«È sbagliato toglierci il diritto alla protesta»
«Le motivazioni di partenza di Galli della Loggia sono condivisibili, ma le soluzioni non mi trovano quasi mai d’accordo. Diciamo che è un po’ troppo drastico». Alessandro Gazzetti studia al liceo scientifico Enriques di Livorno ed è presidente del Parlamento regionale degli studenti. «Per esempio — spiega — è sbagliato togliere il diritto di protestare agli studenti, con una occupazione o un’autogestione. Sono d’accordo che in molti casi diventano il pretesto per saltare ore di scuola e in quei casi gli studenti devono essere puniti. Ma d’altra parte ci sono situazioni, problemi che non vengono presi in considerazione e che magari solo con una forma di protesta si riesce a portare all’attenzione degli adulti». Gazzetti non è contrario alla pedana, né ad alzarsi quando entra un insegnante, ma ritiene che «ormai sia una cosa che si fa a discrezione del professore» e che il «rispetto è un’altra cosa, si possono benissimo seguire delle forme apparenti e non rispettare l’insegnante nella sostanza. Il rispetto non è una pedana». Lo studente mette le mani avanti su diversi punti: sui genitori, «che non devono invadere il rapporto tra il ragazzo e il prof, ma devono poter stare nella scuola»; sulle gite «perché ognuno deve essere libero di apprendere a cento metri dalla scuola o dall’altra parte del mondo, i confini non vanno bene»; e ancora di più sugli smartphone: «Proibirli a scuola? È proprio sbagliato. Giusto sanzionare gli abusi, come quando qualcuno gioca durante le lezioni, ma di fronte alle nuove tecnologie barricarsi dietro la tradizione vuol dire solo restare indietro». Qualche apertura a della Loggia, dallo studente, però c’è: bene far pulire la scuola i ragazzi, «è una proposta del Parlamento degli studenti. Ma purché si affianchi e non si sostituisca il personale, non vogliamo prendere il loro posto di lavoro». Bene, benissimo, le aperture pomeridiane: «Un’idea da accogliere senza riserve. Avere un posto in cui studiare assieme sarebbe molto utile».
Proibire gli smartphone non porta nulla: giusto sanzionare gli abusi, ma di fronte alle nuove tecnologie non si può tornare al passato