L’appartamento dell’amicizia, con cani e gatti «Così non siamo mai soli»
Case minime: in 36 (animali compresi) in un appartamento. «Senza parenti, ci aiutiamo»
Le chiamano Case minime, eppure in un appartamento delle case popolari di via Rocca Tedalda in questi giorni vivono in trentasei. Non è un accampamento di disperati, ma una storia di amicizia e solidarietà tra quattro amici. Che oltre ad avere nove cani e diciannove gatti, in questi giorni hanno anche un’amica ospite, più i tre nipotini di una delle inquiline, venuti in villeggiatura ora che è finita la scuola.
Hanno tra i 43 e i 71 anni, si chiamano Graziella, Barbara, Samanta e Santino: «Non siamo più giovani, non abbiamo più i genitori, i parenti. Siabiare, mo rimasti soli, ci diamo una mano a vicenda e ci facciamo compagnia», raccontano. E quando aprono la porta di casa, è chiaro che la solitudine non li riguardi: un corteo di cani arriva a dare il benvenuto, mentre i gatti occupano le seggiole, il tavolo e la credenza. La padrona è Graziella, assegnataria dell’appartamento popolare da una quarantina d’anni. «Che anno era non me lo ricordo, è passato troppo tempo». La donna era titolare di un chiosco di bibite e panini alle Cascine, poi quando l’attività ha chiuso i battenti ha trovato Barbara ad aiutarla. E lei, per ricam- l’ha ospitata a casa. Poi, con Samanta ha provato l’avventura di aprire un bar a Prato. E quando anche la nuova impresa si è fermata, il tetto sotto cui ripararsi non mancava.
Per ultimo è arrivato Santino: come si sta a vivere beato tra le donne? «Preferisco la domanda di riserva», risponde lui. «Si lamenta sempre, ma è tutto il giorno a giro e si fa vivo solo per pranzo e cena», ribattono le donne, che si sono prese le due camere da letto, mentre lui dorme in un lettino in soggiorno, ricoperto di animali. Graziella ha una piccola pensione, Barbara e Samanta fanno le pulizie, mentre Santino è disoccupato. Ma l’aiuto non si nega a nessuno, così ogni volta che c’è un animale abbandonato, lo adottano senza esitare: «Vengono anche dai canili a portarceli». In casa, tra le immagini di Papa Giovanni Paolo II e gli angeli di ceramica, gli inquilini si lamentano ricordando quando si stava meglio: ce l’hanno col degrado del quartiere, col fatto che «non si può più tenere la chiave nella porta, non c’è più da fidarsi».
Ma nell’appartamento di 90 metri quadri, «facciamo spesso delle tavolate memorabili con i nostri amici. E siamo così tanti fa perdere il conto».
Non siamo più giovani, abbiamo bisogno di farci compagnia E le nostre porte sono sempre aperte per i cenoni