SE MATTEO PARLA DI TUTTO (COME L’ALTRO MATTEO)
I migranti, i Rom, i vaccini. Adesso dirà pure che la Terra è piramidale. Non c’è «topic» sul quale Matteo Salvini — venerdì scorso in Toscana a far campagna elettorale — non abbia esternato in questa sorta di campagna elettorale in stile Twitter, dove si passa da un argomento all’altro giorno dopo giorno, tweet dopo tweet, senza fermarsi. Neanche il tempo di digerire la polemica del giorno — «flame», si diceva un tempo sui primi forum su Internet — che già è arrivata l’ondata successiva.
Non l’ha inventato Salvini questo genere, nel quale peraltro spadroneggiava pure Matteo Renzi. Sembra passato un secolo ma già l’ex sindaco di Firenze era abile nel monopolizzare l’agenda politica e il dibattito pubblico passando dalla riforma della scuola a quella della Costituzione a un duello con l’Europa. C’è da dire che non è finita bene, come osservava il
Guardian venerdì scorso, chiedendosi se Salvini continuerà a crescere oppure «seguirà il cammino dall’ex primo ministro Matteo Renzi, che è cresciuto e poi crollato sotto il peso della propria hubris». In fondo il peggior nemico di Renzi è stato Renzi. Viene da chiedersi appunto se analogo destino toccherà anche a Salvini. Intanto aveva da giocarsi molte cartucce in vista dei ballottaggi di oggi, dove il centrodestra se la gioca a Siena, Pisa e Massa. Un momento così quando ricapita? Quando ricapita di seminare in vista delle Regionali del 2020, che paiono lontane e invece sono dietro l’angolo? Certo è che i ballottaggi da soli non bastano a giustificare l’ipertrofia comunicativa di Salvini. Peraltro l’aveva detto: io a differenza dei miei predecessori non starò chiuso in ufficio al Viminale, ma andrò in giro per l’Italia. Farà il ministro dell’Interno, il vicepresidente del Consiglio e il capo-partito. In questo c’è una differenza non da poco con l’ex inquilino di Palazzo Chigi. Renzi appena arrivato a Roma si è chiuso nel fortino, Salvini — che è ben felice di aver lasciato l’onere a un passante della storia, Giuseppe Conte — può continuare a imperversare. Neanche fosse Donald Trump con i suoi tweet. Salvini alimenta così un flusso continuo, imposta il dibattito pubblico, anche su versanti pericolosi, come quando dice che dieci vaccini sono troppi. Ma ormai è tutta così la discussione, Internet in sé non c’entra: non gliene frega nulla a nessuno se sei un medico, hai studiato per anni. Tutto è soggettivo, tutto è personale. Al che si pone un dilemma, dice il filosofo Luciano Floridi: «Con i matti, i violenti concettuali, i vandali del buon senso, gli ignoranti arroganti… non si può discutere, perché discutere significa prenderli sul serio (vale la pena discuterci) e a volte è proprio questo riconoscimento a essere il problema, vedi la polemica sui vaccini, le varie sciocchezze di Savini, le mattane di Trump, i terroristi dell’Intelligenza Artificiale/Terminator etc».
C’è appunto di propone di far finta che non esistano ma d’altra parte, aggiunge Floridi «ignorarli, passare sotto silenzio, fare finta di niente, tapparsi le orecchie, significa lasciar loro campo libero, invitarli a sentirsi dalla parte di chi ha ragione, non è tolleranza ma apatia o indifferenza verso la distruzione della ragione, ed è irresponsabile verso chi ascolta o osserva e magari finisce per sentire solo le strombazzate dell’idiozia. Ma allora che si può fare? Due cose. Soluzione, a tenaglia: A) fornire informazioni buone per lasciare alle sciocchezze meno spazio, senza ingaggiare una discussione e poi, cosa crudele, ma necessaria… B) prenderli in giro ma non sul serio, ironizzare senza scendere al loro livello fino a che non diventano rossi in volto, il tutto con calma, e freddezza socratica, se ci si riesce. Allo scempiato che dice corbellerie piace la discussione, il confronto violento, magari le urla e le parolacce, ma odia l’esplicito non essere preso sul serio ed essere mostrato come una sorta di strano fenomeno, di cui si può soltanto ridere». L’ironia è senz’altro utile, ma purtroppo non sufficiente.
Ps: Matteo Renzi, ex segretario, doveva stare in silenzio «due anni» e invece fa le dirette Facebook sui tetti di Firenze come l’altro Matteo, Salvini. Maurizio Martina, reggente, grida all’allarme democratico chiedendo il voto per i ballottaggi: «Fermiamo l’onda nera con il voto. Non c’è futuro nella paura». Non c’è molta vita tra i marziani del Pd, alle prese con una crisi politica spaventosa. Non ci sono neanche grandi idee, il dibattito sulla forma partito è stato congelato, le battaglie culturali sul lavoro — terreno di scontro diretto con i Cinque stelle — sono assenti e lasciate all’iniziativa dei singoli. Tanti auguri.
Salvini passa da un tema all’altro giorno dopo giorno, tweet dopo tweet, senza fermarsi Anche Renzi era bravissimo in questo genere, ma non è finita bene