«Rispettare le forme Non c’è parità ragazzi-docenti»
La sorpresa di un preside quasi sempre d’accordo con il decalogo di Ernesto Galli della Loggia è il no netto al divieto sugli smartphone a scuola: «Più che un’utopia irrealizzabile sarebbe una distopia (ovvero un’utopia negativa, ndr): sul cattivo uso che spesso viene fatto dei telefonini non ci piove, ma noi abbiamo il dovere di educare i ragazzi all’uso dei cellulari. In passato ho anche fatto attività didattiche in cui i cellulari venivano usati, in modo proficuo, per organizzare dibattiti e cercare fonti». Alessandro Artini è preside dell’istituto superiore Galilei di Arezzo e presidente toscano dell’Associazione nazionale presidi e se c’è una cosa cui tiene, e sulla quale è d’accordissimo col decalogo, è il rispetto delle forme: «I diritti dello studente esistono, ma a scuola non sono in gioco i diritti costituzionali — dice a proposito della pedana o del doversi alzare per salutare un professore — qui il rapporto è tra un adulto che è titolato a educare e un ragazzo che deve essere educato. Non c’è una condizione di parità». Stop anche alle occupazioni, che «nel 99% dei casi non hanno alcuna valenza culturale»; giusto anche mettere limiti al riunionificio «perché l’insegnante ha una funzione educativa e non burocratica»; e sacrosanto dare intitolazioni illustri alle scuole che non ce l’hanno: «Il mio istituto si chiama Galileo Galilei: è un elemento evocativo importante». Artini si dice d’accordo anche sul far pulire la scuola ai ragazzi (è un vecchio pallino del preside) e alle scuole aperte «affinché non siano luoghi chiusi ma veri centri sociali», anche se ricorrerebbe a forme di finanziamento diverse dal bonus cultura. Qualche dubbio sull’esclusione dei genitori dalle rappresentanze: «Le famiglie vanno educate, è vero che i genitori spesso incappano in stereotipi pericolosi, ma sono un supporto fondamentale per l’educazione dei figli. Compito nostro è sollecitare le parti migliori di una personalità, anche di babbi e mamme».
Bene lo stop a tutte le occupazioni che nel 99 per cento dei casi non hanno alcuna valenza culturale D’accordo con l’idea di ridurre le riunioni