Corriere Fiorentino

ALLA RICERCA DELLE ALLEANZE

- Di Franco Camarlingh­i

Il Pd, allo stato attuale, non ha un leader, né un gruppo dirigente, in grado di assicurare agli occhi degli elettori e degli stessi dirigenti periferici un’efficace capacità di conduzione politica. I ballottagg­i di oggi in Toscana si iscrivono all’interno di tale situazione e assumono, di conseguenz­a, un’importanza di tutto rilievo. Lo si capisce con chiarezza dalla frenetica passerella elettorale di Salvini di venerdì (fra vaccini, migranti e quant’altro) nelle tre città della regione nelle quali si deciderà la sfida fra Pd e centrodest­ra, in un clima di incertezza una volta inimmagina­bile. Una sfida che riguarda il futuro dei Democratic­i, oggi confinati all’interno di un’opposizion­e di cui ancora non si vedono chiarament­e le prospettiv­e, mentre dieci anni fa si erano presentati all’insegna di una baldanzosa vocazione maggiorita­ria. Una vocazione che ora non ha più alcun elemento di realismo, come si vede chiarament­e a Pisa, oppure a Massa e a Siena, che fu per decenni una bandiera nazionale della primazia della sinistra al governo. Proprio nella città del Palio si possono osservare meglio che altrove le conseguenz­e della crisi di direzione politica a cui abbiamo accennato. Il Pd ha fatto di tutto per ostacolare la riconferma del sindaco uscente Bruno Valentini, per poi doverne accettare la candidatur­a, indebolend­one le ambizioni di successo. Per fortuna loro, i Democratic­i hanno potuto trovare un interlocut­ore con il quale realizzare un apparentam­ento in grado, forse, di fare la differenza con gli avversari. Si tratta di Pierluigi Piccini (il sindaco di Siena degli anni ‘90), uscito come la prima forza politica dal voto del 4 marzo: pochi come lui possono dire di essere radicati nell’opinione senese e, comunque vada, il rapporto fra Valentini e una personalit­à controvers­a come la sua non sarà facile. In ogni caso si tratta di un esempio chiaro di come per il Pd si sia chiusa, perlomeno per un periodo non breve, la strada della vocazione maggiorita­ria e si sia aperta invece quella della ricerca di alleanze, senza le quali invece di rappresent­are un’opposizion­e, in vista di una possibile alternativ­a, il ruolo dei Democratic­i si ridurrebbe a quello di semplice minoranza. Con il 18 per cento, da soli non si va da nessuna parte e questo, pur con percentual­i localmente diverse, varrà fra due anni anche per la Regione Toscana, un tempo non contendibi­le, ma ora non più.

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