Duccio, l’abbraccio e l’appello
In duemila per il ragazzo travolto in via Canova. I genitori: no a vendette e razzismo
In duemila ieri mattina ai funerali di Duccio Dini, il ragazzo travolto domenica mattina in viale Canova dalla folle corse di due auto, guidate da due rom che si inseguivano. I genitori: non vogliamo vendetta. L’abbraccio degli amici. E il Gip conferma il carcere per i due rom: «Sapevano di poter uccidere».
Sulla bara di Duccio, portata a spalla dagli amici in mezzo a due ali di applausi, ci sono i colori di tutte le sue squadre, quelle in cui aveva giocato, quelle che aveva amato: il giallo, il rosso, il verde, il blu, il nero, l’arancione, il viola. Sono le maglie e le sciarpe della Cattolica Virtus, della Sancascianese, del Porta Romana, del Rifredi, della Fiorentina. Nella chiesa di Santa Maria a Cintoia, per dare l’ultimo saluto a Duccio Dini, il ragazzo travolto domenica in via Canova durante un inseguimento tra automobili, ci sono duemila persone, tanti volti giovani che piangono, che si abbracciano sfidando il caldo pesante.
Per l’Isolotto è il giorno della commozione, del ricordo, non della rabbia. «Non vogliamo né vendetta, né violenza, né razzismo», è il messaggio dei genitori del giovane. E quando, alla fine della cerimonia, gli amici salgono sull’altare, la scelta dei Dini diventa un appelloo a tutta Firenze. Sono una quindicina, uno di loro prende il microfono: «Duccio era un ragazzo umile e riservato, di quelli che non amano certo stare sotto i riflettori. Quindi noi adesso chiediamo che la sua scomparsa non venga strumentalizzata da niente e da nessuno. Questo, per tutti noi che lo amiamo, è il momento del dolore e non di altre cose». Un messaggio, acclamato da un minuto di applausi, che segue la decisione di annullare la fiaccolata all’Isolotto prevista per ieri sera, per timore di strumentalizzazioni. E che sembra fare eco all’omelia di don Massimiliano Gabbricci (cappellano della Fiorentina e della comunità di San Michele dove Duccio iniziò a giocare a calcio): «Oggi è il momento del silenzio, del ricordo di Duccio, della vicinanza alla sua famiglia, che in questi giorni ha dato una meravigliosa testimonianza di dignità. Restiamo tutti uniti, nell’amore e nel bene. Poi verrà anche il momento della richiesta di giustizia: ma mai della vendetta, mai dell’odio». Il prete ricorda un episodio avvenuto mercoledì: i Giovanissimi B del San Michele Cattolica Virtus, col lutto al braccio, vincono il trofeo Cerbai. Un ragazzino si avvicina a don Massimiliano e gli chiede: «Ma anche quello che è morto aveva giocato come noi con la maglia giallorossa?». Il sacerdote annuisce e il ragazzino risponde: «Allora anche lui festeggerà questa coppa dal Paradiso». «Ciao Duccio, ci rivedremo in Paradiso con la tua prima maglia, quella del San Michele, e quella della Fiorentina: praticamente il massimo » , aggiunge don Massimiliano.
Prima della messa, gli amici di Duccio erano andati dal parroco, don Rino Perbellini, per chiedere se potevano leggere il messaggio: «Non potete, dovete!», aveva risposto don Rino. Che alla fine della cerimonia aggiunge: «Le parole di don Massimiliano sono state importanti. Ma se le dicono dei ragazzi assumono un valore ancora più grande». «Duccino è stato intelligente anche nello scegliersi gli amici», commenta commossa una ragazza che lo conosceva bene. La messa viene interrotta dagli applausi, dall’«Hallelujah » di Leonard Cohen, da « Viva la vida » dei Coldplay. Nelle numerose pause, in tanti si avvicinano a Luca e Beatrice Dini, i genitori, ad Arianna, la sorella di Duccio. Ma sembrano loro, i famigliari, consolare chi va a confortarli: un sorriso, una carezza per tutti. Ad abbracciare i Dini ci sono anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il sindaco Dario Nardella. Sotto l’altare ci sono i fiori bianchi, le maglie delle squadre di calcio, le insegne dei Rossi del Calcio storico e un grande collage di foto: Duccio con gli occhiali da sole, con gli amici, in vacanza, Duccio sul terreno di gioco. E loro, i ragazzi dell’Isolotto, dall’altare, prima del viaggio verso il cimitero di Soffiano, decidono di ricordare il volto privato del loro amico. «E allora Duccino, con quel baffo di cui andavi orgogliosissimo, quel ciuffo che ti invidiavamo tutti. Le partite, le ragazze, i viaggi, le serate a ballare, la Fiorentina, il Fantacalcio. Tutto insieme. Con quella faccia pulita e quei modi da ragazzo gentile, un ragazzo con una testa da adulto, una mosca bianca al giorno d’oggi. Duccino, una spalla su cui piangere e quel sorriso contagioso...».
Poi l’abbraccio: gli amici sull’altare si stringono in silenzio, tutti assieme, come avrebbero fatto dopo un gol di Duccio.
Don Massimiliano Ricordiamo Duccino e stiamo vicini alla sua famiglia che ha dato esempio di dignità
I compagni Era un ragazzo umile e riservato, chiediamo che la sua scomparsa non sia strumentalizzata