider compresi.