Cambia il mercato Sempre meno operai specializzati
Arrivano da Shuitou, nella provincia cinese del Fujian, i maggiori grattacapi per il distretto toscano del marmo: con oltre mille imprese lapidee e una capacità di lavorazione di cento milioni di metri quadrati, la città nella zona economica speciale di Xiamen lavora il marmo grezzo per offrire prodotti lavorati ai ricchi cinesi che continuano ad alimentare in modo massiccio la domanda mondiale. Il risultato è che il distretto apuo-versiliese esporta sempre più marmo in blocchi e lastre, e sempre meno prodotti lavorati. Con due conseguenze: la prima è che calano i ricavi (perché il prezzo pagato per il materiale grezzo è inferiore a quello dei manufatti); la seconda è che la grande tradizione toscana del marmo rischia di soffrire (perché i cinesi il marmo ormai lo lavorano da soli). Le quantità esportate aumentano, ma il fatturato complessivo del comparto resta stazionario perché il valore medio della merce esportata è calato, solo nell’ultimo anno, da 530 a 513 euro a tonnellata.
A Shuitou ci sono le prime dieci aziende di lavorazione della pietra al mondo e anche dieci aziende che producono i macchinari per farlo. In Toscana si perde il valore aggiunto che deriva dalla lavorazione sul territorio della pietra estratta. Qui restano le attività meno remunerative e più rischiose. I numeri contenuti nel rapporto curato da Imm (Internazionale marmi e macchine di Carrara) dedicato al commercio internazionale della pietra naturale mostrano che nel 2017 il comprensorio apuo-versiliese ha esportato il 6,6% in meno di marmo lavorato (passato da 521 mila a 486 mila tonnellate), calando più della media nazionale (-5,3%). In termini di valore si tratta di un calo di 17 milioni di euro.
Viceversa, il distretto ha contribuito all’incremento dell’export italiano di pietra grezza con un valore complessivo di 250 milioni di euro, in aumento del 35,5% rispetto al 2016: è proprio la provincia di Massa-Carrara a realizzare il fatturato estero più alto, con un export di grezzo del valore di circa 212 milioni di euro (+37% pari a 57 milioni di euro in valore assoluto). Il significativo incremento dell’export italiano di marmo in blocchi e lastre è conseguenza in larga parte proprio del forte aumento della domanda cinese: la Cina è, infatti, il primo mercato di sbocco per il marmo italiano grezzo, con un valore dell’import che nel 2017 è arrivato a 2,4 miliardi, superando quello statunitense di circa 167 milioni di euro. I dati Istat rielaborati dalla Camera di commercio di Massa Carrara indicano che il 53,3% del marmo grezzo esportato dal distretto nel 2017 è stato diretto verso la Cina che ha aumentato acquisti di 50 milioni (+ 78% rispetto all’anno precedente) toccando quota 113 milioni. La decisione di lavorare in proprio il marmo importato ha reso la Cina il principale player mondiale sia sul lato dell’offerta, quasi esclusivamente di lavorati, sia sul lato della domanda, quasi esclusivamente di materiale grezzo. In Toscana il comprensorio maggiormente esposto a queste dinamiche è quello che si estende sul territorio delle province di Lucca e MassaCarrara.