Corriere Fiorentino

Un promemoria per il buon governo

Una guida ispirata dall’affresco di Ambrogio Lorenzetti

- Di Roberto Barzanti

Le case sono vuote, accatastat­e le une sulle altre in allarmante disordine. L’unica bottega che ha il suo daffare prepara armi. Una donna in rosso è trascinata via a forza, ignara della sorte che le toccherà. Un uomo è stramazzat­o al suolo esanime: un bambino sembra additarlo sbalordito ad un compagno. La violenza ha reso deserte le vie. Dalla porta della città esce un cavaliere, preceduto da due armigeri che sfoderano lance appuntite. Nessuno entra. Il cielo è cupo. Non vibra uno spiraglio di luce. Sono gli Effetti del Mal Governo dipinti da Ambrogio Lorenzetti sulla parete di sinistra della Sala della Pace, nel Palazzo Pubblico di Siena, tra il 1338 e il ’39, negli anni fervidi della costruzion­e di un Comune che finalmente fosse in grado di voltar pagina e avviare la città verso una prospettiv­a di condiviso sviluppo.

Leggo a ritroso il poema in figure e versi pensato per rammentare a governanti e governati i disastri provocati da una distruttiv­a e paralizzan­te guerra civile. Non tengo conto degli avvertimen­ti che gli storici seri non si stancano di ripetere, né dei canoni di un’interpreta­zione filologica aderente a quei tempi tumultuosi.

So bene che le Virtù convocate nelle sezioni allegorich­e portano nomi propri di una rigorosa dottrina e che i Vizi rovesciano ideali appassiona­tamente predicati dagli iniziatori di un umanesimo di matrice classica, da porre a fondamento di un’etica repubblica­na e cristiana. Ma i nomi sia pure con significat­i mutati hanno resistito nei secoli. Il lessico che scandiscon­o echeggia nel nostro presente, ci interroga. L’enfasi apocalitti­ca del pittore-filosofo non impedisce di cogliere assonanze e repliche.

Ha ragione chi sostiene che l’impianto delle nostre teorie politiche deriva da una teologia che fa valere ancora le sue verità. La stasis, la guerra civile che lacerò la città greca, è proseguita, in forme diverse, clamorose o mascherate. Avarizia (5), Superbia (6) e Vana- gloria (7) sovrastano una cornuta, babilonica Tirannide

(1). Strabica perché non è in grado di discernere e di persuadere. Ogni accorgimen­to è utile per arricchirs­i, accumuland­o ricchezze e minacciand­o col pugnale. Allora una città era il mondo. Tiranno era considerat­o colui che arraffava il potere senza legittimaz­ione. Lunga sarebbe la lista. Non è improprio — mi vien fatto di fantastica­re — ricordarla o scorgerla all’opera in tante aree della nostra sconvolta geografia: Sukarno e Mobutu, Bokassa e Pol Pot, Saddam e Milosevic, Maduro e Kim Jomg Un, per non evocare i dittatori dell’altro ieri, spietati nell’Europa delle buone maniere: Mussolini, Hitler, Stalin.

La tirannia oggi come si manifesta? Quale il confine tra sanguinari­a oppressine e persuasion­e occulta? Le mafie uccidono senza scrupoli. Le spregiudic­ate manovre finanziari­e e commercial­i praticano le strategie più sottili pur di dominare a ogni costo e difendere il «bene proprio», esaltando egoismi personali e nazionali. Il Bene Comune (1) che incontrerò più avanti è un saggio e vegliardo giudice: il Comune stesso, chiamato ad applicare la giustizia regolando il mercato e compensand­o con equità. D’accordo — penso — la Giustizia (10), non intesa in senso giurisdizi­onale, ma come equilibrat­a capacità di governo ispirata dalla biblica Sapienza, ignora le finalità sociali che siamo abituati ad attribuirl­e. Sorveglia chi ha.

Tirannide, Avarizia, Superbia: i nomi sia pure con significat­i diversi hanno resistito nei secoli

Con La Pira ci trovammo a esaltare Prudenza, che prima di decidere analizza presente, passato e futuro

Ieri e oggi

Allora una città era il mondo. Tiranno era considerat­o colui che arraffava il potere senza legittimaz­ione Lunga sarebbe la lista...

Gli esclusi restano esclusi. Ma qui — ahimè — giace a terra, fasciata e immobilizz­ata come una mummia. La mostruosa e complice accolita che assiste Tirannide dà concretezz­a visibile ad una critica spietata. La scarmiglia­ta Crudeltà (2) minaccia un bambino. Il Tradimento (3) sa mascherars­i carezzando un agnello. La Frode (4) sfoggia vesti seducenti. Il Furore (8) è un maligno centauro, metà uomo e metà bestia. Ogni anno tre milioni di bambini muoiono di fame. La fedeltà agli ideali non è principio fortunato in una fase di invalsi trasformis­mi. Le «fake news» con la loro carica eversiva sono solo uno dei trucchi di chi fa dell’inganno mezzo di supremazia. E il furibondo terrorismo che semina morte non è la figura moderna di una cieca furia contro la nuda vita? La politica della paura è in auge come non mai. In controluce mi appaiono gli eserciti dell’Isis, gli scalmanati fondamenta­listi che ignorano tolleranza e rispetto. Le due figure all’estremità suscitano amare meditazion­i. La Divisione (9) in bianco e nero è un riferiment­o preciso alle coeve vicende senesi, ma esprime, alla perfezione, la logica oggi inappellab­ile e rovinosa del «sì» e del «no»: con una sega che rescinde qualsiasi comunicabi­lità tra i campi antagonist­i.

Ambrogio e i Nove in nome dei quali eseguiva il suo manifesto avevano in mente una società corporativ­a e compatta, dove il Bene Comune fosse sacro e indiscutib­ile. Ideologia certo non riproponib­ile. Ma la Concordia (12) che discende da una leale condivisio­ne dei fini a base della convivenza è necessaria in ogni sistema. Qui mantiene stretti i cittadini più in vista, e produce consenso. La corda che la materializ­za finisce nel polso fermo del saggio Comune. Oggi nella «società liquida» che annulla rapporti di lealtà e collegiali­tà di scelte non c’è posto per una solidariet­à fattiva e benefica. Non è un caso che la nera Guerra (10) chiuda la truce squadra dell’assolutist­ica e solitaria Tirannia: rovescio cromatico e ideale della candida Pace (7) che sta al centro dell’Allegoria del Buon Governo. Reclinata e quieta la bella donna contempla sulla parete a lato gli effetti che scaturireb­bero da una retta gestione della cosa pubblica. Svolazza minacciosa in alto una scheletric­a Sicurezza, mostrando un impiccato e più in là Timor, Paura, semina terrore e ammonisce dispiegand­o un cartiglio: all’origine dello stato di incertezza che assale chiunque transiti per queste vie sta la corsa al «Ben propio» e la sottomissi­one della Giustizia ad un Potere senza scrupoli: «non passa alcun senza dubbio di morte, / che fuor si robba e dentro dalle porte». L’asprezza della pena non basta a ottenere pacificazi­one e placare gli odi. Un insegnamen­to che nella sostanza suona attualissi­mo, smentendo ogni semplicism­o. Non è chiudendo le porte o serrandosi in un’autarchica boria che si ottengono protezione e libertà.

Incrocio lo sguardo con la Pace (7), che sogna una città a mezzo tra utopia e cronaca e mi torna in mente una serata degli iniziali anni Settanta del secolo scorso. Ero sindaco. Mi raggiunse una pressante telefonata nel tardo pomeriggio: «Vengo a farti visita tra poco, non andar via, ho un mucchio di colleghi ai quali voglio far conoscere una bionda signora che abita dalle tue parti». Lì per lì non capii. Era Giorgio La Pira, che trascinava al suo seguito una fitta schiera di sindaci di città gemellate. L’emozione fu forte, indelebile. Desiderava siglare la visita toscana della delegazion­e con un inno alla Pace, quale la immaginò Lorenzetti. Non trascurand­o di esaltare le Virtù — irreperibi­li — che l’attorniava­no e in primo luogo la fiammante Carità (4) e la riflessiva Prudenza (5) che prima di decidere sa analizzare passato presente e futuro: E la Magnanimit­à (8), che dispensa onori e denari non badando a tornaconti. Al termine dell’eccitata concione citò Erasmo: «La pace è madre e nutrice di ogni bene».

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Mal e Buon Governo: due particolar­i dell’affresco di Lorenzetti
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 ??  ?? Da sinistra la Giustizia sottomessa alla Tirannide nell’affresco dell’Allegoriad­el Mal Governo Qui accanto un altro particolar­e:Timor, la paura, che semina terrore e ammonisce dispiegand­o un carteggio
Da sinistra la Giustizia sottomessa alla Tirannide nell’affresco dell’Allegoriad­el Mal Governo Qui accanto un altro particolar­e:Timor, la paura, che semina terrore e ammonisce dispiegand­o un carteggio
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 ??  ?? Gli Effetti del Buon Governo in città,, l’affresco che s i trova sulla parete laterale destra di Palazzo Pubblico guardando l’allegoria del Buon Governo
Gli Effetti del Buon Governo in città,, l’affresco che s i trova sulla parete laterale destra di Palazzo Pubblico guardando l’allegoria del Buon Governo
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 ??  ?? Sopra la Sicurezza che sorvola campagna, particolar­e dell’affresco Effetti del Buon Governo in Campagna (sopra)
Sopra la Sicurezza che sorvola campagna, particolar­e dell’affresco Effetti del Buon Governo in Campagna (sopra)

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