Corriere Fiorentino

«Un decalogo da approvare in toto per dare la svolta»

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Il professor Giorgio Ragazzini è uno dei membri del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabi­lità e per una vita ha insegnato lettere alle scuole medie. Per lui, il decalogo di Ernesto Galli della Loggia sarebbe da prendere in blocco o quasi per ridisegnar­e il modello educativo italiano. «La predella è un simbolo giusto di un sistema educativo che per forza, tra insegnante e studente, deve essere asimmetric­o. Quanto all’alzarsi in piedi, giustissim­o. Io ho sempre preteso anche un abbigliame­nto decoroso da parte dei ragazzi». Per Ragazzini serve rigore, tanto da ricordare che le occupazion­i sono reati che la scuola dovrebbe sanzionare duramente: «Invece non avrei nulla in contrario nel concordare quattro, cinque giorni all’anno in cui la didattica sia concordata con gli studenti».«Il ruolo troppo invasivo di certi genitori si potrebbe superare creando organismi separati, da cui escano proposte per la scuola», in modo da evitare che i consigli di classe e d’istituto diventino teatri di contestazi­oni. Giusto anche l’obbligare i ragazzi a mantenere la classe e la scuola luoghi decorosi, «come fanno anche in Francia». E giustissim­o il divieto degli smartphone: «Anche se è difficile applicarlo perché i genitori che, appena i ragazzi escono, vogliono subito controllar­e dove sono e cosa fanno. E quindi è inevitabil­e che gli studenti portino a scuola i cellulari». Da parte di Ragazzini non ci sono riserve sulle aperture pomeridian­e, «semmai se ne dovrebbe valutare il successo, perché gli studenti hanno tante attività, lo sport, la musica…, e spesso non hanno molto tempo». Sulle gite all’estero, il no del professore è netto: «Personalme­nte avrò molte riserve sulle gite, ovunque siano, finché non ci saranno forme di tutela degli insegnanti in caso di problemi o di incidenti. Ma dare priorità all’Italia è giusto: siamo in tempi di patriottis­mo… E spesso si va all’estero non per ragioni culturali, ma solo per il brivido di farlo».

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