Corriere Fiorentino

«Ambizioni addio, ora corro veloce per pagare l’affitto»

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«La scorsa estate a 35-40 gradi ero qui, quest’inverno con la neve ero qui». Andreina (nome di fantasia) sta attendendo un nuovo avviso sul cellulare all’ombra dei portici di Piazza della Repubblica. Le cuffie all’orecchio. Ha 27 anni, vive in Italia da due anni ed è di nazionalit­à brasiliana: «Sono abituata a tutte le temperatur­e, vengo da una regione meridional­e del Brasile dove può anche nevicare, proprio come qui a Firenze». Ha la borsa grigio-fucsia di Foodora poggiata vicino alla bicicletta ma l’azienda tedesca non è l’unica del settore a darle lavoro: «Sono rider per Deliveroo da gennaio 2017 poi ho integrato con Foodora da Maggio 2017. Riesco a racimolare quasi 1000 euro ma lavoro 5-7 ore tutti i giorni, domenica compresa. Questo weekend ho lavorato 25 ore in tre giorni. A volte, proprio quando ho bisogno di una pausa, mi prendo un giorno libero». Poco distante giunge per qualche istante di riposto un altro ciclistafa­ttorino di Deliveroo, è Beppe, Andreina lo indica e ci spiega: «Lui, lavorando molto più me riesce a portare avanti una famiglia». Dunque le chiediamo se il suo viaggio transocean­ico avesse inizialmen­te altri ispirazion­i e come si sia ritrovata rider: «Mi pago l’affitto per restare in Italia, dov’ero arrivata con diverse ambizioni. Ho una laurea in Design più un master in “marketing ed amministra­zione” e qui ero arrivata per studiare l’italiano. Anche se il tempo è poco sto ancora studiando.

Cosa non mi piace di questo lavoro? Le strade sono dissestate e tu in bicicletta devi andare veloce per consegnare in tempo ed accumulare ordinazion­i, in più le persone non capiscono che stai lavorando e non si curano di noi rider. Non sono mai caduta ma mi è successo di farmi male per non impattare i pedoni. Soltanto da una settimana Deliveroo ha introdotto l’assicurazi­one per infortuni ma, ad esempio, un mio collega che si era danneggiat­o un polso pochi giorni prima della novità è costretto a pagarsi le cure ed è impossibil­itato a lavorare. Cosa, invece, mi piace? Prima lavoravo in un albergo, dovevo sorridere alla persone anche quando non ne avevo voglia. Adesso almeno non devo fingere di essere felice». Lo consiglier­esti come lavoro? Titubante risponde: «No, soprattutt­o se hai un’istruzione».

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